Quando si è alla Radical Family Farms di Sebastopol, nella sempre raggiante California, basta guardarsi intorno e nasce il sospetto che qui stia succedendo qualcosa di diverso dal solito. Insieme alle tradizionali coltivazioni eurocentriche di pomodori, basilico, zucca e affini, siedono rigogliose file di daikon, gai lan, amaranto, scorzobianca, valerianella locusta e tante altre piante dall'aria rassicurante ma che richiedono la consultazione di un dizionario illustrato.

Questo è il piccolo regno di Leslie Wiser e della sua partner Sarah che, con l'aiuto occasionale dei loro due bambini, lavorano la terra con reverenza e rispetto per l'eredità culturale dei loro antenati. Wiser ha fondato Radical Family Farms nel 2019 con il preciso intento di esplorare le sue radici asiatico-americane attraverso il cibo, cercando di ritrovare negli ingredienti perduti le influenze culinarie che hanno formato l'identità della sua famiglia. Cresciuta nel Midwest, figlia di immigrati taiwanesi e polacchi che in casa parlavano esclusivamente inglese per facilitarle l'integrazione tra i bambini americani, una volta adulta ha dovuto affrontare un senso di perdita per la storia e la cultura dei suoi avi dei quali non conosceva né la lingua né i palati. Tutto quello che le rimaneva erano i ricordi, vaghi e romanzati solo come quelli generati dalla mente dei bambini, di una mamma e una nonna intente ad adattare le ricette tradizionali delle terre natie in mancanza degli ingredienti giusti.

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Per molti coltivatori l'agricoltura è solitamente parte inscindibile della loro identità e uno stile di vita, ma per Leslie Wiser la questione va oltre: la sua identità influenza e determina quello che coltiva. Zappare la terra è diventato una via per trovare se stessa e assicurarsi che questa eredità recuperata per un soffio, intima ma allo stesso tempo comunitaria, venga tramandata ai suoi figli. È anche un'occasione di crescita per i clienti, ai quali vengono fornite preziose informazioni sulle origini dei vegetali offerti che, in nome del principio dell'accessibilità, sono etichettati in inglese e in cinese (non una, ma tre volte: tradizionale, bopomofo e pinyin).

Superati i primi mesi di intoppi e sperimentazioni, dovuti soprattutto alla differenza climatica tra la mite California del Nord e l'afa schiacciante dell'Asia, ora la masseria rigorosamente eco-sostenibile offre un’impressionante cornucopia di verdure per aiutare anche altre persone a riconnettersi con le loro radici tedesche, polacche, asiatiche o ebree, in un valzer di sapori inediti ai più (e che conquistano gli chef) e tremendamente proustiani per gli immigrati locali. Le quantità sono minime, ma le gioie dei clienti sono immense. L'iniziativa è stata un successo istantaneo nonostante l'anno pandemico, al punto che la Radical Family Farms è già diventata parte integrante di un movimento nazionale in crescita negli Stati Uniti dedicato a connettere cibo e agricoltura con i temi dell'identità, della proprietà e gestione delle terre coltivabili, della perdita delle tradizioni. La riscoperta del cibo culturalmente rilevante, una cassetta di bok choy alla volta.