Sono un maschio occidentale, etero, trentacinquenne.
Ho vissuto in Asia per sette anni senza subire molto il fascino delle cinesi. Fino a poco tempo fa, negli approcci con l’altro sesso, dovevo temere i nordeuropei più alti e biondi e concreti di me, i latinos, più sorridenti, e gli africani, specialmente quelli con un accento francese trés charmant. Ma se la coppia mista lui straniero/lei asiatica è ancora la regola, in giro spuntano ovunque donne occidentali a braccetto con uomini cinesi. Da qualche tempo a questa parte devo vedermela anche con le tecniche di seduzione dell’uomo asiatico e affrontare la sua galanteria, il suo portafogli sempre più gonf io e quella capacità di inventarmi un sogno che forse ho perso da tempo.

Dafne e l’uomo d’affari
Ha già una carriera ultradecennale nel mondo del lusso vissuta tra Europa e Cina: Dafne, sui 35, bellezza spigliata, bel fisico. Quando racconta il corteggiamento di Zhang le s’illuminano gli occhi castani. «Ho una personalità forte, preferisco l’uomo asiatico perché mi lusinga, mi corteggia, e mi fa sentire una piccola principessa». Zhang è un ricco pechinese quarantacinquenne, studi a Oxford e un’impresa di successo, ma nella sua famiglia tradizionalista e confuciana il divorzio dalla prima moglie ha quasi causato uno scandalo. Conosce Dafne, inizia subito a corteggiarla. Il primo appuntamento è un classico invito a bere il tè, poi una passeggiata, una mostra d’arte, una cena. «Godevo moltissimo delle sue attenzioni perché mi proiettavano in una dimensione che molti italiani hanno dimenticato. La componente di mistero è sempre fondamentale. Nel flirtare i sentimenti non si esprimono mai in maniera diretta. Il cinese parla molto con gli occhi, e tu devi sviluppare questa capacità di leggere tra le righe». Il corteggiamento è lungo: tra il primo appuntamento e il primo bacio passano quasi tre mesi. «Da lì in poi abbiamo vissuto per due anni una relazione molto coinvolgente. Il mistero ritorna anche nell’intimità, intuisco che cerca una donna molto tradizionale, i cinesi amano le donne servili. Entro in un mondo nuovo, perché per me il servilismo a letto era tutt’altro che scontato, ma se dedichi all’uomo cinese certi pensieri e certi atti lui ti ripaga appieno e ti fa sentire amatissima».

Per molti asiatici la donna straniera è quasi un trofeo da esibire: Dafne trova la conferma in un ktv, uno di quei karaoke club dove i cinesi concludono le trattative d’affari nel dopocena tra canzoni, liquore, giochi ai dadi e ragazze reclutate per la serata. «Quando l’ho convinto a portarmi con lui mi sentivo una specie di Mata Hari alla scoperta di un mondo proibito». Scatta l’equivoco. Un ritardatario si entusiasma per la presenza di una donna occidentale e chiede alla mamasan – di fatto la maitresse del bordello – di procurargli una straniera. Passerà il resto della serata a scusarsi con Zhang, «ma non l’ho mai visto così compiaciuto. Era emerso perché si accompagnava alla donna migliore. Non sapevo se scandalizzarmi o ridere». Il maschilismo dell’uomo asiatico traspare anche da un lessico amoroso pieno di sfumature: a una cena con alcuni cugini Zhang presenta Dafne come la sua bao bei, “tesoro”, una persona cara, ma non la fidanzata ufficiale. Entra in gioco la questione dell’infedeltà: «È una differenza culturale che lacera noi donne occidentali, mentre per una cinese è normale. “Finché mi rende felice non m’importa”, dicono le mie amiche». Ma la relazione finisce a causa della famiglia di lui: “Sono sicura che non ci fosse un’altra donna. La situazione precipita quando chiedo un impegno definitivo in maniera troppo diretta. Volevo essere la sua tai tai, la donna della vita. Zhang ha avuto paura di presentare una donna occidentale ai genitori, ma non me l’ha mai detto direttamente. Mi resta un rapporto intensissimo e almeno tre consigli a chi inizia una relazione con un cinese: mostrare praticità e pragmatismo nelle faccende quotidiane e una certa dose di sottomissione a letto. Ma soprattutto, imparare a comunicare senza dire». Dalla storia di Dafne e Zhang imparo che il maschio occidentale dovrebbe ritrovare il gusto dei corteggiamenti prolungati.

