Sono sufficienti una manciata di secondi per farsi un’idea della persona che si ha di fronte. Solo pochi istanti per avere chiara quale sia l’impressione che quel volto ci ha scatenato. In uno studio pubblicato nel 2009 su Nature, un team di ricercatori ha individuato due aree del cervello che diventano particolarmente agili quando incontriamo un estraneo: l’amigdala, che si occupa delle emozioni, e la corteccia cingolata posteriore, legata alla memoria. «Assegnamo un valore a una persona», spiega la dottoressa Karla Starr a Psychology Today, «e subito dopo capiamo come comportarci con lei. Stabiliamo a quanta distanza tenerci o se vogliamo che entri a far parte della nostra cerchia».

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Dal semplice contatto visivo che cosa può nascere? «Quando si incontra per la prima volta una persona», racconta al New York Magazine Kelly Campbell, professoressa di psicologia presso la California State University, «non ci rendiamo conto di quanti micro giudizi riusciamo a produrre. In un decimo di secondo raccogliamo un’enorme quantità di informazioni necessarie per capire se questa persona soddisferebbe o meno le nostre esigenze, o semplicemente, se stimolerebbe emozioni o piacere l’averla accanto».

Quindi l’amicizia chimica, come l’attrazione, esiste? «Non è altro che una connessione istantanea che guida il rapporto dalla nascita e lo rende un legame naturalmente puro», continua la Campbell. Il fenomeno quindi esiste, ma come succede per il feeling sessuale, non sempre è reciproco. Ma è più frequente l’amicizia a prima vista tra donne, tra donna e uomo o tra uomini? «Quando c’è differenza di genere spesso si innescano emozioni più complesse come il desiderio sessuale. Fin dall’infanzia le ragazze sono educate a socializzare tra di loro, a fidarsi di loro. Le connessioni con il mondo dei ragazzi arrivano soltanto in seguito».

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L’amicizia chimica è, nella sua essenza, una reazione emotiva scatenata dall’intuizione. «Le persone in genere pensano di essere piuttosto capaci a formulare prime impressioni infallibili», dice al NyMag Michael Sunnafrank, professore di comunicazione presso l’Università del Minnesota, «invece io ho motivo di credere che non siano poi tanto bravi. Il cortocircuito che scatta subito dopo la formulazione del giudizio a prima vista, influenzerà quasi sicuramente la gestione del rapporto».

Insomma, tendiamo a valutare con cinica freddezza, inconscia e rapidissima, quale sarà la qualità del legame. Il motivo? «La nostra energia emozionale è una risorsa limitata», continua Sunnafrank, «quindi si è più portati a investirla in qualcuno che, auspicabilmente, non la sprecherà, o che non si rivelerà un flop». L’amicizia come un colpo di fulmine sì, ma molto meno irrazionale. Ah, tutto quello raccontato fin qui, per le richieste di amicizia non vale.