Bistrattato, accusato, maledetto. Il 17 è, almeno per la tradizione greco-latina, numero generatore di sfortuna e malocchio. Già secondo i pitagorici greci il 17 era portatore di disgrazie perché nato in mezzo ai perfetti 16 e 18 (e perché il diluvio universale cominciò proprio il giorno 17. Vedi Genesi 7-11). Ma forse proprio perché è da sempre, universalmente considerato un numero capace di terrorizzare i più superstiziosi (quelli made in Italy soprattutto: nei voli della compagnia di bandiera manca la diciassettesima poltrona e la Renault vendette l’auto chiamata “R17” in Francia come “R177” in Italia), a moltissimi ha cominciato a fare molta molta simpatia (altri ancora invece continuano a soffrire di eptacaidecafobia, vale a dire della paura folle del 17).

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Per qualcuno il 17 è un numero più che positivo, la cabala ebraica ad esempio, lo considera propizio perché è la somma di tre lettere dell’alfabeto ebraico che compongono la parola: bene. O addirittura un numero portafortuna, come fosse un amuleto generoso da venerare. Altri ancora ne sono letteralmente perseguitati, tanto da diventare IL numero che ha segnato gli eventi più importanti della vita. Per non parlare di quanto sia largamente preferito al rivale di sempre: il 13. Ritenuto decisamente più “pericoloso”. Ora, tirando le somme dello scorso 2013 (anno del, in ordine sparso, devastante tsunami che colpì le isole Salomone, delle dimissioni di un pontefice dopo 600 anni, e del meteorite caduto in Russia) e quelle di questo 2016 appena terminato (in assoluto il più infausto degli ultimi decenni) che, stando a quanto sostenuto dai pitagorici rappresenterebbe il numero perfetto, i propositi per questo nuovissimo 2017 sono più che positivi. Grande aspettative per l’anno dal numero (per molti) portafortuna.