Perché ho sempre fame? No, non è una domanda esclusiva che si pongono poche sfortunate. Avere sempre fame è un fenomeno che colpisce in tante. Sì, lo sappiamo, questo non ci è di alcuna consolazione. Quella sensazione a fine pasto che manchi ancora qualcosa da sgranocchiare per essere proprio sazie (e la ricerca di rimedi miracolosi perché non accada più). Il pensiero di “cosa mangio stasera” quando ti sei alzata da tavola solo venti minuti prima. Le merendine sempre onnipresenti nella cassettiera dell’ufficio come se dovesse scoppiare una carestia improvvisa nell’arco della giornata. E la consapevolezza che non si tratti affatto di “fame”. Avere sempre fame è normale per chi soffre di qualche patologia particolare, o per chi è reduce da un dimagrimento repentino dovuto a un intervento chirurgico o un periodo di malattia. Ma per tutte le altre si tratta di qualcosa di diverso e inspiegabile. Intanto c'è da mettere in chiaro subito che la fame non è una iattura assoluta: durante il periodo di evoluzione della razza umana, il senso di fame continuo è stata fondamentale per comunicare all’individuo l'urgenza di rifornire il corpo del carburante necessario a tenerlo in vita. Senza il senso di fame ci saremmo estinti.

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Oggi però, per mangiare non abbiamo più bisogno di lanciare sassi agli uccellini o arrampicarci sugli alberi per cogliere la frutta, tutto è disponibile nei supermercati e mangiamo a orari stabiliti, un pasto in compagnia è quasi, principalmente, un gesto di aggregazione sociale. Il senso di fame continuo, con la civiltà avanzata, quasi non avrebbe più senso (se consentite il bisticcio di parole). Eppure, ci sono motivi ben precisi per cui sentiamo il bisogno di mangiare anche quando il nostro corpo vorrebbe dire “basta così, sto bene”. A volte tanto da arrivare a mangiare quell'unico pezzo di pane che è rimasto in casa.

Gli ormoni. Non quelli della sindrome premestruale. Ce n’è uno prodotto dallo stomaco che si chiama grelina. Aumenta quando siamo a corto di calorie, diminuisce se lo stomaco è pieno, soprattutto di carboidrati. Poi c’è la leptina, sintetizzata dall’adipe, che invia segnali al cervello per fargli produrre l’ormone anoressante. I valori di leptina sono molto alti in chi è in sovrappeso, tanto che finisce per sviluppare resistenza ai suoi messaggi, se non è già un problema genetico. Succede così che mangiare cibi ricchi di zuccheri e grassi, soprattutto durante occasionali abbuffate in compagnia o, all’opposto, per solitudine, stimola la produzione di dopamina. Che, detto in modo molto semplificato, aumenta il buonumore. Questo instaura un rapporto di gratificazione, ci si sente come quando da bambini ci promettono una caramella sa facciamo i bravi. E innesca una forma di dipendenza identica a quella delle droghe. Si rimane quindi prigionieri di un circolo vizioso: si mangia per ricreare ancora quell’effetto di felicità, che poi sprofonda e richiede altro cibo.

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Eiliv Sonas Aceron su Unsplash

In soldoni, la causa principale per la nostra fame costante è soprattutto il binge eating di cibi altamente piacevoli. Nella fase evolutiva della specie si mangiava solo lo stretto necessario, per il pasto successivo potevano passare molte ore, se non giorni. Non c’era modo di divorare un barattolo di Nutella davanti alla tv, o di spazzolare una vaschetta di gelato in compagnia di un’amica. Sono cose che abbiamo fatto tutte più di una volta nella vita. Senza sapere che, fornendo cibo (molto cibo) al corpo mentre non ne aveva bisogno, stavamo disturbando la sua risposta innata alla fame. Il che fa ben sperare nella reversibilità della condizione. In conclusione, a meno che non vi venga diagnosticato un disturbo di alimentazione nevrotico, l’ipertiroidismo o un cattivo assorbimento dei nutrienti che vi sta portando a carenze di vitamine e sali minerali (condizioni comunque molto rare), o ci sia una gravidanza di cui non eravate ancora consapevoli, per curare la fame cronica c’è un solo rimedio: mangiare meglio, mangiare meno. Niente di nuovo.