In una classifica di ciò che più ci è mancato nelle settimane scorse, sicuramente il cappuccino al bar è ben piazzato tra le prime dieci. Il profumo del latte caldo e di caffè che ti investe quando entri nel bar la mattina presto, il sibilo del caffè che esce dalla macchina, lo sbuffare del beccuccio che lo schiuma... Il cappuccino ci è mancato, sì. Ma cosa succede al corpo quando beviamo un cappuccino, ora che avevamo perso l'abitudine di farlo? "La prima cosa che è venuta a mancare durante il lockdown, riguardo al nostro cappuccino, è l’abitudine", attacca la biologa nutrizionista Giulia Vincenzo. "L’abitudine di andare al bar, la socialità, il rituale mattutino che ci aiuta a svegliarci. Quindi non dobbiamo parlarne solo da un punto di vista nutrizionale: è stato un pezzo di vita importante che ci è mancato".


Passiamo poi alle informazioni dal punto di vista nutrizionale. "Il cappuccino fornisce una quantità di calorie che dipende dal tipo di latte che il bar utilizza, se è intero, parzialmente scremato o scremato, o che chiediamo noi – di soia, di riso per chi non tollerare il latte vaccino -, dal dettaglio se aggiungiamo zucchero oppure no – con l’occasione: zucchero di canna e bianco sono identici, non ci illudiamo –“ . Ma come abbiamo compensato la mancanza di questo rito, in due mesi? “Quasi tutti, con latte e biscotti, da quello che sento, anche perché abbiamo cercato cibi consolatori, mentre gli irriducibili privi dei mezzi per fare il cappuccino in casa hanno cercato di schiumare in cappuccino home made in tutti i modi senza riuscirci. Per quanto riguarda invece la qualità del cappuccino, dipende dal bar in cui ce lo andiamo a prendere, e sempre dal tipo di latte che usa il barista, se è latte a lunga conservazione, in polvere reidratato, o ancora, di soia. Io, personalmente, non amo molto il latte di soia, che poi non si può più chiamare latte, è una bevanda perché viene da un legume, è molto lavorato, contiene fitoestrogeni, insomma, non è fra i miei preferiti; però per chi non tollera il lattosio è una buona alternativa”.

Ma che succede al nostro corpo ora che ricominciamo a bere il cappuccino? “In realtà il cappuccino, ossia latte + caffè, non è un abbinamento dei migliori”, spiega la dottoressa Vincenzo, “perché l’unione di questi due ingredienti produce il tannato di albumina, che è una sostanza difficile da digerire. Quindi può essere che in questi due mesi, chi ha rinunciato ad abbinare latte e caffè perché se non schiumati come al bar non li ama, potrebbe aver visto la pancia appiattirsi un po’. Tornando a berlo la mattina, potrebbe riscontrare il ritorno di qualche piccola difficoltà digestiva. Chi addirittura non ha bevuto affatto il latte in questi due mesi, sempre perché era abituato a berlo solo al bar in cappuccino, potrebbe avere qualche problema di intolleranza che dovrebbe sparire nei prossimi giorni, per un processo di disabituare/riabituare”. Quali sono le conclusioni che possiamo trarre? “Che il cappuccino non è proprio l’alimento più sano sul nostro menù giornaliero, e averne fatto a meno per un po’, se ci è successo, non è stato poi così male. Ma questo non vuol dire che dobbiamo rinunciarci perché i benefici psicologici che apporta quel rituale quotidiano compensano tutto. E ci sta dando un aiuto insostituibile a tornare alla normalità”.