Cosa bevono i millennial? I ragazzi al bancone chiedono rum cola, gin tonic o vodka lemon. Di recente anche molti Moscow Mule. Tutti superalcolici che sono abbinati a soft drink, il cui scopo è quello di accompagnare senza nascondere la piacevolezza alcolica. Per capire meglio il perchè le classiche e micidiali bombe alcoliche formate dalla triade: negroni, angelo azzurro e tequila bum bum non vadano più di moda, abbiamo chiesto a Don Facundo Bacardì, erede del brand Bacardi perché i giovani dovrebbero bere il loro rum. Ci ha spiegato che la prima regola è non bere per ubriacarsi, cosa che le giovani generazioni, per fortuna, non desiderano più. Il vero scopo di un rum è quello di creare momenti di condivisione, degustazione lenta e mixaggi variopinti con succhi di frutta o Coca Cola.

Alla finale sud-europea della Bacardi Legacy che si è tenuta a Roma il 6 Marzo 2018, la più grande compagnia di spirit al mondo ha raccontato il processo di produzione artigianale di Bacardì Reserva 8, la moderna versione del rum, invecchiata di almeno 8 anni. Unendo incredibilmente passato e presente, sempre con la medesima ricetta e gli stessi metodi di preparazione utilizzati 156 anni fa. Il rum Bacardì vuole diventare così un messaggio d'amore e di passione. È una vera e propria dinastia, quella Bacardì, che da generazioni produce il rum perfetto. Ora è il momento di un passaggio generazionale e l'evoluzione sembra stare tutta dentro una nuova vita del rum, pur nel mantenimento dell'autenticità del sapore e degli ingredienti. I millennial, più morigerati di un tempo, più sofisticati e colti nei gusti e contrari alle esagerazioni comunicano di più, si scambiano opinioni sui social e hanno imparato a condividere le loro passioni sui i social media. Scalpitano per conoscere i brand, andando a scegliere qualità, artigianalità ed etica, senza badare troppo al prezzo. Secondo Bacardì questa è una generazione che ha bisogno di riscoprire sapori veri e di fidarsi dei marchi più autorevoli. Forse anche questo spiega il grande interesse verso i corsi di mixology e bartendering. Insomma l'idea di degustare con il mantra «sapere, riconoscere e condividere» è una sorta di nuovo rito iniziatico che non incuriosisce solo le giovani generazioni ma tutti gli appassionati del più dolce dei superalcolici.