Voglia di matrimonio. Ma che fare se la sposa ha superato i quaranta? Ecco come affrontare la scelta più pazza che c'è.

«Ma scusa, ma non eri tu quella che voleva la favola?». Il tono di Ilaria è quello di una che ha giustamente perso la pazienza, pronta a mollarmi, tra strascichi e pizzi, in un tempo inferiore a quello che serve per pronunciare la parola chiffon. Eppure ha ragione. Ilaria ha ragione. Qui non siamo dalle parti di un’amica ingrata (sarei io, mica lei). Qui siamo delle parti di una sociopatica, di una confusa, di una con una doppia personalità, di una incapace di essere felice, probabilmente depressa, più facilmente tendente al vittimismo (sempre io, mica lei). Il fatto è che sono al centro della stanza, su un piedistallo, e ho addosso un abito lungo color avorio che visto giorni prima su una rivista mi urlava favola direttamente nelle orecchie, ma che ora, addosso, sembra il peggiore degli incubi.

Molto fanno i rotolini di ciccia sulla schiena che escono dal vestito, certo, le braccione degne di una che ha tirato la pasta tutta la vita, le rughe e quell’accenno di pancia che non è neanche più un accenno, è una realtà bella e buona e non importa quanto trattenga il respiro - sono diventata bravissima, ormai vivo respirando dalle orecchie - e quanti strati di spanx abbia addosso, la pancia è lì per rimanere. Lo specchio enorme che mi ritrovo di fronte rimanda un’immagine che non riconosco: agghindata come un’aspirante Grace Kelly non credo di essere mai stata così a disagio in vita mia. Vorrei piuttosto nascondermi, adesso, figurarsi l’idea di farmi vedere conciata in questo modo da un centinaio di invitati. Mi guardo intorno, circondata da tulle, chiffon e abiti effetto nudo tendenza Beyoncé al Met Gala: il momento in cui la moda da cerimonia è svoltata in roba buona per le spogliarelliste mi è evidentemente sfuggito. E comunque, anche tralasciando trasparenze inopportune, la verità è una sola e fa male: sono una sposa vecchia. Sono una che si sposa a un’età alla quale potrei essere tecnicamente già nonna.

Sono una che si sposa a un’età per la quale dovrei essere qui ad accompagnare mia figlia che si sposa, mica io. Sono così vecchia che ancora mi ricordo quando alle spose si richiedeva buon gusto e compostezza, mica tutte queste trasparenze e queste scollature. Sono una sposa tardiva, e non importa quanto cerchi di convincere me stessa che sono una donna di gusto e che quindi saprò portare avanti l’operazione matrimonio con composta dignità. Già il fatto di essere qui a misurarmi abiti color cipria mi fa sentire ridicola. Sono una sposa fuori tempo massimo, ma assodato che indietro nel tempo non si può andare e che ormai ho detto di sì, non posso fare a meno di chiedermi: quanto tardi è troppo tardi? La questione del come mi vesto è solo la punta dell’iceberg, l’ultimo dei problemi. Però ne rimane comunque uno, di problema. Nonostante le statistiche di tutto il mondo dicano che le coppie si sposano sempre più tardi, quella del matrimonio resta un’industria con un immaginario popolato da ragazze sotto i trent’anni. Riviste di settore, pubblicità, trasmissioni televisive: la sposa è sempre una ragazzina spensierata con una coroncina di fiori in testa quando fa la bohemienne, un velo di pizzo quando fa la madonna incoronata. Pazienza se a vent’anni ormai non si sposa più nessuno. Noi spose tardive non esistiamo nelle ricerche di marketing, a rafforzare l’idea che il matrimonio non è roba per noi e che se proprio siamo convinte di farlo, dobbiamo farlo vestite come se andassimo a un appuntamento con il commercialista.
Il primo stilista che si inventa una linea di abiti da sposa per donne over 40 che sia in 
bilico tra romanticismo e senso del ridicolo si merita il mio personalissimo Nobel per la Pace, oltre che fatturati da capogiro. Epperò il senso di inadeguatezza non è solo un problema di fashion.

