Nell'affrettarsi al tingere il mondo di rosa, negli ultimi anni, ci siamo scordati la birra? Il colore rosa è come i leggings e le sneakers. Il rosa continua, insiste, resiste. E la risposta alla prima domanda è: no. La birra non è stata trascurata, anche se finora è stata un desiderio di nicchia. Non si tratta di nulla di dissacrante, anche perché nulla, riguardo alla birra, può essere dissacrante dopo aver provato quella spalmabile. In Italia era già comparsa qualche tempo fa, si chiama 10 Luppoli Le Bollicine Rosé e ha cominciato a produrla il birrificio Poretti in una bottiglia che ricorda quella del prosecco. Forse era troppo presto? Quest’anno, ancora in Italia, tocca alla Bio Italian Grape Ale delle cantine Orsogna di Chieti. I trick per rendere la birra rosé sono diversi, ma principalmente consistono nell’aggiungere mosto d’uva o carota violetta. Forse solo ora la birra rosé decollerà davvero grazie a un piccolo cambio di rotta: la destinazione verso un pubblico (anche) maschile.

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La trovata viene da Surly Brewing, un popolare birrificio del Minnesota che la birra rosé l’ha messa in lattina, come dire: fidati che è rosa, anzi “rosa come l’inferno”, dice il suo claim. La lattina imprime subito a una birra una certa connotazione da macho, per cui nessuno si stupirà nel vederla in mano a chiunque perché “rende contenti amanti della birra e del vino”, dice uno degli slogan che la accompagnano. L’altra differenza con le italiane consiste negli ingredienti che la rendono rosa, che in questo caso sono ribes e fragole. Si tratta di una birra al malto e luppolo della qualità Warrior, che è molto particolare, creato con una serie di innesti, e che sta diventando la base delle birre più pregiate, fermentata con mosto di champagne. Ha 5,2 gradi alcolici, 127 calorie e 2,25 grammi di carboidrati per lattina (“se ti interessa questo genere di cose”, dice il sito ufficiale, spavaldamente). Quando arriverà da noi la birra Rosé di Surly Brewing? Forse mai. Perché per ora si tratta di una fugace apparizione che durerà per tutta l’estate negli Stati Uniti (prendere nota: assaggiare in vacanza oltreoceano) e chissà se dopo questo esperimento diventerà un drink stanziale ed esportabile. Per tutti coloro che non faranno vacanze estive negli Usa, beh, abbiamo già la nostra. E no, confezione a parte, non hanno nulla da invidiare alla Surely Brew. Scommettiamo?