Sono tante le cose che ci mancano della serie Downton Abbey, e fra queste soprattutto le scene in cui lo squadrone di domestici lucidava l’argenteria. Magari a dirlo così sembra un po’ classista, ma strofinare il servizio buono con bicarbonato e sale per levargli la patina depositata dalle giornate in cui è rimasto senza fare niente, e renderlo nuovamente splendente, ha un che di terapeutico, quasi un karma yoga, anche se si esegue di persona immergendolo un'ora in acqua calda e bicarbonato in una bacinella foderata di carta d'alluminio, oppure usando come detergente l'acqua di cottura degli spinaci, o delle patate, per poi sfregare tutto con un panno morbido. Cose dimenticate da precursori di Marie Kondo, ma che potremmo tornare a fare, magari, dopo una riflessione sull’uso dimenticato dell’argenteria fianco a fianco della ceramica griffata di design, che tanto a volte finisce per costare le stesse cifre. E a soffiare su un ritorno di fiamma ci si mette la scienza, con un elenco di vantaggi per la salute, oltre che per l’occhio, che potremmo ottenere dal ritorno sulle nostre tovaglie di una bella teiera d’argento, o delle posate. Ma è necessaria una piccola premessa storica.

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Annie Spratt/Unsplash


Che usare l’argento a tavola fosse una buona idea lo si sospettava da un pezzo. L’umanità ha iniziato a separare pezzi d’argento dalla pietra per fonderlo e ottenere oggetti di uso comune, ma di lusso, da un tempo impossibile da calcolare, visto che questo metallo è citato anche nella Bibbia. Solo che fino al 1492, ovvero con la scoperta dell’America, l’argento era prezioso quanto l’oro perché rarissimo, e solo con il ritrovamento di parecchi giacimenti nel nuovo mondo ha cominciato a rendersi più disponibile. Probabilmente, anche sulle tre caravelle l’acqua potabile nei barili di scorta veniva tenuta fresca e pura lasciandovi dentro delle monete d’argento, dato che questa abitudine era in voga già da tempo. Si faceva perché funzionava, ma senza sapere il perché. Anche fra le civiltà precolombiane, che la spedizione di Colombo raggiunse, si usava applicare l’argento sulle ferite profonde per non farle infettare. Oggi un sospetto (anzi, una certezza) lo abbiamo anche senza essere medici o chimici ogni volta che applichiamo l’argento colloidale sulle ferite per farle rimarginare più rapidamente, ma anche quando compriamo spazzolini con la testina placcata in argento, o contenitori per lenti a contatto di plastica mista ad argento. Se al tempo dei maya non si sapeva cosa fossero i germi, da quando sono stati prima ipotizzati teoricamente e poi avvistati per la prima volta con un microscopio (dando vita a un'epoca fatta di paranoia dei germi), ci si è anche accorti che sulla superficie dell’argento questi microorganismi nocivi non sopravvivono. Zero, peggio della kryptonite. Curiosamente, la scienza non è ancora riuscita a capire perché, ma l’importante è che funzioni. La conclusione a cui giungiamo è quindi che l’argenteria che teniamo nella vetrinetta solo per le grandi occasioni andrebbe invece usata spesso perché è la cosa più igienica che abbiamo in casa, e anche perché le cose sono fatte per essere usate e godute. E poi, perché in fondo siamo tutte un po’ Lady Mary inside.