Andrà tutto bene. Perché mai non dovrebbe. A questi giorni ne seguiranno altri, e saranno felici. Passeranno i mesi, gli anni, e tutto cambierà. Tutto, questo è certo. Tutto, o forse niente. Ti guardi in foto, sei tu quello che vedi, tu, qui e ora, e ti conosci molto bene. Perché poi le cose dovrebbero cambiare? Sei ancora giovane adesso. Lo sai che il tempo scorrerà, ma invecchiare forse è solo un’ossessione della mente. E tu capisci che in qualche modo resistere si può, durare è la tua opzione, lo dice chiaro la forza del presente.

Arriva puntuale un momento in cui, magari anche solo di sfuggita, ci si interroga sulla fragilità del proprio tempo. Irina Werning, quarantenne argentina, una carriera da economista ma da dieci anni fotografa, l’ha voluto cogliere quell’attimo, in centinaia di immagini, un grande archivio della memoria che il suo progetto, Back to the Future, ha trasformato in un sofisticato saggio di archeologia dell’anima, di quando l’anima si guarda allo specchio.

Ha cominciato collezionando storie, Irina. La storia di Daphne, di Yolanda, quella di Maud, di Caye e Fran, di Marina, vicende di gente comune, gente come tutti. Cristallizzate nel fermo immagine di foto datate. E ha provato a chiedersi dove si trovassero tutte quelle persone, e che cosa fossero diventate, e se si potesse riportarle indietro nel tempo, all’origine della loro storia, al momento di quello scatto perfetto e giovane, magari molto indietro negli anni. Per restituirle in qualche modo a un futuro pronto per sbocciare, all’equilibrio esatto di ciò che sta sul punto di compiersi, quando sono davvero ancora poche le cose già successe. «Sono una fotografa ficcanaso», spiega di sé la Werning. «Appena entro in una casa cerco subito di scovare le vecchie foto di chi ci abita. Per costruirci sopra dei pensieri. Non è passione per il rétro. È che mi piace provare a immaginare come potrebbe essere tornare sui propri passi e nei propri panni, dopo che già tanto ci separa dal debutto». Le prime foto se le è procurate così, vagando in cerca di frammenti. Le altre le sono come piovute addosso, da chi gliele affidava per consegnarsi alle sue misteriose alchimie, capaci di restituire il futuro in gemma, nella forma di un nuovo scatto.

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Courtesy Irina Werning, teNeues edizioni
Back to the Future è un progetto fotografico dell’argentina Irina Werning, diventato virale online e poi pubblicato da teNeues edizioni con nuove immagini scattate con persone di tutti Paesi. Sopra, la cover del libro.


Il procedimento è meticoloso. Preciso. A una vecchia foto se ne accosta un’altra. In ogni dettaglio identica alla prima. Tutto deve coincidere. Abiti, pettinature, accessori, sfondo. Innanzitutto le persone. La stessa posa, lo stesso sorriso, la stessa smorfia irriverente. Prima le vedi come erano. E poi più adulte, ma in pratica le stesse, nient’altro che quelle che non hanno mai smesso di essere. Prima affacciate di fresco sul mondo. Poi quasi uguali, ma inspiegabilmente diverse. Werning studia la foto originale, e con pazienza la riproduce. Come se il tempo non fosse trascorso. Come se non ci fosse differenza tra passato e presente. Come se un alito di eternità ci avesse graziati. Proprio mentre eravamo più impegnati a progettare, decidere, se possibile a cercare di resistere.

Così che il dubbio viene. Forse sarebbe bastato crederci, per continuare ad abitare ognuno dentro il proprio sogno. Forse c’è un barlume di integrità che a dispetto di tutto è destinato a brillare molto a lungo, o chissà per sempre. E che è là ad aspettarci, appena sotto la superficie. «Che cosa cambia davvero nella vita. Mah, non saprei. Questo lavoro lo dice, in definitiva poche cose», commenta la fotografa. «Con il passare degli anni le labbra diventano più sottili, le ginocchia faticano a piegarsi, ma gli occhi restano uguali, e anche l’anima non muta. Non mi è mai capitato di dover rinunciare al mio gioco con qualcuno troppo cambiato per interpretare ciò che era. In alcuni casi la sfida è stata addirittura terapeutica. Una volta mi sono imbattuta in una donna abusata dal padre dai 5 ai 13 anni. Voleva ricreare una foto scattata prima di allora. Le pareva di potersi riconnettere con i ricordi felici dell’infanzia. Provarci, per lei, è stato un modo per attingere a nuove forze».

Quasi tutti sorridono, nelle foto di Irina. E per disseppellire il Futuro come si mostrava nelle immagini d’antan si sono messi le facce migliori. Ma che ne è di loro, adesso? A che punto si trova Sheila, così radiosa nella camiciola bianca quando, poco prima delle nozze, ha voluto calarsi un’ultima volta nel suo io di bambina? E che cosa fanno ora Sonia e Laurita, le piccole dive con il trucco, le pose, le tunichette sgargianti? Una cantante, l’altra attrice, furtivamente, dolcemente, hanno colmato lo spazio che le separava dall’avvenire che entrambi i ritratti lasciavano intuire. Serviva poco per fare un salto al di là dello specchio. Per Caye e Fran, eroi dell’arena, non è bastata un’incornata per sbalzarli fuori dalla loro bolla di luce dorata. Sono diventati toreri, sono caduti, si sono rialzati, e da qualche parte sorridono ancora. Anche nel piccolo tempio di Irina non si resta giovani sempre. Ma di ciascuno si vede una luce, e tutto sta nel captarla. «Non so se l’avvenire sia già scritto per intero, però mi sono convinta che un destino c’è». Magari al fondo di una foto sbiadita. Sembra dirlo, la piccola Mazarine, che ha un nome illustre e ancora non lo sa. L’importanza di chiamarsi Mitterand la scoprirà più tardi e dopo la morte di suo padre. Intanto marcia con un ombrello in spalla come fosse un fucile. Ora è scrittrice, la ex “figlia segreta” del presidente, e con le parole si batte. Così profondamente diversa. Così assolutamente la stessa.