Anna e gli affari di stato.
Nella storia con li interviene una famiglia ancora più ingombrante: la macchina del potere di Pechino. Li un funzionario ministeriale che ha vissuto quasi otto anni in Italia. Chi occupa un ruolo pubblico di quel livello non può intrattenersi troppo con gli stranieri, «figuriamoci iniziare una relazione». Lui e Anna si incontrano tramite un’amica comune: «Ogni volta creava un mistero intorno all’appuntamento. Non sapevo mai dove saremmo andati e cosa avremmo fatto, diceva che voleva vivere li innamoramento come un’esperienza sempre emozionante. Mi ha intrigato, mi ha vinto, non ci siamo mai annoiati. Rispetto a un occidentale la differenza sta proprio in questo mistero che i cinesi amano creare attorno a sé, ma in maniera molto naturale. Sono gap culturali che possono alimentare la conversazione e la curiosità reciproca». Li non ha nessun problema a presentare Anna ai genitori: «È più determinato di molti italiani che conosco. Ma il governo era tutt’un’altra faccenda». La relazione dura un anno. Quando si esce con un cinese, racconta Anna, non ci bisogno di lottare per la parità dei sessi: «I ruoli sono chiari e la donna deve essere trattata come una regina, almeno all’esterno. Ti conquista la galanteria e una certa eleganza naturale nella postura e nei movimenti che io non trovo nei nostri “machi”. Poi, l’uomo cinese è glabro, e su di me esercita un fascino enorme». Anna ha un colorito delicato, quasi asiatico, e arrossisce un poi: «Sul sesso non sono stata molto fortunata con lui, ma invece alcune amiche mi hanno raccontato faville. Bisogna sfatare la leggenda sulle misure e ridare un poi di dignità all’uomo asiatico». Il mito dell’infedeltà , invece, trova piena conferma: «Per le esperienze che ho vissuto la regola. Li sosteneva che fossi la sua prima donna straniera, ma non gli ho mai creduto. I cinesi sono molto edonisti e cercano il piacere dove lo trovano. Quando finisce termina anche la poesia e si ritorna alla vita di prima». Considerato lo scarso mistero che ha caratterizzato tutte le mie ultime relazioni, devo riflettere.

Chiara e l’artista.
L’underground pechinese un ribollire di contraddizioni. Qui Chiara, in Cina da vent’anni, incontra Hong, un quarantenne scapolo, e molto presto finiscono a vivere insieme. «Hong puntava deciso alla donna straniera - racconta – perché sosteneva che i figli delle coppie miste sono più intelligenti. Mi ha scelta, non ha perso tempo nel corteggiamento. Secondo lui si impara a conoscersi stando insieme, quello che per me era uno scontro continuo per lui faceva parte dell’adattamento». Hong è l’altra faccia dell’edonismo di Li e non vive gli imbarazzi di Zhang: ammette moltissimi trascorsi con “ragazze da karaoke”, confessa con candore che potrebbe succedere ancora, ma per lui Chiara la donna della vita. La presenta in famiglia: «I genitori non hanno vissuto grandi shock perché conoscevano la sua vita turbolenta. Un quarantenne celibe così affascinante raro, Hong si era gi allontanato molto dal cliché cinese». Passionale, intenso, lentamente per conferma a Chiara alcuni stereotipi: «Non frequentava occidentali, aveva molti problemi a incontrare le mie conoscenze. Le serate più belle le ho trascorse a cucinare per i suoi amici, per lui era normale anche dopo una giornata di lavoro. La prima volta in cui ha passato una notte fuori senza avvertire gli ho fatto una scenata, ma non capiva le ragioni della mia rabbia». La storia prosegue tra scontri e un’intesa intellettuale e artistica che ad alcune condizioni funziona anche a letto: «Una divisione dei ruoli veniva fuori anche nel sesso. Si è sempre rifiutato di praticare cose come il cunnilingus. Da un’inchiesta tra amiche ho scoperto che alla maggior parte dei cinesi non piace, non lo fanno mai, soprattutto per ragioni igieniche e culturali. Li fa sentire sottomessi in una sfera in cui vogliono dominare». La storia finisce di comune accordo dopo oltre un anno: «Sta per sposarsi con una cinese, eppure ogni tanto ci vediamo, e non sempre come amici. Per lui è normale. Secondo me una donna occidentale deve vivere un’esperienza con un cinese: è intrigante, specialmente all’inizio. Ma per farsi una famiglia bisogna entrare anima, corpo e mente in Asia, con tutto quello che comporta». L’ultimo insegnamento, di natura sessuale, si gioca tra dominazione e sottomissione, ma proprio non riesco a descriverlo. Forse sono diventato già riservato come un asiatico.