È il 2021 e non “serve” più andare al ristorante tanto e quanto prima. Questo perlomeno è il timore di tanti ristoratori di questi tempi. Oggi anche i ristoranti di alto livello, quelli che facevano i ghirigori con le gastrique sul piatto di ceramica, non hanno avuto scampo e a denti stretti hanno reso il loro cibo trasportabile, consci del fatto che non potranno più fare marcia indietro. È che durante la pandemia il cliente medio, nonostante fosse disposto a pagare prezzi di consegna ha adattato le aspettative al punto che ormai i ristoranti possono essere visti meno come un posto d'incontro e più come un servizio che fornisce la cena a domicilio?

Gli chef, ritrovandosi con molto tempo libero, si sono riposizionati su Twitch andando in onda dall’intimità delle loro cucine di casa per farci vedere come preparano i pasti per la loro famiglia. Il successo dei loro video è stato immediato, soprattutto perché il pubblico già dava segni di essersi stancato della gare di cucina, ormai ripetitive e onnipresenti. Perfino gli americani, inventori di fast food, drive thru e doggie bag, hanno trascorso un monte ore inimmaginabile a guardare il canale YouTube di Bon Appétit, forse perché si erano accorti in massa che le ricette ipnotiche di Tasty, oscene e infinite, erano solo intrattenimento: per chi voleva davvero mettersi ai fornelli servivano video semplici e chiari, non microclip sincopati da fermare ogni pochi secondi con le mani sporche di burro.


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La competizione però si è fatta pericolosa per gli chef quando poco dopo le celebrity annoiate, disabituate a stare a casa per troppo tempo, hanno iniziato a spadellare in pubblico per dimostrarci che sono persone come noi, diversificando il prodotto fin da subito: dalla serie con Selena Gomez che punta (almeno si spera) a un pubblico giovane che non ha mai cucinato in vita sua a Stanley Tucci che mixa cocktail facendo l'occhiolino alle mamme. Ci sono stati anche i video impromptu con Florence Pugh in una cucina bellissima che si sospetta sia di Zach Braff, diventati virali perché i video di cucina piacciono un po' a tutti, ma se ci aggiungi il gossip diventano irresistibili.

Siamo chiaramente anni luce da Andrea Pezzi e il suo Kitchen, quando su MTV ogni sera un personaggio famoso cercava di cucinare mentre veniva intervistato e distratto costantemente - gli ospiti stranieri, Christina Aguilera caso eclatante, facevano delle magre figure. Chi l'avrebbe detto che saremmo arrivati qui, a vedere i TikTok delle attrici intente a spignattare e a comprare i libri delle cuoche amatoriali diventate YouTube star?

Se dobbiamo ancora una volta guardare all'America per prevedere cosa ci aspetta - e dall'alto della nostra cucina italiana, tutta un balletto di DOP e DOC, dobbiamo ammettere che se non fosse stato per gli statunitensi il poke (piatto comunissimo alle Hawaii) e il boba tea (che esiste in Taiwan dagli anni ’80) non li avremmo certo importati, passando per la California. Prossima fermata: Birria tacos -, la situazione sembra essere confortante per chi vuole riposare un po’ gli occhi sempre incollati ai monitor, perché tutti gli indizi sembrano portare qui: i ricettari, belli da sfogliare (e che poi la pandemia ci ha costretto a usare), sono l'antidoto per questa intossicazione collettiva da video culinari, lunghi e corti, prodotti o improvvisati, reel o stream.

Per quanto si parli di morte dell'editoria, i ricettari e i libri di cucina in generale continuano a proliferare e con loro le librerie specializzate. Da una costa (Book Larder a Seattle) all'altra (Rabelais nel Maine), la comunità americana di appassionati di cucina ha chiesto spazi per incontrarsi che vadano oltre i social e le mattine del sabato al farmers' market locale. La libreria culinaria sembra rispondere a questa necessità. Ci hanno poi pensato le case editrici a riempire intere librerie ampliando costantemente l'offerta e tornando alla domesticità, alla chiarezza, alle storie e alle memorie, una volta accantonati i libroni patinati che richiedono un sous chef anche nella cucina di casa e demoralizzano i lettori. Gli editori specializzati, tra i pochi a non lamentarsi delle vendite nell'anno del Covid, dicono che il mercato dei libri di cucina terrà duro perché ora cucinare è diventata un'abitudine anche per i più disinteressati. Il 2021 sarà l'anno della socializzazione e giusto per l'occasione ci aspettano i ricettari per i picnic al parco o le cene a tema con gli amici, freschi di stampa.