Quando non c’era YouTube e tutta la sua variegata fauna, quando internet era roba per i servizi segreti e guardare un film su un telefono (senza fili, poi!) era un’ipotesi che nemmeno gli scrittori di fantascienza potevano prevedere, tutto ciò che contava il pomeriggio, ciò che veramente faceva sentire “cool” erano i telefilm. E se oggi possiamo ancora rivederli ancora è proprio grazie al web, generosa fonte e custode di ricordi che credevo avremmo perso per sempre. I telefilm anni 80 sono stati un must per la generazione che oggi ha più di trenta (quaranta? cinquanta?) anni. Oggi invece sono veri e propri oggetti di culto che anche i più giovani continuano ad apprezzare, ma con spirito da collezionismo, alternandoli alle nuove serie tv. Alcuni ancora oggi sono vivissimi nell’immaginario collettivo, in particolare dieci che vengono considerati fra i migliori telefilm di quell’epoca. Pronti a scoprirli (o a ripassarli) insieme?

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A-Team. Trama: quattro dei migliori uomini di un comando militare, capitanati dal colonnello Hannibal Smith (il bel George Peppard di Colazione da Tiffany in versione agé) si danno alla macchia, come mercenari, dopo essere stati accusati di un crimine che non hanno commesso. Tanta ironia accompagnata da azione in abbondanza, che ha attratto un'intera generazione di appassionati e ha creato personaggi iconici come Mr. T, alias Laurence Tureaud, afroamericano, una montagna di muscoli con taglio alla moicana (che al tempo era qualcosa di inedito) e un quintale di oro al collo anche nella vita (tanto chi si sarebbe azzardato a derubarlo?). A-Team è il tipico esempio di telefilm anni 80 americani. Ma per un cameo attirò da tutto il mondo anche guest star al tempo celeberrime, come Boy George: vedere un omaccione come Mr.T stringergli la mano dicendo “Tu e i Culture Club siete i migliori” era roba di livelli altissimi.

Alf. Se si parla di telefilm anni 80, Alf non può assolutamente mancare. Era nato come una parodia di ET: l'extraterrestre ma strada facendo l’intenzione sfuggì di mano agli autori, che arricchirono il personaggio di una vita tutta sua, indipendente dall’omologo di Spielberg. Alf finì per diventare una vera leggenda alla fine degli anni '80 (il merchandising veniva venduto in quantità e variabili impressionanti). Con uno dei finali più discutibili di sempre (no spoiler) e con la sua simpatia, Alf resta ancora uno dei pupazzi più amati della storia della televisione e ricercato dai collezionisti.

Supercar. Chi non ha mai sognato di possedere un’automobile come la mitica K.I.T.T.? Si, proprio quella che guidava Michael Knight, interpretato da David Hasselhoff, che era in grado di muoversi da sola, fare balzi impossibili per una quattroruote di quel genere ma che soprattutto poteva parlare col conducente, perché dotata di un proprio cervello elettronico. Da quel modello di intelligenza artificiale, una sorta di versione positiva di Al, il computer di 2001 Odissea nello spazio, si sono ispirati poi centinaia di altri personaggi tv e cinematografici, forse l’ultima può essere considerata Joi, la fidanzatina virtuale in Blade Runner 20149. Una delle serie tv più viste in tutto il mondo e che ebbe un successo ineguagliato, tanto che il ritornello della sigla è ancora estratto e inserito in altre canzoni, suonerie e pubblicità.

I Robinson. Tra i telefilm divertenti c’è da inserire sicuramente questa serie, che in lingua originale aveva come titolo The Cosby show. Racconta di una famiglia afroamericana di New York che tra l’altro, in lingua originale non si chiamava Robinson bensì Huxtable (il cambio fu deciso dal doppiaggio perché il cognome era poco orecchiabile per il pubblico italiano). Amatissima dapprima solo dalla comunità nera americana, si trovò invece la strada spianata anche dal precedente successo fine anni 70 di Il mio amico Arnold, in cui una piccola star nera, Gary Coleman, era diventata per la prima volta un personaggio pop amatissimo anche fuori dall’audience afro, mettendo in ombra tutti gli altri personaggi caucasici. Oggi va rivista pensando a come era bello quando non sapevamo che Bill Cosby, il protagonista, si sarebbe invischiato negli scandali sessuali di cui si parla ancora oggi.

Magnum P.I. Tom Selleck ed i suoi baffi: più icona di così non si può. Entrambi, lui e i baffi, hanno guadagnato fama mondiale grazie a questa serie tv poliziesca in cui Selleck, sempre in sgargianti camice a fiori hawaiane (che, purtroppo dettarono moda ovunque come accade ora) interpreta l'ex agente della CIA Thomas Magnum che vive nel lusso mentre risolve crimini e misteri alle Hawaii. Selleck, sguardo assassino che squagliava le donne, è stato per la televisione dell'epoca un vero sex symbol, quasi quanto Richard Gere.

