Negli Stati Uniti la questione cavolfiori sta scappando di mano. E non solo per via dei frattali ipnotici da cui il cauliflower è miracolosamente composto, né per la varietà di colori che ne fanno uno dei prodotti del mondo vegetale più belli in assoluto. I motivi sono ben altri. Pare innanzitutto che sia uno degli ingredienti consentiti nella keto diet, il regime dimagrante dalle conseguenze al lungo termine misteriose. Chi invece della dieta chetonica se ne infischia chiede tranci di pizza con i cavolfiori, possibilmente extralarge, che al momento è una delle più popolari fra gli appassionati oltreoceano. “Il cavolfiore va di moda. Anche in Italia, dicono i dati: finiremo per mangiare, come negli Stati Uniti, bistecche di cavolfiore, riso di cavolfiore e addirittura pizza di cavolfiore?”, si chiede su Il Post anche Arianna Cavallo. E fa notare come in autunno sia praticamente impossibile entrare in un condominio senza sentire filtrare da almeno una porta l’odore del cavolfiore in cottura. Odore molesto? Forse non sarà più così.

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La scoperta dell’acqua calda sui cavolfiori riguarda per lo più la sua facoltà di sostituirsi a legumi e carboidrati classici, apportando molte meno calorie degli uni e degli altri. Ovviamente è un ragionamento su cui si sono soffermati per primi gli americani ed è successo così che un ortaggio poverissimo sia diventato una sorta di caviale, o di quinoa, per rimanere nelle mode alimentari recenti. All’improvviso l’odore sulfureo non disturba più, per il gonfiore addominale che può causare si trovano i rimedi. E la materia viene maneggiata dagli chef losangelini che la stanno declinando in tutte le forme, dallo pseudo cous cous ad, appunto, la bistecca. Le altre qualità del cavolfiore risiedono proprio nella sua facilità di reperimento, nel suo prezzo contenuto e nella facilità di prepararlo. E poi perché contiene colina, un elemento di cui molti sono carenti senza saperlo e che gioca un ruolo importante nel mantenere l'integrità delle membrane cellulari, sintetizzando il DNA e supportando il metabolismo.

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Secondo Il Post, che cita le parole di Suzy Badaracco, presidente della società di previsione tendenze Culinary Tides, gli americani hanno scoperto i cavolfiori nel 2008 con la crisi economica, un periodo durante il quale anche i newyorkesi impararono l’arte del neo minimalismo sostituendo le cose della vita quotidiana con le loro versioni più semplici. E mentre a tavola hanno cominciato a servirsi portate con ingredienti strategicamente economici (ricordate lo smoothie al cavolfiore?), le portate diventavano sempre più ben impiattate per non impoverire lo stile di vita almeno alla vista. In quel frangente, il cavolfiore passava da contorno a main course. Di lì a poco, nel 2013, le riviste culinarie lo incoronavano "La verdura più facile da far scambiare per un pezzo di carne". Arianna Cavallo cita Daniel Patterson che nel 2010 serviva “cavolo sfrigolato nell’olio d’oliva con bulgur e mandorle al celebre ristorante Plum, di Oakland”, e il Dirt Candy di New York dove “si trovavano i waffle al cavolfiore della famosa chef vegetariana Amanda Cohen”. Vox, invece, ricorda come nella prima decade del nuovo millennio c’è stata gente come lo chef francese Bernard Loiseau così ossessionato dal perfezionamento della caramellatura del cavolfiore da mettere a repentaglio la sua salute. Perché avremo sempre più voglia di cavalcare questa tendenza? A parte il sapore delicato del cavolfiore che ci permette di prepararlo in mille modi diversi dalla pasta col cavolfiore al cavolfiore al forno, in insalata, grigliati e fritti, persino nei muffin, senza che il suo stesso gusto prevalga su tutto (per cui non si può neanche dire “non mi piace” di qualcosa che coperto di formaggio, sa di formaggio) è un ortaggio ricco di fibre, proteine, ferro e antiossidanti come il sulforafano (parzialmente responsabile dell’odore). Il cavolfiore fa bene, è un valido alleato della cucina sostenibile e vegetariana ed è divertente da cucinare. C’è bisogno di aggiungere altro?

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