Tema: domande che forse non ci siamo mai posti. Una a caso: lavare le bacchette cinesi richiede qualche indicazione particolare? Perché, appena finito di mangiare giapponese o cinese consegnato a domicilio, gettiamo via tutto ma la tentazione di tenere le bacchette viene sempre perché non si sa mai, a volte capita di comprare il sushi del supermercato seguendo un impulso nelle corsie, tanto il tubetto di wasabi è nello scaffale poco più avanti e se hai già le bacchette giapponesi pronte a casa è tutto più facile. Il primo problema è che quelle bacchette semplici semplici, che si separano con un clic, dovrebbero essere usa e getta. Okay, “Usa e getta” è un’espressione che oggi, soprattutto grazie alle sollecitazioni della piccola Greta Thunberg, è da considerare un’imprecazione che evoca il demonio (ed è giusto così). Il secondo problema è che dovremmo chiederci di cosa sono fatte le bacchette cinesi. La risposta, per quelle usa e getta, è: di bambù, di betulla o di pioppo. Quindi tutto bene, il legno è un materiale naturale e biodegradabile? Non esattamente. Proprio come la carta, l’utilizzo intensivo del legno non è sostenibile perché richiede disboscamenti - circa 25 milioni di piante l’anno - e una lavorazione industriale con consumo di acqua che ormai andrebbe limitata al massimo. E come si fanno le bacchette cinesi? Reggiamoci forte. Le bacchette usa e getta sono ottenute bollendole in prodotti chimici che possono essere tossici: acido, candeggina, prodotti chimici aggressivi e persino conservanti che servono a renderle tutte uguali e uniformi.

Dish, Food, Cuisine, Ingredient, Meal, Produce, Comfort food, Brunch, Recipe, Breakfast, pinterest
Photo Tara B/Unsplash

Come se non bastasse, le bacchette di bambù non sono neanche il massimo dell’igiene. Il peggio del peggio dell’antigienico si manifesta in cui casi in cui al tavolo ci vengono portate delle bacchette pulitissime, ma che non sono usa e getta. Pensiamoci due volte prima di usarle, è quasi meglio chiedere una forchetta. E mai, mai prendere cibo dal piatto altrui. Chi è pratico di Pechino lo sa: da quelle parti si mangia molto in condivisione. Ovvero, quando si mangia in compagnia si pesca spesso con le bacchette dalla stessa ciotola in comune. I cinesi non sono mai stati ossessionati dai germi come nella nostra cultura, i turisti che vediamo girare con le mascherine su naso e bocca lo fanno per proteggersi soprattutto dall’inquinamento, perché questa è l’abitudine che hanno preso nelle loro grandi città. Ma la bacchetta di legno, ci arriviamo tutti a capirlo, raccoglie bene sporco e germi altrui e la sua superficie porosa non è una delle cose da cui è più facile in assoluto eliminarli. Immaginate la difficoltà di dover lavare, ad esempio, una vasca da bagno fatta di legno. Pare che l’abitudine di usare le bacchette a oltranza e in modo promiscuo sia in Oriente una delle cause principali di diffusione del raffreddore e dell'influenza, ma nei casi più estremi, anche della trasmissione di epatite e batteri H. Pylori, che è collegato alle ulcere e al cancro allo stomaco. Secondo uno studio condotto a Pechino sarebbe quasi più igienico mangiare con le mani. Insomma: le bacchette vanno gettate, se proprio non subito, almeno al terzo utilizzo, ma restano sempre un oggetto tossico. Che dobbiamo fare allora per: 1) gustare del sushi o i piatti della cucina cinese in santa pace; 2) salvaguardare la nostra salute; 3) salvaguardare il pianeta? La risposta è banalissima: comprare delle bacchette di materiale lavabile. Nei negozi specializzati ne esistono di metallo, di giada, laccati. Esistono anche di avorio ma non è proprio il caso di infierire sugli elefanti. Quelle bacchette, ben lavabili, le terremo a casa per sempre evitando così di mettere in produzione altri rifiuti. Attenti, Greta ci guarda.