E ora cos’è la Planetary Health Diet? In uno scenario da film distopico, pare sia la dieta che un giorno seguiremo tutti obbligatoriamente. Tutti, anche chi non vuole dimagrire, chi non vuole fare dieta detox, o non ha nessuna esigenza alimentare particolare. Non è una previsione paranoica: già Margherita Hack ne parlava più o meno come qualcosa che sarebbe entrato in vigore entro il 2050. Oggi si cerca di renderla realtà? L’alimentazione è un argomento delicatissimo, più spinoso di un riccio di mare. Fare sui social anche solo un piccolo post su quello che "bisognerebbe mangiare" è il modo migliore per attirarsi una pioggia di strali, qualsiasi esso sia. Parlando bene di dieta vegana arriveranno a protestare i carnivori. Parlando bene di dieta paleo strepiteranno i vegani. Parlando bene di McDonalds inorridiranno i salutisti e parlando bene di diete salutiste verremo accusati di non saperci godere la vita. Persino parlando di una dieta che sembra, à la carte, molto equilibrata qualcuno avrà da obiettare qualcosa, qualsiasi cosa, per il solo motivo che quello non è il suo stile di vita. Nei flame arriva poi sempre qualcuno che dice “io credo che ognuno debba mangiare quello che vuole senza criticare gli altri per le loro scelte”. Purtroppo, secondo gli scienziati ideatori della Planetary Health Diet questa conclusione salomonica non è più esatta. In una ricerca pubblicata dalla rivista medica Lancet, che spiega questo regime alimentare futuro, ci sono infatti dei diktat molto precisi. Quali sono queste regole e quanto sono punitive?

A spiegarlo su The Cut è il professore Walter Willet, famoso negli Stati Uniti per il best seller Eat, Drink, and Be Healthy: The Harvard Medical School Guide to Healthy Eating (su Amazon in lingua orginale, 6,40 euro) che ha spiegato come la Planetary Health Diet proposta nella ricerca pubblicata su Lancet riassumere dei principi non inediti, ma oggi più stringenti e che si condensano in un concetto unico. Ovvero: mangiare nel modo giusto è ormai anche un dovere sociale, non solo individuale. Lasciando perdere l’animalismo, la ricerca spiega più che altro che, banalmente, mangiare con coscienza aumenta la salute generale della comunità, abbassando il rischio di morti premature (e nei paesi dove c’è la sanità pubblica, riducendone le spese). In effetti, a cosa serve essere snelli e sani se poi i nostri cari sono a rischio? Questo effetto si accompagna poi a una migliora salubrità dell’ecosistema, in base al principio secondo cui gli allevamenti intensivi producono 1/3 dell’inquinamento totale. Insomma, Planetary Health Diet dovrebbe far vivere a lungo e BENE. Willett non sembra essere sfiorato dalle obiezioni di chi contesta l’impatto dell’allevamento intensivo sul pianeta, e va diritto a illustrare come dovrebbe essere strutturata questa dieta collettiva. Intanto, il professore specifica che non si tratta esattamente dell’ennesima dieta flexitarian che, includendo carne occasionale in un’alimentazione veg viene incontro alle esigenze di chi non vuole diventare vegetariano. Secondo il professore Willett la Planetary Health Diet è invece una dieta onnivora con delle percentuali fisse di alimenti a cui abituarsi serenamente.

Food, Apricot, Fruit, Asian pear, Cuisine, Still life, Peach, Loquat, Plant, Still life photography, pinterest
Photo by Cayla1 on Unsplash

