Il caso delle sardine, strizzate in scatole d'antan, elogiate in menu chez nous
Scatolette di design, pack d'artista, barattoli filo vintage, il tempo per sottovalutare le conserve di pesce è (s)colato tutto.
Relegate nell’angolo più buio della nostra dispensa, relegate nel cantuccio più nascosto dei nostri desideri gourmand, relegate a pie’ pagina del ricettario dove annotiamo confessioni peccaminose. Le conserve in barattolo, in latta, in scatole e scatolette, patrocinate dalla famiglia delle sardine in scatola, incoronate dall’immaginario comune piacere fugace, merenda last second, fast food prima dei fast food. Ripescate, letteralmente, da chef stellati che ripercorrono il passato, il sottovalutato, il misconosciuto per scrivere, mangiare, condire il presente, e santificate da casati di bandiera di pesce sottovuoto che le confezionano in scrigni d’artista, le sardine in scatola sono il food topic dell’anno. Nessun riferimento politico, il focus qui è gastronomico, e geografico. Se in Sicilia s’intingono in olio extra vergine d’oliva purissimo, in Portogallo si immergono in passata di pomodoro fresco e olive schiacciate, in Francia si vaporizzano al limone provenzale…
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