Li consultiamo con devozione, ci bacchettano se sgarriamo di una mollica di pane di troppo. Ma alla fine, cosa non mangiano i nutrizionisti? Qual è il cibo che fa male secondo loro? Si dice che le scarpe dei calzolai siano sempre bucate e vediamo spesso i medici fumare una sigaretta dopo l’altra. Ma se c’è una professione che influenza la vita di chi la pratica è proprio quella del nutrizionista, che forse non conduce esattamente regimi alimentari da carestia (sono esseri umani anche loro) ma difficilmente non applica le regole che somministra ai suoi pazienti. Di recente negli Stati Uniti è stato molto cliccato un articolo su Insider in cui un nutrizionista americano esperto di intossicazioni alimentari di nome Bill Marler elenca i cibi che non bisogna mangiare mai a parer suo, gli alimenti che mai e poi mai passeranno per le sue papille gustative: cose scontate come l’acqua non trattata, i frutti di mare crudi, la carne al sangue e le uova crude. Troppo facile. A cosa non cedono mai, invece, le biologhe nutrizioniste consulenti abituali di MarieClaire.it, Giulia Vincenzo, Elisabetta Macorsini e Chiara Usai? Ce lo hanno svelato una per una (e, preparatevi, le sorprese sono parecchie).

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#1 Cosa non mangia MAI la dottoressa Giulia Vincenzo
Una cosa che non mangerei mai, sia a titolo personale che professionale? Le gallette di riso. Porto avanti una battaglia da anni contro le gallette di riso perché sono prodotti troppo lavorati, sono piene di zuccheri, con scarso valore nutrizionale e sanno meno di niente. Danno l’illusione di mangiare qualcosa di leggero ma non è così, quindi non le mangio e non le consiglio. La seconda cosa che non mangio mai, anche se mia madre è tedesca e sono buoni di sapore, sono i wurstel. Perché non li mangio? Perché so di cosa sono fatti. E poi sono delle bombe caloriche allucinanti con poco valore nutrizionale. Sono ormai abituata a mangiare in maniera abbastanza sana e il wurstel non rientra in questo modo di pensare. Se devo farmi del male con una cosa golosa preferisco tutt’altro, tipo un bel tiramisù. Altra cosa che non mangerei mai sono le frattaglie. Per me che sono romana è quasi un sacrilegio dire che non voglio vedere la trippa alla romana e la pajata. Ragazzi, non ce la posso fare: è intestino. Ho anche un aneddoto sulle interiora: mia suocera è calabrese ed è abituata a mangiare tutto del capretto. Una volta, animata da sinceri propositi di riservarmi il boccone migliore, mi ha porto una forchetta di cervella di capretto e ho avuto i brividi. Ma non amo nemmeno mangiare il fegato. Altra cosa: io non mangerei mai la carne di cavallo: sì, lo so, è una delle carni più pulite ed è considerata una carne nobile, ma non potrei mai perché sono un’amazzone, andavo molto a cavallo e non ce la faccio proprio, per motivi psicologici ma anche perché il suo odore non mi fa proprio impazzire.

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#2 Cosa non mangia MAI la dottoressa Elisabetta Macorsini
Argomento interessante! Io ad esempio non mangio mai le verdure a foglia larga e verde perché no mi fanno stare bene. Poi (preparatevi a trasecolare, ndr) non mangio mai lo yogurt, mentre mangio ogni mattina due cucchiaini di latte di kefir che preparo personalmente. Non amo per niente le insalate, a meno che non siano quelle dolci tipo il lattughino, o a base di pomodori, ma sempre accompagnate da qualcosa di proteico.

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#3 Cosa non mangia MAI la dottoressa Chiara Usai.
La domanda è complicata per me perché mangerei tutto tranne anice e liquirizia, sono una lussuriosa dal punto di vista gastronomico. Mangiare mi piace e mangio quello che mi stimola i sensi, tutti quanti, compreso il sesto senso, quello dell’intuizione. Mangio tutto ciò che ha una tradizione e che magari racconta la storia di una cultura, tutto ciò che viene tramandato, che è fatto in maniera genuina. I cibi buoni, quelli di una volta, insomma. Questi alimenti sono tantissimi perché il mondo è grande, ma dal punto di vista salutistico non tutti possono avere un impatto positivo sulla salute. Per regolarmi faccio un po’ quello che dico ai miei pazienti, ovvero: per resistere alle tentazioni ogni tanto bisogna cedere. Ma bisogna farlo con intelligenza. Quindi, se voglio combinare "il guaio" lo faccio alla grande e mangio quel particolare cibo preso sul momento, che sia un fritto, che sia una brioche, che sia un formaggio, qualunque cosa, solo se è fatto bene, con ingredienti di qualità. E magari mi scelgo anche le occasioni migliori, magari nel fine settimana o quando sono in compagnia degli amici o della famiglia. Si tratta di alimenti che mangerei in quantità veramente esagerate, ma so che mi devo limitare o divento una paziente del dottor Nowzaradan, sapete, quello di Real Time che cura i grandi obesi. Se però devo escludere qualcosa, di sicuro scelgo tutti quegli alimenti reclamizzati come salutistici perché “light”, con “poche calorie”, “senza zucchero” “senza grassi”, senza qualcosa, perché poi leggendo l’etichetta c’è sempre dentro qualcosa che non va, tanti ingredienti artificiali che rischiano dei essere delle brutte copie dei cibi tradizionali. Faccio un esempio per assurdo: è come se un’azienda mettesse in commercio il lardo light. Non esiste che il lardo sia light: è grasso e deve essere grasso. Il sapore del lardo è così perché è grasso, perché è una parte specifica di un animale ed è stato lavorato in un certo modo. Piuttosto ne mangio meno, meno di frequente, ma quando lo mangio lo mangio buono. L’eccezione è quando queste cose “light” o “sugar free” le faccio io a casa, con il controllo degli ingredienti che uso. Una cosa che non mangerei mai, ma davvero MAI, infine, sono tutte le bibite gasate. Perché l’anidride carbonica mi gratta la gola, è una sensazione che non sopporto. Non ho idea di che sapore abbiano la Coca Cola e la Fanta, per dire. Conosco il loro odore, che per me sa di artefatto. E poi non gradisco tutta la categoria junk food, non mi attira anche se da McDonald’s ci sono andata come tutti. Ma niente, non mi stuzzica proprio.