Scrivereste a una terapista per guarire dai social network? E se poi doveste ammalarvi per il troppo chattare con la terapista stessa? Il servizio Talk Space funziona in questo modo: voi scrivete via chat e la terapista/il terapista vi risponde subito. Ma senza creare dipendenza. Perché chi guarda troppo i social si ammala più facilmente di depressione. Lo dice l’ultimo studio della University of Pittsburgh che in un lunghissimo trattato sull’ansia e sulla depressione ha trovato la conferma di come gli adulti di oggi soffrano più di depressione anche a causa dell’(ab)uso dei social network. E le app per evitare di diventare smartphone dipendenti(vedi albero della vita verde che cresce, cresce, cresce…)? Non bastano: la dipendenza da smartphone è un argomento ampiamente studiato - e ahinoi confermato - ma la certezza che ora il guardare la propria vita riflessa o, peggio quella altrui, provochi depressione acuta, è qualcosa di certo.

L’allarme arriva dal mattino: il primo gesto al trillar di sveglia è in direzione dell’iPhone sul comodino per controllare le mail? Male, malissimo. Il secondo passo è una pausa pranzo a spulciare troppi profili altrui? Grave ma non gravissimo. Chiamiamolo voyeurismo. Anche se il test a cui la University of Pittsburgh ha sottoposto 1,787 statunitensi tra i 19 e i 32 riporta un’inquietante ossessione per i social. Nessuno escluso come riporta la giornalista Jordyn Taylor nella sua ricerca su social e adulti «passiamo 61 minuti al giorno sui social e controlliamo i nostri account 30 volte a settimana» racconta Taylor «ma è una ricerca che si basa sulle confessioni degli stessi…che forse non dichiarano tutti gli accessi ai social». 61 minuti al giorno che conducono alla depressione: perché? La ricerca segue status circa la relazione, foto, commenti. Un climax di dichiarazioni che non sono sempre coperte di zucchero. Anzi. Un freno potrebbe essere dato proprio dalla chat di Talk Space che indaga alla perfezione il problema del singolo in un programma di 12 settimane. Una sorta di rehab per tossici di social ma molto, molto, più attiva del ritiro nei boschi senza smartphone appresso. Si chiama Social Media Dependancy Program. Ma attenzione: non è facile terminarlo.

Come si scoprono i sintomi dei depressi da troppi social? Isolamento costante, chiusura monastica ma connessione wi-fi costante. Ovvero: vivere da soli ma spiare tutto il mondo come confessa una delle terapiste di Talk Space. Soluzione: uscite e lasciate lo smartphone a casa. Tanto anche chi è in cerca di amori può rinunciare a Hppn e passare a Smell Daiting (l’app dove si annusano oggetti veri di persone vere non profili). E le emoticon? Anche loro non si salvano dalla questione: perché se lo smile che piange è davvero la parola più diffusa del 2015 (entrata nel dizionario) l’ironia di una faccina che sorride ma piange (di gioia) non ha nulla a che fare con L.O.L. o entusiasmo. Dito medio in primis (ironico: sì ma quanto?) le emoticon che ora servono per commentare gli status di Facebook sono l’ennesimo specchio: faccette rosse e imbufalite, smorfie di disprezzo, insomma cliccate da persone non proprio al settimo cielo. Soluzione: guardate nelle finestre altrui. Almeno sarete all'aria aperta.