Quando essere una party monster ha smesso di essere cool? Forse quando lo stare a casa è diventato il nuovo uscire, e le instagrammate (dal divano) le nuove rimpatriate (del liceo). O forse semplicemente quando la maturità (anagrafica) ha preso il sopravvento, insieme a stanchezza cronica e cervicale feroce. Ma sul declino della vita sociale (e non social) e sul livello di coolness dei forever young/party monster/mondani di professione di oggi, si è interrogata Lara Tawny, collaboratrice dell’Huffington Post ed ex viveur. Lo ha fatto ripercorrendo (non senza una discreta dose di imbarazzo) i suoi momenti di festa più intensi necessari per compilare una mini guida dei 5 motivi per cui essere una party monster oggi (forse) non è più cool.
L’hangover è insostenibile Alias emicrania perpetua, nausea e capogiri. Il post-sbronza (per i trentenni attivi negli anni Duemila e per i Millennials di oggi) non va a braccetto con la tendenza più tendenza che mai: vita-healthy-a-tutti-i-costi. «Se ripenso alle mie “serate di gloria”», scrive la Tawny, «ricordo rientri malconci alle tre del mattino e sveglia alle nove. Doppio turno al bar e poi fuori, di nuovo. A vent’anni i miei standard di follia erano altissimi. Ci ho riprovato a trenta, e il mattino dopo è stato un inferno. Il mio caffè di cicoria e avocado toast non sono riusciti a rimettermi in sesto. Mai più».
Esageri con l’alcol = prendi un chilo a sera Il metabolismo a vent’anni VS il metabolismo a trenta. In tempi di body shaming & sharing, di cura meticolosa del corpo e di fitness&yoga-mania, esagerare con i drink ha una sola e unica conseguenza: se ne accorgeranno tutti. «Mica come quando avevo 20 anni, allora sì che potevo mangiare e bere quello che mi andava, non avevo la minima preoccupazione di ingrassare. Oggi invece, se esagero mi sento in colpa. Dopo tutto quel pilates…».
Relazioni della notte = relazioni lampo e deliranti Brevi, brevissime ma almeno si potevano definire tali (momento nostalgia). Un tempo era “t’indebiterai” (lui che per averla simulava un open bar inesistente) oggi è Tinder. Un tempo erano facce viste una notte e mai più, oggi è Facebook per sempre (offline). Un tempo dimenticare era più facile, oggi una svista amorosa è una condanna a vita (in bacheca).
La scelta dell’outfit La buccia di banana è a un passo. Se un tempo qualsiasi look era IL look, a +30 anni la valutazione è gravosa. Complice la silhouette ammorbidita e un guardaroba fin troppo matur(at)o, uscire e non sentirsi fuori luogo è durissima. Anche se nella memoria un file per non dimenticare fa tornare alla mente quella serie di scelte infelici...
L’inevitabile post del giorno dopo = reputazione rovinata Duck face, duck face ovunque. Il molto poco documentato e documentabile di un tempo, oggi compone l’archivio ricordi dei profili social. E in tempi in cui il job-scouting passa anche dalla foto profilo e dalle condivisioni, lo storico social svela molto, troppo. Cose che nemmeno il curriculum più brillante potrebbe scagionare. «Più volte mi sono trovata costretta a cancellare foto a dir poco imbarazzanti planate sulla mia bacheca», continua la Tawny, «"Sono proprio io quella?" Pensavo. A vent’anni era divertente, oggi è davvero troppo rischioso».