Radio Serva: il nome scherzoso con cui ci si riferiva alle servette delle case dei ricchi che tutto sapevano degli inquilini e non perdevano occasione per diffondere a mezza bocca segreti a libera interpretazione, alimentando il venticello della calunnia e l’aura di mistero attorno a certe persone. Ne I Soliti Ignoti di Mario Monicelli è la cameriera Carla Gravina a dare a Vittorio Gassman (che la corteggia) l’indizio involontario sulla casa vuota delle zie che la tengono a servizio, spianandogli la strada verso il furto al Monte dei Pegni. La Treccani parla chiaro: spettegolare va letto in accezione negativa. Per sparlare basta una S e l’azione piacevole della conversazione diventa sinistra, piena di doppi sensi e volta a screditare qualcuno. Parlare male alle spalle ci viene vietato fin da piccoli con l’insegnamento della lealtà: “Tutto quello che dici parla di te, in particolar modo quando parli di un altro”, diceva Paul Valéry in una massima che dovremmo stamparci in fronte. Ma impariamo ben presto che il pettegolezzo giusto, oltre ad essere il sale della vita, può rivelarsi molto utile.

A confermare la teoria che il gossip fa bene arriva lo studio condotto dall’Università di Ottawa, in Canada, riportato da Psypost: spettegolare è un talento. Sì, non fate quelle facce. Spettegolare bene stimola la competizione con persone dello stesso sesso ed è parte integrante dell’evoluzione umana: un pettegolezzo innocente detto al momento giusto può essere la base per un’alleanza, serve a conoscere uno specifico rivale e a saggiare la sua (e la nostra) reputazione. Spettegolare = creare reti di contatti: la base di ogni successo da pierre e, sul piano più intimo, trovare il compagno o la compagna giusti. “Dal punto di vista dell’evoluzione, il gossip è stato considerato una strategia di competizione putativa intrasessi per competere con persone e risorse al fine di ottenere successo riproduttivo” spiega Davis nell’introduzione allo studio, che ha coinvolto 290 persone tra i 17 e i 30 anni nella compilazione di tre questionari specifici sulla tendenza al pettegolezzo.

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Le persone più competitive tendono a spettegolare di più e lo fanno per conoscere indirettamente i potenziali avversari. Deal with it: dal gossip nessuno è immune, né nel subirlo, né tantomeno nel farlo. E al giorno d’oggi, con l’invasione del libero pensiero su Facebook&co., commentare fuori dai social gli status altrui è diventato un ordine del giorno involontario. Siamo subissati di opinioni su tutto e a nostra volta ne forniamo in continuazione sotto forma di pensieri estemporanei, canzoni, citazioni e buongiornissimo kaffèèè glitterati. Anche chi detesta profondamente i pettegolezzi può conoscere un dettaglio specifico sulla vita di una determinata persona, da cedere involontariamente a qualcun altro con una conversazione o uno screenshot. Al di là della gratuità, il ruolo sociale del gossip è ancora fondamentale, perché permette alle persone di valutare le proprie abilità nel confronto con chi è totalmente lontano da loro. Dallo studio è emerso che le donne sono più propense al gossip come social information, mentre gli uomini vivono i pettegolezzi come confronto di successi o per parlare della salute (strano ma vero).

Se ribaltassimo la prospettiva in cui intendiamo normalmente i pettegolezzi, potremmo capire come il gossip sia l’espressione più facile e immediata per parlare di e con altre persone, e confrontarsi su tanti argomenti che avremmo potuto non conoscere mai. Il gossip è utile nella ricerca di fidanzati e alleati (con discrezione): le donne sono le prime a cercare di reperire quante più informazioni possibili su un potenziale partner, sia osservandolo e traendo conclusioni, sia interrogando con finto distacco le persone più vicine a lui (oppure setacciando i suoi profili social. Non siate santarelline, lo abbiamo fatto tutte).

Non vi abbiamo convinti? Ci giochiamo la carta salva-pettegolezzo con un aneddoto storico: furono i rumors mediatici attorno ai divi di Hollywood negli anni Cinquanta a rendere comune il concetto di divorzio. La gente comune iniziò a discutere di separazioni perché si confrontava su quelle delle persone famose e piano piano l'idea che un matrimonio potesse finire per tutti, anche per la Sora Pina del terzo piano, divenne socialmente accettabile. Fu così che si arrivò a legalizzare il divorzio e a non stigmatizzare più chi divorziava perché andava contro volontà divine o “per sempre” siglati davanti al prete. Tutto per merito di un po' di sano gossip.

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