Se la felicità avesse un volto NON sarebbe quello di Matthieu Ricard. Perché se la felicità avesse una sostanza NON potrebbe avere nulla di così ordinario. Eppure questo uomo all'apparenza “normale”, in là con gli anni, poco sorridente e persino dallo sguardo melanconico è l’uomo più felice del mondo.

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70 anni, di nazionalità francese, monaco buddista, residente in Nepal: è questo l'identikit che corrisponde alla somma personificazione della felicità. A sostenere la tesi non è lui, ma la scienza. E non di certo perché si nutre con i 5 alimenti che rendono (più) felici né solo perché esercita quotidianamente la curiosità. Il segreto di Matthieu Ricard è strabiliante perché ha una motivazione precisa, almeno secondo il team di scienziati che per 12 anni ha studiato il suo cervello decretando che: la mente di Matthieu Ricard funziona in modo diverso dalle altre. E cioè dalle nostre, sigh.

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Vietato rassegnarsi, dunque, anche dopo aver vagliato questa tesi scientifica che altro non è che uno studio sulla meditazione e la comprensione condotto dal neuroscienziato Richard Davidson per l'Università del Wisconsin che ha applicato più di 256 sensori al cervello di Ricard durante le sue numerose trance di meditazione. Pare infatti che l’uomo più felice del mondo abbia una predisposizione strutturale, ovvero che il suo cervello produce delle onde gamma «mai prima riportate nella letteratura scientifica». Le onde gamma sono tradizionalmente collegate con l'attenzione, l'apprendimento, la memoria e la consapevolezza, i cui livelli in Ricard sono risultati essere alti come non mai, soprattutto durante le meditazioni che costellano le sue giornate. Le tecniche di meditazione aiutano a vedere la luce in fondo al tunnel, per carità, ma, ha precisato il neuroscienziato: «Le nostre analisi mostrano inoltre che il cervello del monaco francese ha un'eccessiva attività nella zona sinistra della corteccia prefrontale rispetto a quella destra, donandogli perciò un’anormale predisposizione alla felicità e una scarsa propensione alla negatività».

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Strano il concetto di felicità, però, se pensiamo che c’è sempre un rovescio della medaglia, sigh. E così, viene fuori che persino l'uomo più felice del mondo ha dei pensieri infelici. Ricard infatti non è del tutto convinto di quanto la scienza dica di lui e pare abbia chiesto al Dalai Lama di ritirarsi. Ha persino rilasciato un’intervista a GQ Usain cui ha obiettato di conoscere «molti altri monaci buddisti» più contenti di lui.

Ma la felicità non è un gara, la felicità non perdona, la felicità non inganna, se c’è. Arriva così serena la risposta del Dalai Lama: «Caro Matthieu, non ti permetto di ritirarti perché se il mondo vuole che tu sia l'uomo più felice, devi essere l'uomo più felice».

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Che dobbiamo fare allora per vivere felici anche noi? La morale della storia la troviamo direttamente nelle risposte di Ricard che sintetizziamo così, per tutti.

La felicità secondo l’uomo più felice del mondo si coltiva così (e se lo dice lui!):

- facendo 20 minuti di meditazione al giorno

- ritagliandosi 15 minuti di pensieri felici al giorno

- evitando di paragonarti ad altri

- praticando la gentilezza e l’altruismo gratuitamente

- recitando questo unico mantra: «il confronto è il killer della felicità».