Il caffè fa male è una frase che forse grazie al Cold Brew Coffee non sentiremo più pronunciare perché la verità viene sempre a galla (nella tazzina). E comunque, la teoria secondo cui le cose buone devono per forza fare male o ingrassare sta perdendo colpi. Considerato che il 97% degli italiani beve caffè in modo continuato o saltuario (molto più degli americani, che sono il 67), è curioso sapere invece che della bevanda nera fumante sappiamo molto meno rispetto ad altre popolazioni che lo consumano in vari modi, ad esempio il caffè verde, che qualche coraggioso sta provando ad amare ora. Se ogni tanto al bar si sente qualcuno ordinare genericamente il caffè americano, e più spesso un caffè al ginseng da una decina di anni, la percentuale di italiani che conoscono il Cold Brew Coffee è veramente esigua, anche se alcune marche italiane stanno iniziando a proporlo. Cos’è il Cold Brew Coffee? Non sfoderate subito Bibbia e crocefisso per gridare al sacrilegio e all'esorcismo: è una qualità di caffè che si ottiene a freddo. Nel senso che non ci vuole la caffettiera, non ci vuole il fornello, non ci vuole il fuoco, non ci vuole una capsula. Solo acqua fredda. Il caffè cold brew, come viene definito sul sito di Jamie Oliver, è un “caffè macinato immerso in acqua fredda e filtrato, mentre il caffè freddo classico viene generalmente preparato caldo e poi versato sul ghiaccio”. In Italia abbiamo la terza alternativa: si prepara il caffè, lo si lascia raffreddare e poi si mette in frigo, ma pare che questa procedura non sia quella regolamentare.

Il Cold Brew caffè si può ottenere con qualsiasi tipo di caffè ma negli Stati Uniti, dove è più popolare, esiste una miscela di caffè apposita, in genere composta da chicchi arabici ed etiopi. Sempre sul sito di Jamie Oliver si consiglia una procedura di preparazione molto precisa, ovvero: macinare i grani in casa molto grossolani, come molliche di pane, perché le polveri passano i filtri e rendono il caffè torbido, versare il caffè macinato in un barattolo di vetro e aggiungere acqua per otto volte tanto. Mescolare, lasciare lì per 8 o 12 ore (qualcuno lo lascia anche per 24) fuori o dentro il frigo, e poi filtrare due o tre volte con una stoffa pulita. La bevanda che resta è un caffè freddo dal sapore un po’ diverso da quello che conosciamo, leggermente più amaro, ma dal profumo inequivocabile, che si può servire come un qualsiasi caffè con latte o panna. Perché preferire il Cold Brew Coffee al caffè tradizionale? Di certo non può sostituire il calore di un espresso appena fatto, ma presenta più di qualche vantaggio.

Cominciando con il più pratico, il caffè Cold Brew si può conservare in frigo dove rimane inalterato per quasi un mese. Dal punto di vista della salute, è quasi del tutto privo di acidi. Questo succede perché i chicchi di caffè sono ricchi di acidi grassi che con le alte temperature si liberano nella bevanda. Sì, il caffè acido è il motivo per cui poi irrancidisce, mentre il Cold Brew si conserva. Da quello che spiega su Insider anche il trainer nutrizionista Max Lowery, un caffè al 70 percento meno acido ottenuto con questa tecnica è adatto anche a quelli a cui è stato vietato dal medico per problemi di reflusso gastroesofageo, o sindrome da colon irritabile (o entrambi, mai farsi mancare disagi in combo). Anche chi non soffre di questi disturbi diagnosticati, e non sa a cosa attribuire gonfiore di stomaco, acidità e improvvise coliti troverebbe giovamento dal passaggio al caffè normale al Cold Brew. Last but not least, un caffè meno acido non rovina i denti, e se vi sembra poco... Insomma, per arrivare a dire che il caffè fa bene tutto sta nel coraggio di rompere con la tradizione. Meglio iniziare con la bella stagione, quando il caffè freddo è una manna dal cielo. Poi, si vedrà...