Anni 90: non c’è vacanza a Rimini e Riccione senza la piadina stracchino e rucola nel chiosco della spiaggia, prima di prendere un altro paio di raggi di sole e poi scappare a casa, o in campeggio, o in hotel, a prepararsi per ballare tutta la notte. Quell’impasto magico di farina di grano, strutto, lievito, sale e acqua, una ricetta semplice per un prodotto che, partendo dall’Emilia Romagna, ha invaso tutta Italia, una sfoglia, più o meno sottile, da mangiare semplicemente al posto del pane oppure da condire (tanto!) seguendo i propri gusti, la fantasia, e la voglia del momento.

Nella piadina romagnola o piada (per gli amici) si può decidere di sostituire, tutto o in parte, lo strutto con l’olio d’oliva, inserire come accade nella ricetta originale il bicarbonato al posto, o insieme, al lievito e variare le dosi di sale e acqua a seconda della consistenza desiderata. Sì, perché girando l’Emilia Romagna, dall’entroterra alla costa adriatica, verso Cesenatico, Rimini e Riccione la consistenza della piadina cambia e diventa più o meno sottile. Nel 2014 la piadina è stata anche registrata come Igp: è dunque diventata un prodotto che vanta qualità di Indicazione geografia protetta.

Volendo distinguere la tipologia di piadina, questa dipende sicuramente dalle farine che si utilizzano. La migliore farina per la piadina è la farina di grano tenero, a cui si può aggiungere la farina di grano duro. C’è anche chi, per questo motivo, tende a usare la farina 00 o 0 anche se il risultato sarà diverso da quello della ricetta classica romagnola. Ovviamente si può fare anche una piadina con farina di kamut o farine integrali, e se il motivo è dietetico meglio rinunciare allo strutto per sostituire con l’olio d’oliva.

La preparazione. La piadina si ottiene stendendo l’impasto ottenuto su un piatto di terracotta, oppure su piastre di metallo, o sulla pietra refrattaria. Una volta che la piada è cotta, o è calda, la si può condire a piacimento. Il condimento top del top è a base di un formaggio, cremoso o molle che si scioglie delicatamente con il calore senza fare troppa acqua. Poi si possono abbinare dei salumi o altri ingredienti. La piadina si offre democraticamente a vegetariani (quella a base di olio) e non. Tanto è buona con tutto. Si va dalle piadine classiche, quelle della tradizione dai sapori dell'Emilia Romagna, quelle che uniscono gli affettati e i formaggi, alle piadine speciali, a base di salse e condimenti particolari più fusion, come quella salmone e avocado che 20 anni fa sarebbe stata impensabile. Le tigelle già che ci siamo, sono invece le classiche "focaccine" Emiliane-Romagnole da gustare con lo squacquerone e il prosciutto Crudo di Parma o il salame. I crescioni sono un’altra grande specialità, un "tortello" cucinato sulla piastra poi farcito e richiuso in cui tutti i condimenti si amalgamano. Ma veniamo al dunque, per concludere: è un po’ difficile definire con precisione i valori nutrizionali della piadina romagnola. Come si è capito dalla necessaria premessa, dipendono dagli ingredienti con cui è stato fatto l’impasto, dal tipo di farina e da come la piadina viene farcita. Una piadina con pomodorini a dadini e mozzarella non avrà certamente le calorie di una con prosciutto e camembert. Comunque, per farci un’idea di base, possiamo dire che le calorie di una piadina allo strutto si attestano intorno – circa – a 400 ogni 100 grammi di prodotto. La piadina tradizionale romagnola ha invece circa 330 calorie ogni 100 grammi di prodotto. Facciamo i bravi.