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L’occhio deve viaggiare, scomodarsi dall’osservare la consuetudine. E per farlo serve coraggio, una dichiarazione d’intenti all’aprirsi altrove. L’Italia è un paese che, se attraversato e vissuto senza veli e con qualsiasi mezzo, è in grado di nutrire in profondità mente e corpo, fattori i quali, si sa bene grazie alle Satire del Giovenale, non possono vivere bene se uno dei due soffre. Ecco allora che la natura prende in mano la situazione e dà tutta se stessa sotto forma di bellezza, cultura, arte cibo e vino. Campagne immense, colline sontuose, montagne ripide, offrono frutti incredibili, tra cui l’uva, la quale a volte capita venga importata in città per farla diventare vino. Esattamente. Accade a Milano, da Cantina Urbana, una realtà costeggiata dal Naviglio Pavese, luogo sublime al tramonto, poiché il sole getta i suoi raggi sulle facciate delle classiche case di ringhiera per cui è noto il capoluogo lombardo. Il progetto nasce il 12 ottobre del 2018 da un’idea di Michele Rimpici, con l’obiettivo di essere la prima cantina di produzione vini in un contesto metropolitano, senza avere vigne di proprietà. Ed è qui che incomincia la passeggiata ideale del fondatore in giro per il Paese assieme all’enologo Riccardo Terzaghi. Da nord a sud i due incontrano aziende vinicole che danno le loro uve affinché Cantina Urbana possa produrre le sue bottiglie, assecondando il proprio gusto, tra blend e in purezza. “L’obiettivo”, spiega Rimpici, “è quello di innalzare l’agricoltura sostenibile, rendendo protagoniste anche piccole realtà. I vini sono ad alta bevibilità, freschi e puliti, perché, lavorando materie prime artigianali, non viene utilizzata chimica spinta e il livello di solfiti è molto basso, a volte anche azzerato”. Ciò detto, Cantina Urbana si è aperta quest’anno alla condivisione con i clienti della creazione e personalizzazione del vino, etichetta compresa, come se fosse un gioiello unico nel suo genere da curare per sempre.

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New York, 1961. Altra città, altro scenario. Una giovane donna vestita Givenchy cammina all’alba per la 5th Avenue. Si ferma a stuzzicare un croissant e a bere un caffè à porter davanti alla vetrina della gioielleria più importante della metropoli, e presto del mondo: Tiffany & Co. Qualche tempo dopo ci ritorna, solo che questa volta varca la soglia assieme all’amore della sua vita, anche se lei ancora non lo sa, prendendo il tutto come uno sciocco gioco. Lui è un scrittore in crisi esistenziale ma sa che attraverso lo spirito di quella ragazza ribelle può tornare a fare parte dei 20 migliori scrittori americani secondo la classifica del New York Times. Consapevole dell’affezione di lei per il negozio in questione, decide di farle un regalo, un monile. Ma non può permettersi di donarle un prezioso della maison. Rimedia subito, con un anello di scarso valore acquistato chissà dove. Lo fa incidere, personalizzandolo, visto che Tiffany & Co. offre da tempo immemore questo servizio, per instaurare un contatto diretto con i clienti, dando loro qualcosa di unico. Lo stesso carattere e modus operandi di Make Your Wine in quel di Cantina Urbana. “Fare il vino è un’esperienza meravigliosa, magica, e ho voluto condividerla con tutti”, motiva la scelta Michele Rimpici, divertito dall’idea che ha avuto in tempo di pandemia, non potendo stare aperto con il suo Wine Bar, da cui si possono vedere le botti di acciaio, barrique e anfora, le quali preservano le deliziose uve. Come Paul Varjak (George Peppard) custodisce il suo amore per Holly Golightly (Audrey Hepburn), attraverso quell’anello su misura e conservato nella scatolina azzurra diventata celebre tanto quanto la scena in questione. Il packaging, del resto, è molto importante. Una volta creato il proprio vino infatti (al momento la scelta è tra tre Barbera vinificati nelle altrettante tipologie di botti), è possibile realizzare anche l’etichetta della bottiglia. E come avviene il processo? Sì può prenotare in loco da Cantina Urbana per vivere a pieno l’avventura, ripercorrendo a livello sensoriale il viaggio che l’uva ha fatto e tutte le fasi che l’hanno resa vino - dalla pigiatura fino consumo -, oppure è possibile acquistare il kit (in negozio oppure online) e come degli enologi divertirsi a fare il proprio blend chez vous. Un’idea originale e ironica, perché alla fine il nettare di Bacco è sinonimo di serate conviviali, di celebrazioni e gioia. Alla stessa stregua di un gioiello, che sia prezioso o meno, quando viene creato su misura e personalizzato al fine di far sorridere la persona amata e celebrare nuove avventure.

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