I probiotici funzionano? Nella continua ricerca di superfood strani, nuovi, esclusivi e misteriosi, quello che sta accadendo è che si finisca per riscoprire vecchi amori. È successo di recente col Cottage Cheese, col pane surgelato, ora è la volta dei probiotic drink, quei flaconcini preziosi che negli anni 90 ci è stato insegnato che dovevamo apprezzare e a intendere come la versione al quadrato dello yogurt. Da allora non abbiamo mai smesso di consumarne qualcuno a scadenza random, quando ci cade sopra l’occhio sullo scaffale frigo, da Actimel ad Activia, da LC1 a Yakult e via elencando. Oggi li chiamiamo probiotici, una volta con molta semplicità erano solo fermenti lattici. Ma in finale, che sono? Altroconsumo li descrive come “particolari batteri o lieviti, innocui per l’uomo, in grado di superare indenni la barriera acida dello stomaco e arrivare vitali nellintestino, dove si pensa possano arricchire (anche se temporaneamente) la flora intestinale e supportarla nelle sue svariate funzioni”. Sarebbe proprio questa la marcia in più rispetto allo yogurt, i cui fermenti non superano la barriera dello stomaco. Ma perché i drink probiotici stanno tornando – diciamo così – di moda?

Milkshake, Food, Milk punch, Drink, Horchata, Non-alcoholic beverage, Almond milk, Chocolate milk, Smoothie, Irish cream, pinterest
Photo Oscar Nord/Unsplash

Il merito della riscoperta, al momento va a un tenerissimo film coreano-americano di Netflix Tutte le volte che ho scritto ti amo, in cui un’adolescente scrive e imbusta con indirizzo lettere d’amore ai ragazzi per cui prende una cotta senza spedirle mai, finché qualcuno a casa sua le trova e le spedisce tutte insieme complicandole la vita. C’è una scena molto romantica in cui l’attore Noah Centineo, nel ruolo di Peter Kavinsky, stappa un flaconcino di qualcosa che viene chiamato “frullato di yogurt coreano", e che sembra proprio essere lo Yakult (nel film la marca non viene menzionata mai). Che ci crediate o no, da come riporta The Guardian, da quando questo film è diventato un piccolo cult fra gli adolescenti le vendite dei drink probiotici sono cresciute, “come è successo per la biancheria Hanro comparsa nel film Eyes Wide Shut di Kybrick”, spiega la testata. Che ci crediate o no, i marchi dei probiotici famosi sono diventate persino decorazioni sull’artigianato per adolescenti di Etsy.

Un amore che dura però da parecchio tempo, quello per i probiotici, che hanno una storia molto antica e complicata. I primi a farne uso sono stati greci e romani che ne raccomandavano caldamente l’uso, anche perché quando non esisteva il frigorifero, far fermentare un latticino era l’unico sistema per conservarlo. Nel secolo scorso il concetto è stato riesplorato dal premio Nobel russo Élie Metchnikoff che si è chiesto se i fermenti lattici avrebbero potuto modificare positivamente la flora intestinale, che oggi chiamiamo microbiota. Era infatti convinto che il nostro invecchiamento dipendesse da batteri cattivi che producono sostanze tossiche nell'intestino crasso. Anche se un intestino intossicato non fa bene all'organismo, fermare l’invecchiamento è un traguardo che difficilmente raggiungeremo mai. Ma rallentarlo? Metchnikoff si era accorto che nelle popolazioni cui si fa largo uso di latte fermentato, come in Bulgaria o nelle step russe, la vita media era più alta anche in condizioni ambientali difficili. Iniziò così a consumare anche lui molto latte fermentato e la sua dieta a base di Bacillus Bulgari venne presto adottata anche da parecchi dei suoi colleghi.

Gli studi di Metchnikoff furono proseguiti all’Istituto Pasteur da Henry Tissier, che scopri il mitico bifidus e i suoi effetti sull’intestino dei bambini con problemi gastrointestinali. Nel frattempo, nel 1930 nasceva in Giappone il primo drink probiotico di largo consumo, lo Yakult. L’idea è stata di uno scienziato giapponese di nome Minoru Shirota che riuscì a isolare e far crescere un ceppo di batteri che riusciva a sopravvivere fino all'intestino. Alleluia. Lo chiamò Lactobacillus casei Shirota, e cinque anni dopo venne lanciata in commercio la prima bottiglia di Yakult, un nome che deriva da "jahurto", il nome dello yogurt in esperanto. Il prodotto si diffuse rapidamente prima in Giappone e Taiwan e poi in tutto il mondo. Il principio è stato poi adottato da tutte le marche più famose di yogurt e oggi al supermercato possiamo trovare tante varietà diverse di drink probiotici, tutti buonissimi. Certo, né Élie Metchnikoff, né Henry Tissier, tantomeno Minoru Shirota, avrebbero mai immaginato che quasi 90 anni dopo un flaconcino della loro invenzione sarebbe diventato un simbolo per innamorati, come i lucchetti di Ponte Milvio.