È un caldo giorno di agosto del 1963. A New York un uomo molto di grande fascino si presenta tra le eleganti mura del negozio di Van Cleef & Arpels per realizzare un anello da cocktail con pietra rosa. È il trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America: John Fitzgerald Kennedy. L’occasione è di quelle importanti: rincuorare la moglie Jackie per la perdita prematura del loro ultimo figlio Patrick, deceduto appena due giorni dopo il parto. Ma il motivo è anche un altro. In un matrimonio di alti e bassi come il loro, circondato da pettegolezzi veri o presunti sulle scappatella di entrambi, in particolare di Mr. President, è solo negli ultimi mesi che la coppia si unisce ancora di più, comprendendo di amarsi davvero. Eh già, a volte quello che all’inizio è uno sposalizio mosso da interessi alla fine finisce per essere una vera storia d’amore. Peccato che questa nuova primavera sia durata poco. È il 22 novembre del 1963 e John viene assassinato a Dallas. Jackie ancora non porta al dito il gioiello che il marito commissiona agli orafi di Van Cleef qualche mese prima. Infatti è solo nelle settimane successive che le viene consegnato dalle mani di Mrs. Lincoln, la segretaria personale del presidente. Un anello in oro giallo, diamanti e una splendida pietra rosa di kunzite. Il minerale viene scoperto nel 1902 in California, grazie al gemmologo G.F Kunz (da cui prende il nome), capo gioielliere presso Tiffany & Co. La pietra è simbolo di femminilità, di pace e forza. Tutte caratteristiche imprescindibili della Bouvier e John lo sa. Il monile doveva essere un regalo di Natale proprio per omaggiare la donna che, in modo tenace, sta al suo fianco dal 12 settembre 1953, giorno del loro matrimonio. Una festività che per Jackie e i suoi figli non sarà più la stessa senza il loro padre. La donna non si separerà più da quell’anello, nemmeno quando sposa in seconde nozze il magnate greco Onassis.

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I Kennedy amano l’Italia. Vengono nel Bel Paese a trascorre soprattutto le vacanze estive. Si accompagnano alla gente dell’alta borghesia e dell’aristocrazia, come gli Agnelli, e passano dai tuffi in quel di Capri alle gite nelle campagne toscane. Ed è proprio in questa regione, e a proposito di donne e coraggio, che sorge una delle cantine tutte al femminile più rinomate: Fonterenza, guidata dalle sorelle Francesca e Margherita Padovani, milanesi ma amanti del luogo e del buon vino, possibilmente naturale. Come ogni pietra vera che si rispetti, del resto. A Montalcino (e dove altrimenti) sorge il podere Fonterenza, il quale deve il suo nome alla fonte che scaturisce sotto il poggio su cui è edificato. Nel 1975 la famiglia di Francesca e Margherita compra l’area - tra struttura e terroir - e ne fa un’azienda agricola biologica. È poi nel 1997 che le sorelle decidono di trasferirsi definitivamente lì, lasciando Milano e la vita metropolitana. Due anni dopo impiantano i primi vigneti, quello del Bosco e quello della Strada. Da quel giorno, tutti i giorni, le sorelle Padovani accudiscono le loro uve come se fossero parte della famiglia. Di una dinastia che, alla stregua dei Kennedy, è destinata a durare nel tempo perché curata con amore e sapienza. E un tocco di femminilità. Ogni bottiglia di vino è unica, gode di una propria personalità e storia.

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Quando i Kennedy non possono venire in Italia apprezzano, d’abitudine, averla in tavola. John e Jackie gradiscono in particolare il Chianti, un vino rosso ottenuto principalmente da uve di sangiovese. E questo vitigno è protagonista anche di altri nomi noti: Brunello di Montalcino su tutti il quale, assieme al Barolo, può vantarsi di essere tra i rossi più longevi. Francesca e Margherita Padovani lo producono assieme al Rosso di Montalcino e ad altri vini rossi (con l’eccezione di un bianco e di un rosato) più beverini (facili da bere) ma vendemmiati sempre con la stessa precisione. Idem si può dire per gli artigiani del cocktail ring in kunzite di Jackie, quando ne realizzano la forma e vi incastonano le pietre. Post scriptum: John apprezza molto i gioiellieri Van Cleef & Arpels ed è sempre a loro che commissiona l’anello di fidanzamento di Jaqueline, in diamanti e smeraldo.

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Un’azienda guidata da due donne che amano sporcarsi le mani assieme ai loro collaboratori, lavorando la terra e occupandosi dei propri grappoli uno a uno, dà senso all’animo femminile, ne esprime il coraggio e le virtù. Ognuna proprietà di un buon vino e di tutte le capo-famiglia, anche quando si è moglie di un presidente. E John, nonostante Marilyn e le altre, lo capisce. Peccato che decide alla fine della sua vita, per uno strano gioco del destino, di dirglielo, attraverso un gioiello. Non uno dei tanti ma quello a cui Jackie non rinuncerà mai. Chissà come avrebbero brindato da vecchi, oggi, convertirsi dal Chianti a un Brunello, magari di Fonterenza, e come sarebbe stata Jackie, mentre la si vede alzare il proprio calice con indosso l’anello da cocktail in kunzite regalo di John.

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