«Sono dovuta arrivare a un passo dall’esaurimento totale per capire che dovevo cambiare. Tutti dall’esterno vedevano la mia vita glamorous, ma dentro ero in frantumi». Voce calma e quell’accento americano che torna a ricordare le sue origini, Karen Joyce è una donna potentissima: lo era quando lavorava come Image Director per Gucci. Lo è ora che ha deciso di abbandonare tutto e tutti per dedicarsi allo yoga. Praticato e vestito fondando il brand di yogawear WearGrace, un nome una filosofia. Il suo abbandonare una strada lastricata d’oro per una lastricata di pace è stata una di quelle scelte da “come cambiare vita?”. «Non sono arrivata serena a questo cambio di vita: a fine 2007 mi sono ritrovata con un problema alla schiena, una forte crisi sentimentale e una tragica scomparsa. Lo yoga è diventato l’antidoto». Karen Joyce è una donna che nel business ci si è fondata ogni volta che le è stato possibile. Origini italo-irlandesi, cresciuta fuori New York City, a 25 anni entra nel Museo delle belle arti di Boston: poi quello che doveva essere uno stage al Peggy Guggenheim Museum di Venezia diventa un lavoro (di un anno). A quel punto «mi sono innamorata dell’Italia, no, non di un italiano». Dal 1989 Karen Joyce è a fianco della rivoluzione Gucci, godendosi anche il grande trionfo del brand by Tom Ford.

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Karen diventa la business woman che da Londra coordina l’immagine di tutti i brand del Gruppo Gucci (da Yves Saint Laurent a Balenciaga oltre a Gucci). Poi decide di rallentare: il peso di quel lifestyle inizia a farsi sentire. Fonda una sua agenzia: segue marchi di impressionante influenza nel fashion biz (Tom Ford, Ferragamo, Ermenegildo Zegna) ma in pochi mesi «ero ripiombata nello stress di un lavoro che ti vuole sempre per sé, il mio matrimonio ne ha risentito, il mio fisico anche». Come può una donna che ha avuto così tanto dalla sua carriera, e dalle sue capacità, arrivare al punto di mollare tutto e cambiare vita? «La crisi della mia vita è stata un concentrarsi di troppe tensioni su troppi fronti. Così nel 2009 ho deciso di chiudere la mia agenzia». Intanto Karen trova nello yoga molto più di una disciplina per distendere il corpo «vivevo a Londra e ho trovato un’insegnante eccezionale, una donna meravigliosa. Quando ho iniziato a praticare yoga ero convinta che bastasse sudare, impegnarsi tantissimo per diventare subito la più brava. Errore. Lei mi ha detto: Karen ci vuole pazienza». Le parole pazienza, calma, respirazione entrano a fare parte nella vita di Karen con sempre più insistenza. Insieme al marito nel 2009 parte per Bali e no, non c’è dietro un viaggio alla Mangia, Prega, Ama con Julia Roberts versione comedy-love. «Sono arrivata a Bali con mio marito, abbiamo iniziato a frequentare un corso di yoga, mi guardavo intorno e la domanda mi è sorta spontanea: perché in una delle discipline più viscerali del mondo, dove lo spirito e la personalità sono così necessarie, tutto intorno a me vedevo persone vestite uguali?»

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Nello spiegare il cambiamento radicale della sua vita Karen Joyce non mente mai: non dirà mai che ha abbandonato tutto completamente per dedicarsi a praticare yoga e chiudere in gloria e tranquillità una carriera più che brillante. Il suo occhio sul business, e ancora di più di immagine, arriva anche lì a Bali, quale segno della sua personalità «qualità essenziale per imparare le fondamenta dello yoga. Mi sono chiesta “perché esistono solo due tipologie di abiti per praticare yoga: o hippy o super training?"». Nel mezzo ecco che Karen Joyce chiama una coppia di designer che conosce da più di 20 anni, e inizia a creare quello che sarebbe poi diventato uno dei primi brand di yoga daily, ovvero indossabile tanto per andare a cena quanto per una lezione di vinyasa all’alba. «Quando ero lì ho vissuto questa sorta di lost in translation: a me piace la moda, pratico yoga, so cosa significa cercare la performance e trovarsi poi una zip sul sedere che ti distrae in certe posizioni!». Il suo brand WearGrace.com (in vendita anche da City Zen centro di healing e yoga a Milano) è una summa di questa rivoluzione personale: linee fluide, discrezione, dettagli minuscoli dalla simbologia potente (come le preghiere tibetane che si celano tra le cuciture), spontaneità. «Vedi è l’abito che si adatta alla persona: tale uguale alla filosofia dello yoga, trasformarsi, adattarsi». Nel rallentare la business woman ci confessa di un matrimonio che si è salvato dal tagliaerba lavorativo, di una costante necessità spirituale e non atletica: «sai, si può vivere non solo per dimagrire».

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