Le insicurezze sono più profonde. Persino io che sono teorizzatrice massima, difensore assoluto delle farfalle nello stomaco senza se e senza ma, ecco persino io, cocciuta inseguitrice di favole, mi rendo conto che dichiararsi amore eterno a un’età nella quale dell’amore non si sa niente è un conto, confermarlo a un’età in cui si è certi dell’infedeltà dei pinguini, figurarsi degli esseri umani, è un po’ diverso. Le aspettative sono diverse, mica solo i pori della pelle. «A 20 anni ho sposato l’uomo di cui sono stata follemente innamorata per 15 minuti, a 40 quello che so che mi sarà simpatico per tutta la vita», mi ha detto Monica, altra sposa tardiva. Magari la sua distinzione è un po’ troppo schematica, ma è indubbio che a età diverse corrispondono priorità diverse. Se a 20 l’ipotesi di dividere la vita con uno stronzo ci sembra affascinante, a 40 siamo sagge abbastanza per accettare inviti a cena solo da personcine decenti. Se a 20 ci sposiamo anche un po’ per far piacere ai parenti tutti, sposarsi a 40 - ma anche a 50 e oltre - diventa la decisione più sfacciata che ci sia. Sposarsi mentre intorno a te tutti i tuoi amici stanno divorziando, può essere la cosa più romantica del mondo. Forse anche incosciente, ma magari neanche troppo visto che la matematica è dalla nostra parte: se, nella peggiore delle ipotesi, il matrimonio tardivo dovesse durare solo 14, 15 anni, la potenziale crisi arriverebbe a un’età in cui nessuno si prende più la briga di divorziare.

Dove non arriva la passione, arriva almeno la pigrizia, forse il più sottovalutato tra gli incentivi alla fedeltà perenne. «È l’uomo più simpatico che abbia mai conosciuto», ha dichiarato Jennifer Aniston parlando del secondo marito Justin Theroux, sposato in seconde nozze a 46 anni. Il primo, ci ricordiamo tutti, fu Brad Pitt, e non finì benissimo. Se anche Jennifer ha capito che meglio una sana risata di uno zigomo sporgente, chi siamo noi per contraddirla? «I sogni muoiono. Il che ti lascia con una scelta: accontentarti della realtà oppure sognare un altro sogno», ha detto una volta Nora Ephron. Parlava di matrimonio tardivo, è evidente, e infatti si è sposata tre volte, l’ultima a 46 anni. Adolescente nei rigidi Anni 50, ribelle tutta pace e sesso libero nei 60, Ephron faceva parte di quella generazione capace di mantenere uno spirito rock’n’roll anche in età avanzata e fare scelte libere dalle convenzioni e dai giudizi. Al cui proposito: nella sorpresa generale e dando origine ai commenti più disparati, si è sposata di recente anche Jerry Hall. A 59 anni è convolata a nozze con il miliardario Rupert Murdoch, che di anni ne ha la bellezza di 84. Quarte nozze per lui, prime per lei, visto che quello sciagurato di Mick Jagger a Bali le aveva messo al dito solo una fede farlocca. Sarà solidarietà tra spose tardive, ma vedere lei tutta sorridente il giorno delle nozze non solo mi ha fatto sentire meno sola e ridicola, ma mi ha illuminato rispetto alla annosa questione relativa a che cosa sia davvero l’amore, per di più vissuto in età avanzata. Il giorno delle nozze Jerry, affascinante come sempre, indossava sì un lungo abito azzurro pallido di Vivianne Westwood, ma ai piedi aveva un paio di ballerine argentate di Roger Vivier e sotto, ben evidenti, un bel paio di calze contenitive color carne modello zia Pinuccia.

Come a dire: a 20 scegli l’uomo che ti fa sentire bella, a 40 quello che ti fa stare comoda.