Parliamo di vini ma questa conversazione ha inizio davanti a un ottimo gin tonic, a notte inoltrata, quando gli occhi di Marina Marcarino sono agili e ti portano dalle colline delle Langhe agli Stati Uniti, dai servizi di piatti collezionati (e cercati negli anni) alla forza di essere madre anche quando pensi di non doverti più mettere in discussione in un rapporto filiale. Presidente di Albeisa, associazione nata nel 1973 che riunisce i produttori di vino che utilizzano la celebre bottiglia di vetro di Alba (da qui albeisa), personalità a capo del consorzio che unisce le eccellenze del territorio di Langa (così diverso, così coeso), proprietaria di Punset, azienda vinicola con principe il Barbaresco, Maracarino è una donna viscerale, lunghi capelli grigi e guida sportiva, voce pratica e confessioni notturne che dimostrano quanta fatica è necessaria per scendere a patti, ogni vendemmia, con la Natura.

Partiamo dalle origini: i territori in cui siamo nati sono i luoghi in cui torneremo?
Le radici, il legame con le nostre origini...sento un forte attaccamento a queste colline, alla loro storia ma non credo sia un sentimento strettamente personale. Ciò che posso dire è che ho “provato” ad andarmene e sono sempre tornata, vivendo le mie esperienze lontano come un passaggio, una fase utile e necessaria per la mia crescita e per la mia formazione ma, in fondo, ho sempre sentito che la mia vita è in Langa e ho anche convinto mio marito (siciliano ndr) a capitolare in questo senso. Ritornare da un viaggio e vedere all’orizzonte queste colline uniche e un po' aspre è subito rigenerante. Credo però che ciascuno di noi, a propria insaputa, conservi un vincolo con la propria genesi e che spesso ciò non sia riconosciuto: con l’avanzare degli anni si risveglia in molti di noi. Tanti giovani subiscono il fascino dell’emigrazione, chi per studio chi per lavoro ma pochi sono quelli che effettivamente lasciano i loro luoghi e con il passare degli anni rinsaldano i legami con le origini, con il calore materno delle terre dove sono nati.

Quando hai capito che parte della tua vita sarebbe stata nel vino?
L’ho sognato da bambina, quando la mia nonna paterna vinificava l’uva prodotta in azienda: era affascinante. Mi permetteva di aiutarla e mi faceva assaggiare piccoli sorsi per farmi capire le differenze tra le tipologie, tutto ciò mi rendeva molto felice e orgogliosa del mio contributo. Ho capito che questo mondo mi interessava davvero verso i sedici anni, quando mescevo i vini in degustazione alla fiera del tartufo: gli avventori ponevano domande alle quali avrei voluto poter rispondere con competenza. Diciamo che in quel periodo ho iniziato ad avere le idee molto chiare sulle mie aspirazioni lavorative.

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Legami familiari e ambizioni personali: da donna con il suo balance infinito tra vita privata e lavoro, quando hai trovato la giusta via di mezzo?
Aiuto, domanda difficilissima! In realtà, probabilmente, non ho mai raggiunto un equilibrio perfetto e devo certamente ringraziare i miei familiari e anche i miei collaboratori per l’aiuto profuso. Concettualmente ho sempre cercato di bilanciare le priorità in relazione al momento e di essere molto chiara con tutti, certo ho dovuto fare delle scelte, a volte sacrificando interessi strettamente personali e cercando di giostrarmi tra i vari ruoli che una donna lavoratrice ben conosce. Non si può essere perfetti, lo so bene e ho cercato di conciliare al meglio soprattutto nelle fasi più impegnative dell’anno come la vendemmia, che coincide anche con l’inizio della scuola. L’inizio è stato abbastanza complicato ma con un po’ di buona volontà da parte di tutti sono riuscita a condurre una vita quasi normale, tra alti e bassi come penso accada a chiunque.

Cosa significa per te la parola “consorzio”? È una democratica condivisione di intenti, una struttura sinergica all’interno della quale c’è collaborazione, confronto e progettualità.

Cosa ti sorprende ancora del territorio delle Langhe?
Il paesaggio e i suoi colori, così speciali e unici. La caparbietà di questa gente che è stata capace di difendere e rivalutare un territorio senza temere la fatica. Purtroppo mi sorprende anche l’individualismo che è ancora molto solido da queste parti e che talvolta diventa un ostacolo insormontabile.

Se dovessi spiegare a dei bambini delle elementari la storia di Albeisa da dove inizieresti e quale sarebbe il finale?
Mi capita spesso di parlare di vino con i bambini delle scuole elementari, abbiamo accolto diverse classi qui in azienda. Per parlare di Albeisa bisogna partire dalla storia del vino, perché questa bottiglia è il suo scrigno. Quindi racconterei loro che tanti anni fa, qui nelle Langhe si producevano già vini molto buoni che raggiungevano i banchetti di regine e re. I vignaioli volevano che questo vino prezioso fosse riconoscibile in tutto il mondo e per questa ragione lo confezionavano in una bottiglia speciale, realizzata apposta qui dai maestri vetrai. Era lo scrigno del loro prezioso vino. Purtroppo con l’industrializzazione i costi per i maestri vetrai sono diventati troppo elevati, le bottiglie erano costose e sono scomparse dal mercato ma un giorno, in una antica cantina, un lungimirante produttore di vino, Renato Ratti, ritrova alcuni esemplari della preziosa bottiglia. Affascinato dal suo aspetto chiama a raccolta altri produttori e tutti insieme decidono di riportare alla vita quella bella bottiglia e di chiamarla Albeisa, perché potrà contenere solo vini delle Langhe di cui Alba è la capitale. La bottiglia sarà prodotta dai maestri vetrai piemontesi con la vetreria di Dego. E da allora il prezioso vini di Langa ha la sua bella ed inconfondibile bottiglia che è lo scrigno dei grandi vini.

Qual è il tuo primo ricordo di quando hai assaggiato il vino?
I pranzi di famiglia a casa dei miei nonni. La nostra è una famiglia numerosa che si raccoglieva spesso a casa dei nonni paterni per il pranzo della domenica e mio nonno imponeva a tutti, compresi i bambini, di sorseggiare un po' di vino perché era un alimento importante. Ai bambini veniva versato il Freisa spumeggiante. In realtà non era così facile berlo...

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