"Non mangiare questo". "Non mangiare quello". Alcune persone trasformano l'ortodossia alimentare in una prigione chiamata ortoressia, una patologia in continuo aumento.

Siete sensibili al mangiare in modo corretto, vi siete votati al bio e cercate di seguire una dieta sana ed equilibrata introducendo nel vostro regime alimentare qualche superfood? Ottimo! Ma fate attenzione a non cadere nell'ossessione. Un comportamento alimentare che il dottore americano Steven Bratman ha definito ortoressia, dal greco "mangiare in modo corretto".

Dal 1997 l'esperto continua a lanciare l'allarme su questo disturbo e ha creato un test, il test di Bratman, composto da dieci domande che aiutano a fare un'autodiagnosi. Qualche esempio? Le mie abitudini alimentari o il tempo che impiego per preparare i miei pasti interferiscono con la mia vita professionale, familiare o affettiva? Il fatto di mangiare sano aumenta la mia autostima? Sono convinto che una dieta sana possa migliorare il mio aspetto? Non rispettare la mia dieta sana mi fa sentire in colpa? Maggiore è il numero delle risposte affermative più urgente diventa la consulenza di uno specialista.

Secondo lo psicologo Patrick Denoux il 2 o il 3% della popolazione francese è costituito da ortoressici. Professore di psicologia interculturale presso l'Università di Tolosa - Le Mirail, l'esperto non esita a descrivere questa malattia come una "nevrosi culturale".

In un contesto in cui continui "scandali alimentari" hanno portato all'aumento dei controlli sugli alimenti, l'ortoressia è legittimata da un "sospetto costante circa i prodotti (origine, tracciabilità, composizione) accompagnato da una preoccupazione crescente verso se stessi, attraverso l'ossessione per l'igiene alimentare", spiega Denoux, autore di Pourquoi cette peur au ventre? (JC Lattès). Nel libro l'esperto descrive gli eccessi di questa recente patologia: "Mangiare un frutto solo se è stato raccolto meno di un minuto prima, fare mini pasti accompagnati da un numero imprecisato di integratori alimentari... L'ortoressico è intrappolato in una serie di regole che impone a se stesso".

La naturopata Céline Touati, che ha registrato un crescente aumento di questi casi tra i suoi pazienti, spiega il fenomeno con la sovrabbondanza di informazioni disponibili in rete spesso fuori contesto: "Studi e approcci diversi possono contraddirsi da un decennio all'altro". Diffidenti verso una società ritenuta irresponsabile in termini di moralità alimentare gli apprendisti maghi del mangiare sano rimangono così ancorati alle loro convinzioni.

Secondo Renée McGregor, dietologa e nutrizionista britannica specializzata in dieta sportiva, dietro questo bisogno di controllare quello che si mangia si nasconde qualcosa che va oltre la salute. Nel (suo) best seller Orthorexia: When Healthy Eating Goes Bad McGregor spiega che l'ortoressia deriva da "un'ossessione di volersi migliorare attraverso la dieta e lo stile di vita".

"Se vuoi essere una Ferrari, non ti nutri come una due cavalli!", spiega Justine, 31enne parigina che pratica cycling ogni giorno. "La tua performance intellettuale e fisica è legata al carburante che hai messo nel tuo motore. Voglio fare molte cose durante la giornata: imparare, capire, fare sport e soprattutto non essere stanca, una sensazione molto spiacevole. Quindi offro al mio organismo alimenti ricchi di nutrienti e facilmente assimilabili".

Fa colazione tardi e cena presto per fare riposare un organismo "troppo spesso coinvolto nella digestione"; lascia riposare il pancreas al mattino evitando gli zuccheri della frutta o dei cereali; non mangia mai carne o zuccheri raffinati... Justine difende con fermezza le sue scelte alimentari e si altera quando parliamo di ortoressia: "In un mondo che ci intossica, bambini compresi, la gente non ama sentire dire che lo zucchero è un veleno, ma bisogna chiamare la cose con il loro nome. Fa male alla mente e dà sonnolenza. Io non ho tempo da perdere", afferma la trentenne.

