Per uno strano ciclo epocale difficile da analizzare, questa decade si sta portando via storiche figure di libertini. Qualche anno fa è toccato a Riccardo Schicchi, oggi tocca a Elio Fiorucci, stilista dell'allegria, del sesso, della trasgressione giocosa. L'ho intervistato molte volte e, per quanto non fossi un suo amico intimo, credo di poter dire che ora sghignazzerà leggendo i suoi coccodrilli. Oggi che il libertinismo è d'accatto (Salvini che dice: «La prostituzione è meglio della marijuana») e che ci sono ragazze ventenni che si arruolano nell'Isis, sono convinto che quest'uomo ci mancherà. Ci mancherà quel suo sguardo alla Martin Parr sulle cose, quella passione per Barbie e nanetti, quella ricerca scanzonata dello strumento di seduzione (è stato il primo a ospitare un corner di Agent provocateur nel concept store milanese). Elio Fiorucci portava il nome di un gas esilarante, leggero più dell'aria stessa, usato per i palloncini e per ridicolizzare e storpiare anche le voci più severe. Con quella leggerezza l'ultima volta che gli ho fatto una domanda aveva saputo aprirmi ancora una finestra colorata sulla realtà. Gli avevo chiesto: «Che cosa sta cambiando in noi e nelle nostre relazioni la tecnologia degli iPhone?». Risposta: «La tecnologia finora è stata utile, ma ora è diventata magia. Che cosa sono tutte queste funzioni se non delle magie?». Già.
Elio Fiorucci: un maestro di leggerezza e libertà
Colori, Barbie, nanetti. Andava a caccia di idee per sedurre, amare, giocare. E le trovava sempre.
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