Le bufale alimentari sono il nuovo oppio dei popoli? I rimedi miracolosi si cercavano anche nel Far West ma con la complicità di internet gli imbonitori hanno vita più facile. Peccato che secondo gli istituti di indagine, un articolo su due che parla di salute e quindi anche di nutrizione, contenga informazioni false. “Purtroppo in quanto esseri umani abbiamo la tendenza a selezionare e ricordare solo quello che ci piace sentire” ci racconta la biologa nutrizionista Giulia Vincenzo, autrice insieme al professore Giacinto A.D. Miggiano, primario di Dietetica del Policlinico Gemelli Università Cattolica a Roma, del libro Diete tra bufale e scienza. In una nuova rubrica, Buffalo Food che inizia con questo articolo, Giulia Vincenzo svelerà su MarieClaire.it tutte le fake news più clamorose del mondo del cibo. Tipo?

L'88% degli italiani si affida a internet per avere informazioni su alimentazione e salute: lei che incontra decine di pazienti, si trova ad avere a che fare con le obiezioni tipo: "l'ho letto su internet"?
Il libro col professore Miggiano, che è anche il mio mentore, l’abbiamo dovuto letteralmente scrivere proprio perché nella nostra pratica clinica quotidiana ci troviamo a sentire pazienti che, quando gli diamo indicazioni su cosa fare, oppure quando ti spiegano loro lo stile di vita che hanno condotto fino a quel momento, obiettano: “ma io ho letto che”, “ma facendo così sono dimagrita”, e via dicendo. Il problema più grosso è far capire al paziente che se una cosa l’ha consigliata l’attore famoso, o la collega che è dimagrita, non è una garanzia che funzioni e che non faccia male. Esempio: se qualcuno pubblica una notizia falsa, e nel libro ne riportiamo tante, qualcosa tipo “le mele curano il cancro”, oppure “abbiamo risolto il problema del colesterolo mangiando – che so – fichi d’India dalle 20.00 alle 07.00”. Preferiamo tagliare piuttosto che limitare perché ovviamente una dieta che promette di farti perdere 3 chili mangiando solo carciofi per due giorni, la preferisci a una dieta che ti costringe a gestire la voglia di cioccolata o a imparare a mangiare il giusto quantitativo di pasta per sempre. Meglio qualcosa che dopo aver perso peso mi consente di tornare a fare come mi pare: soffro due giorni e dimagrisco in fretta, invece di darmi più tempo, adattarmi a uno stile di vita diverso. Il problema è che sul lungo temine la “soluzione carciofi” o quel che sia, non è l’ideale perché ti fa ammalare di carenze nutrizionali e i chili si recuperano presto, innescando il famigerato meccanismo dello yo-yo. Chi ha un problema con il cibo deve solo imparare a gestirlo, se no torni sempre da capo. Puoi fare la dieta del melone, la dieta del minestrone, ma non sarà mai la soluzione definitiva.

Quali sono le bufale alimentari più clamorose in circolazione?
La più clamorosa in assoluto è il famigerato divieto di mangiare carboidrati dopo le 17.00, e quella secondo cui non si può mangiare pasta la sera. Due cose che invece, inserite in un regime alimentare sano e regolare, non danno nessun problema. Idem per l’acqua e limone e lo zenzero che fanno miracoli: purtroppo non è così. Altra bufala che ha fatto parecchi danni, quella secondo cui si può guarire dal cancro con l’alimentazione “alcalina”, che non serve a nulla perché il corpo non si alcalinizza mangiando.

Su che tipo di ricerca vi siete basati per fare questo libro?
La ricerca è stata sia clinica, sui nostri pazienti, basata su tutte le domande che ci hanno fatto, sui sondaggi che ho lanciato sui social e attraverso i quali abbiamo scoperto cosa la gente sa, ma soprattutto cosa crede di sapere. E poi dati oggettivi, ricerche sulle diete più efficaci, sul perché funzionano, e con un capitolo dedicato sull’effetto yo-yo, quello per cui si riprendono i chili una volta in base a uno studio scientifico della fisiologia umana, anche qualcosa a livello legislativo. E anche come funziona il marketing in campo alimentare, che non guasta mai.

Per concludere e rimandare alla prossima puntata con Buffalo Food, qual è la dieta che secondo lei, nella storia, è stata la più assurda?
Ce n’era una spuntata fuori negli anni 70, nel 1972 per la precisione, la Dieta Atkins, che è una pioniera delle Keto Diet, iperlipidica chetogenica: tanti grassi, proteine abbondanti e zero zuccheri. Per alcuni pazienti andava bene, per altri era deleteria. Il problema è che circolava con un libro e come dico sempre, se una dieta se la può procurare chiunque non va bene perché non c’è controllo degli effetti collaterali. Infatti parecchie persone subirono dei danni. Un’altra a dir poco allucinante era la Dieta del Fantino. Siccome i fantini devono mantenersi molto leggeri per non rallentare il cavallo durante le competizioni, saltò fuori che la mattina bevevano solo caffè amaro, a pranzo un pezzetto di parmigiano o di altro formaggio stagionato con un bicchiere di marsala (?!) e la sera carne alla griglia e verdure scondite. Un totale di circa 500 calorie da vera fame, troppo drastica. Per fortuna, uno svenimento dopo l’altro, è stata messa in pensione anche dai fantini stessi.

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