Mork e Mindy. Che tenerezza. Rivedere oggi il debutto dell’adorabile Robin Williams fa venire il magone, ma poi si ride subito travolti dalla mimica imbattibile del grande attore scomparso nel 2014. Mork & Mindy era nato come spinoff di un altro telefilm celeberrimo, Happy Days in cui Williams aveva fatto la sua apparizione nei panni di un alieno in missione, per studiare i nostri usi e costumi. Riscosse un tale successo che si pensò di dedicargli una serie tutta sua, dove si vedeva l’arrivo di Mork sul pianeta Terra in un’astronave a forma di uovo. Mork trova ospitalità presso Mindy, una ragazza che ne nasconde la vera identità facendolo passare per il suo coinquilino. Il punto di forza della trama consisteva nel costringere lo spettatore, divertendosi, a fare autoanalisi (e anche qualche esame di coscienza) sulle stranezze del comportamento umano che il tempo e l'evoluzione hanno reso accettabili, di ordinaria amministrazione. Con l’innocenza infantile dell'osservatore esterno, Mork poneva domande a volte imbarazzanti su guerra, sesso, ecologia. Poi, la sera faceva rapporto al suo capo su ciò che aveva imparato. Ma le conclusioni che ne traeva erano fin troppo ottimistiche, nei confronti dell'umaintà. Questo telefilm ha svelato al mondo lo straordinario talento di Robin Williams e fra tutti i telefilm anni 80 quella di Mork & Mind, Na-no na-no cantata da Bruno D’Andrea, è sicuramente una delle sigle che sono rimaste più impressa nella memoria collettiva.

I ragazzi della 3C. Questo è il principe dei telefilm anni 80 italiani, in cui vengono narrate le vite dei ragazzi di una classe all’ultimo anno di liceo. Trasmessa da Italia 1 dal 1987, ambientata a Roma ha sfornato personaggi che sono entrati nell’immaginario collettivo come il pluriripetente Chicco (interpretato da Fabio Ferrari) e Bruno (interpretato da Fabrizio Bracconeri). Ancora oggi, chi ha “una certa età”, a volte si ritrova a usare contro una persona noiosa l’espressione “mamma mia quanto sei Tisini!” perché si riferisce alla ragazza più secchiona, saccente e insopportabile della classe, interpretata dalla bravissima Francesca Ventura.

MacGyver. In una delle serie televisive americane più note di tutta la decade degli ottanta, andata in onda a partire dal 1985, primeggiava Richard Dean Anderson nei panni dell'agente segreto MacGyver, che risolveva tutti i problemi grazie alla sua vasta intelligenza e conoscenza tecnica. Con qualsiasi cosa si ritrovasse sottomano poteva inventare qualcosa per avere la meglio sui propri nemici. Mai come in questa serie un semplice chewing-gum è servito a così tanto!

Dallas. Alcuni non considerano Dallas un vero telefilm. La categoria generica che usiamo oggi delle “serie tv” al tempo si distingueva nettamente in “sceneggiati”, per lo più serali, e “telefilm”, pomeridiani: ma Dallas è andato in onda in entrambe le fasce. Ha battuto comunque un record da serie tv: è durata 14 stagioni. Ancora oggi è una delle serie televisive più longeve, oltre ad aver fatto da pioniera (a perfezione) al prototipo della soap opera su persone ricche, ambiziose, potenti (e alcoliste), che avremmo poi visto tante altre volte sul piccolo schermo. In questo caso, la trama ruotava intorno alle vicende della famiglia di petrolieri Ewing, affollata di personaggi ben disegnati, usati ancora oggi come termini di paragone. Soprattutto JR Ewing, diventato il sinonimo del petroliere arrogante e tamarro con sigaro e cappello. La suspense che riuscì a creare la domanda “Chi ha sparato a J.R.?”, quando il personaggio rimase vittima di un attentato, fu immensa e lasciò col fiato sospeso tutti gli appassionati del programma, quasi quanto negli anni 90 succederà con Laura Palmer in Twin Peaks. Una curiosità: se dovesse capitarvi di conoscere qualche signora sui 40 anni con il bizzarro nome Suelle, vuol dire che i genitori erano fan di Dallas. Furono molte infatti, fra il 1978 e il 1981 le bambine chiamate così in Italia storpiando involontariamente il nome della protagonista femminile Sue Ellen Ewing (interpretata da Linda Grey). Al tempo, in italia, l’inglese si masticava pochino.