"Non mi privo di una cena con gli amici se è prima delle 20, non ordino mai un dolce o un cocktail, ma un calice di vino rosso biodinamico. Se qualcuno non mangia determinati alimenti per motivi di salute o religiosi non è un problema. Lo zucchero mi indebolisce, non mi lascerò indebolire per compiacere un/a cameriere/a o il/la padrone/a di casa".

Renée McGregor afferma che molti credono che il modo in cui mangi porti appagamento personale, faccia guarire e regali una bella cera o più energia. E spiega: "Ci possono essere reali benefici fisici mangiando in modo equilibrato, ma le varie mode alimentari che promuovono l'eliminazione di intere famiglie di cibo non portano né alla felicità né alla perfezione".

Per Céline Touati "a lungo andare, alcuni schemi senza possono creare gravi carenze". Ironia della sorte, l'ortoressico è convinto di prendersi cura della propria salute mentre crea dei deficit di alimenti essenziali come i carboidrati o le proteine.

"Prima di proteggere il proprio corpo bisogna iniziare a trattare le malattie dell'anima", afferma Renée McGregor. "L'ortoressia è una malattia mentale da cui si guarisce quando si cambia atteggiamento nei confronti del cibo e dell'esercizio fisico, ma anche verso il proprio senso di identità, cioè trattando la causa all'origine". Nathalie Dumet, psicologa clinica e autrice di L’Inconscient dans l’assiette (Dunod), sostiene che dietro il l'ortoressia si nascondono paura, rabbia, ansia e altre emozioni irrisolte e/o represse. Per lei, quindi, è necessario, imparare a stare bene con se stessi, guarire le ferite e risorgere dai propri fallimenti.

Il percorso può essere lungo e spesso richiede un aiuto esterno, come dimostra la storia di Nathalie: "Scoprii la dieta macrobiotica a 21 anni in un libro di cucina a casa di un'amica", ricorda. Infatuata da questo regime alimentare inventato da un giapponese per curare il cancro, la ragazza lo adottò con fervore, diventò vegana per quasi quattro anni insieme al suo fidanzato, un ballerino professionista. "Il mio compagno era entusiasta del suo stato di leggerezza e di precisione e diventò sempre più esigente. Non dovevo aggiungere sale nella minestra, mangiare alimenti crudi e mi diceva che non avrebbe più fatto l'amore con me se avessi mangiato carne, perché il mio corpo sarebbe stato contaminato", racconta la giovane donna.

"Avevo voglia di yogurt, carne, uova, formaggio, mi compravo di nascosto pasticcini o mangiavo nei fast food". Nathalie cominciò a notare la magrezza dei loro amici vegani e crudisti, poi qualche dente mancante. "Una sera mentre stavamo cenando in un ristorante macrobiotico ebbi un'illuminazione. Guardavo le persone, pallide, intorno a noi mentre masticavano lentamente il loro riso fissando il vuoto. Mi resi conto che stavo controllando il mio cibo perché avevo paura della vita", prosegue Nathalie che decise di interrompere quel tipo di dieta e di affrontare la sua vita emotiva. "Lasciai il mio ragazzo, iniziai un percorso di psicoanalisi per trattare l'angoscia dalla quale stavo scappando da anni".

Ci vollero cinque anni perché Nathalie riconoscesse la sua insicurezza. "Oggi mangio tutto quello che mi piace, perlopiù cibo fresco, ma posso mangiare una fatta di torta o dei nuggets con mia figlia senza sentire alcun senso di colpa. Il mio corpo gestisce i propri desideri e le quantità di cibo in modo naturale e spontaneo. Mi peso raramente e il mio peso è stabile. Il cibo non domina più la mia vita. Per me questa è una vittoria!".

DaMarie Claire FR