“È una dieta principalmente a base vegetale”, spiega il professore, “ma può includere modeste quantità di carne rossa pesce, pollame, uova e latticini, che tuttavia, non sono visti come assolutamente essenziali”. Willet spiega che una dieta vegana fornisce già la quantità di nutrienti necessari per stare bene tranne uno: la vitamina B12, che in natura è presente solo nei cibi di origine animale. Per questo motivo la Planetary Health Diet include carne rossa, o di pollame, o di uova o di latticini nella quantità massima di due porzioni al giorno. Riguardo al pianeta, secondo lo studioso la paleo diet a prevalenza di carne, diventata popolare negli ultimi anni, è sostenibile solo fino a 200 milioni di persone sui 7,2 miliardi che popolano ora il pianeta. “Se ad adottare una dieta a base di sola carne di tipo paleo fosse un numero di persone superiore, sarebbe devastante per il mondo”, ha avvisato Willett. “La dieta palo è una dieta egoista perché il pianeta non può concederla a tutti”. Secondo la ricerca, che è lunga 46 pagine, in media il consumo pro capite di carne rossa dovrebbe scendere del 50 percento mentre il consumo di noci, verdure, frutta e legumi dovrebbe raddoppiare. Riguardo alla famigerata vitamina B12, assolutamente necessaria al sistema immunitario perché produce i globuli rossi e protegge il sistema nervoso e circolatorio, Willet spiega che le persone più a rischio per la sua carenza sono quelle che hanno superato i 50 anni perché riescono ad assimilarla dagli alimenti più difficilmente. La carenza di vitamina b12 ha sintomi neurologici, tra cui depressione e perdita di memoria. Per combinare la necessità di ridurre il numero di allevamenti su tutto il pianeta, e non rimetterci in salute, il professore suggerisce quindi di incrementare la produzione di alimenti arricchiti industrialmente con questa vitamina preziosa.

Egg, Egg, Brown, Food, Photography, Still life photography, Still life, pinterest
Unsplash.com

Quali sono i cibi più adatti a essere “rinforzati”, e quindi perfetti per uno sviluppo consapevole della Planetary Health Diet? “I cereali”, spiega il professore su The Cut, “bisogna orientarsi verso i prodotti che contengono la cosiddetta farina arricchita". Questa dicitura significa che la farina contiene una serie di vitamine addizionate. Willett spiega che quando nel 1998, negli Stati Uniti, a questo la lista di nutrienti è stato aggiunto l’acido folico, la sua carenza che era molto diffusa è stata praticamente debellata su tutto il territorio statunitense. Per lo stesso motivo la maggior parte del sale in commercio negli Usa è addizionato di iodio, perché in molte zone del paese l'assunzione di iodio era insufficiente, soprattutto nell’entroterra. In Italia siamo in verità molto lontani dalla cattiva alimentazione americana, contro cui Michelle Obama è da sempre una delle crociate più convinte mentre il presidente Trump, di cui recentemente è stato reso noto il suo ingresso nella fascia di pazienti considerati “obesi” (pesa circa 110 chili per 190 cm) è un convinto consumatore di hamburger. Curioso, se si pensa che per alcuni la riduzione dei cibi di origine animale può aumentare il consumo di carboidrati, anche di dolci, e quindi un rischio di aumento di peso. Nonostante in Italia il consumo pro capite di carne rossa sia aumentato dai tempi del boom economico (anche come comprensibile reazione alle ristrettezze del dopo guerra), e poi risceso un po' con gli allarmi dell'Oms, l’adozione della Planetary Health Diet, qualora diventi più o meno obbligatoria in tutto il mondo sarebbe molto più semplice per la nostra cultura alimentare, che già comprende in gran parte cereali, frutta e verdura. Per cui, zero problemi.

Tanti, invece, nel resto del mondo: “Gli abitanti del pianeta si dividono in due: quelli che ci tengono così tanto alla loro salute da mangiare anche cibi sani e insipidi e quelli che invece mettono il sapore avanti a tutto”, dice Willett. Molte ricerche meno recenti dimostrano inoltre come negli States il consumo esagerato di carne sia legato spesso alla virilità (un tema molto sfruttato dalla pubblicità) o con l’esibizionismo delle proprie possibilità economiche. “Ci vorrà un bel lavoro mediatico per convincere tutti”, prevede il professore Walter Willet. Ma anche la volontà dei consumatori di ascoltare.