Pane. Purezza e perfezione del cibo più comfort che ci sia. Simbolo di abbondanza e fertilità (grano + lievito), cristallizzato nell’immaginario collettivo come cibo divino, rappresentativo dei vari paesi in cui si mangia golosamente. Baguette sotto braccio = Francia. Pagnotta nel cestino = Italia. Pane nero di segale = paesi scandinavi. E via paneggiando. Su come conservare il pane e come conservare i panini per il giorno dopo si aprono discussioni multiple: chi lo compra tutti i giorni perché vuole la croccantezza della crosta e non ci pensa nemmeno a consumarlo il giorno dopo (trasformarlo in pangrattato però è fantastico). Chi ne fa scorta saggia&buona per il freezer e lo centellina al momento opportuno, ché il pane congelato controindicazioni non ne ha. Gli indecisi che si destreggiano tra le varie tipologie -multicereali, integrale, grano duro, pani speciali, pane aromatizzato- per il puro gusto di assaggiare sapori diversi. E i riciclatori seriali che bruscano pane e olio d'amore puro. Conservare il pane fatto in casa perché mantenga fragranza, croccantezza fuori e morbidezza dentro è la quadratura del cerchio, pardon, della pagnotta. Nessuno ama mangiare il pane inacidito da qualche giorno (di troppo) di attesa, o rinsecchito in fondo alla dispensa da racconto di Dickens. Buttarlo è un crimine gastronomico di cui non dovremmo mai macchiarci: come far durare il pane fresco è fondamentale.

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A chiarire ogni dubbio ci hanno pensato i curiosi di Food 52: come conservare il pane è una domanda primaria (altro che smettere di mangiare pane) e la risposta è più immediata di quanto si creda. Nonostante ci siano sulla carta OPS tanti metodi per preservare le preziose ciabattine (o le michette, o le rosette, o qualunque tipo di pane sia il vostro preferito), dalla scatola in ceramica fino alle madie in legno, avvolte nei panni in lino ricamati, sigillate in plastica o in alluminio per il congelamento, l’essenziale è visibile agli occhi e alle papille gustative: il miglior modo per conservare il pane è la carta della panetteria. Punto. Senza far troppi giri o sofismi gustativi, la sua carta originaria è la soluzione più facile/immediata/perfetta, permette la corretta traspirazione che evita al pane di rovinarsi. Su entrambi i fronti: non lo fa seccare intaccando la sofficità della mollica e non lo fa ammorbidire rendendolo gomma immangiabile. In più la carta del pane non fa sviluppare muffe rischiose (che poi ci costringerebbero a gettarlo via irrimediabilmente nell’organico) e mantiene la fragranza al livello goduria garantito. La carta del pane caratteristiche speciali non ne ha: va serenamente nella differenziata e si può riutilizzare finché non si rovina irrimediabilmente. È ecologica, pulita e perfetta perché l’amato pane fresco resista qualche giorno in più. Una sola accortezza extra, però: il pane non si conserva in frigorifero. MAI. Ne spezzereste l'essenza appena chiuso lo sportello. E nemmeno la dea Demetra potrebbe perdonarvi.

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