La pellicola trasparente per gli alimenti può essere sostenibile per l’ambiente? No, fino a poco fa. Sì, adesso, in una versione riveduta e corretta. Ripetiamolo insieme e più volte: la salvaguardia dell’ambiente NON è una moda. La salvaguardia dell’ambiente è la serie di gesti che costruiscono l’ambiente in cui vivremo in futuro (e se non noi, i nostri figli e nipoti). Per cui promettiamoci solennemente di fare un passetto al giorno per adottare uno stile di vita personale che ci salvi da un destino di isolotti di plastica. E così che dopo aver imparato che le lenti a contatto usate NON si gettano nel water, dopo aver stabilito che Barilla non comprerà più grano per il biscotti Mulino Bianco se non da chi gli assicura che sia sostenibile (e amichevole con le api), dopo aver scoperto che non c’è materiale più ecologico della cara vecchia lana per l’abbigliamento tecnico, la prossima mossa da fare potrebbe riguardare un’invenzione che è un po’ la scoperta dell’acqua calda, ma a cui nessuno pensava: la pellicola per alimenti a impatto zero.

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Questa novità si chiama Apepak, perché il componente principale di questa invenzione è la cera d’api. Perché è ecologica? Innanzitutto perché è biodegradabile, dato che la cera d’api è un prodotto naturale. Poi è riutilizzabile. Non si getta via una volta usata, si sciacqua con acqua fredda, se è molto sporca si strofina con una spugnetta e detersivo ecologico, e una volta asciutta si può usare di nuovo per sigillare un alimento o il suo contenitore. Unico accorgimento: mai usarla su alimenti o superfici calde, per la precisione oltre i 40 gradi. Ovviamente l’Apepak non cede sostanze tossiche di nessun tipo, ci si può avvolgere il panino da portare in ufficio o proteggere gli avanzi prima di riporli in frigo. Esattamente come per la pellicola di plastica. Perché adottarla? Perché negli ultimi 60 anni abbiamo prodotto 8,3 miliardi di tonnellate di plastica (sì, avete letto bene) e di questo Everest di spazzatura immortale è stato riciclato solo il 9%. Meglio evitare, anche perché è necessario ripetere che secondo gli esperti, presto ci saranno più pezzi di plastica che pesci nel mare (e non è una metafora).

La cosa divertente è scoprire di cosa è fatto questo “oggetto”. Sono semplici pezze di stoffa in cotone biologico trattate con una miscela cerosa che le rende malleabili, antisettiche e termoformanti. Quando si posano su un alimento o sul suo contenitore, ne prendono la forma grazie al calore delle mani. Se usato nel modo corretto, pulendolo sempre come indicato, un foglio di Apepak può durare anche un anno. Che sia ora di gettarlo ce ne accorgiamo quando passandoci sopra le mani non prende più la forma di ciò che vogliamo avvolgere. Ma quando finirà in discarica, non avrà alcun impatto sull’ambiente. Questo prodotto viene realizzato in Italia dalla cooperativa etica Sonda Società Cooperativa Sociale Onlus, e l’iniziativa è partita da un pool di idealisti (di cui per la maggior parte donne) e 200 famiglie che si sono prestate a sperimentarlo. Siccome è ancora da considerare un prodotto artigianale si può acquistare solo online sul sito ufficiale Apepak.it dove viene venduto in diverse misure. Solo l’acquisto intensivo potrò farlo diventare un oggetto di larga diffusione, che contribuirà a rendere le nostre cucine plastic free.