Le donazioni natalizie sono in linea di massima di tre tipi: ricerca scientifica, aiuto e sostegno di umani grandi e piccoli nel mondo, aiuto e sostegno agli animali.

Le donazioni natalizie sono grandi detonatori di imbarazzo tra le persone: se ho un parente terremotato come faccio a essere insensibile a una raccolta fondi destinata alla ricostruzione? Ma cosa sceglierò di fare con quella causa per gli animali a cui tengo tanto? Sono quindi donazioni spesso intime e segrete. Sono regali che si possono ostentare soltanto a se stessi davanti allo specchio.

Le donazioni natalizie seguono la logica dei consumi: appagare un mio senso di colpa è un bisogno moderno, le donazioni in denaro mi mettono a posto la coscienza con una manciata di euro. Non c’è bisogno di crederci più di tanto, lo sanno anche i fund raiser: che tu sia una persona di cuore o meno puoi comunque contribuire a risolvere un problema.

Anzi, forse le donazioni natalizie più ambite sono proprio quelle dei superficiali: donano e non vogliono tante spiegazioni, non seguiranno veramente il progetto supportato, si accontenteranno di qualche brochure di ringraziamento durante il 2017.

Dopo avere per anni distribuito a pioggia aiuti alle cause più disparate, in una piena e semiconsapevole logica di consumi ecco che quest’anno voglio uscirne. L’austerity mi influenza quando scelgo se consumare un pomodoro o un avocado? Bene, mi deve influenzare anche nelle donazioni natalizie. Ho almeno 100 amici impegnati in cause validissime: ma ho solo 50 euro e non voglio dare 50 centesimi ad ognuno perché se c’è un metodo di sicuro successo per scontentare tutti è cercare di accontentare tutti.

Bene, se avete letto fino a qui, questa non giornalistica premessa, vi dirò che ho appena messo al primo posto tra le mie donazioni il CENTRO TUTELA E RICERCA FAUNA ESOTICA E SELVATICA MONTE ADONE ONLUS (centrotutelafauna.org) 051847600

Non faccio per vantarmi ma penso di aver seguito un protocollo serio, che rispetta dei parametri seri che, se sono importanti per me forse potrebbero esserlo anche per voi. Ho scelto loro per:

1 LA CONOSCENZA PERSONALE DEI VOLONTARI. Conosco i volontari personalmente e seguo il loro lavoro quasi quotidianamente sui social network

2 LA CONOSCENZA DEI BENEFICIARI. Conosco uno a uno i beneficiari di questi aiuti. Sono leoni, tigri, scimpanzé, linci, procioni, lupi. Si chiamano Leo, Ulisse, Lupin, Margot ecc. Fanno tutti parte di una categoria di esseri che non possono difendersi da soli dagli esseri umani, che è la specie più esperta nello sfruttamento. Penso che i soggetti deboli non esistano soltanto tra gli umani.

3 LA REPULSIONE PER LE FOTO CHE IMPIETOSISCONO. Mi piace tantissimo l’idea che nessuno possa pagare un biglietto per andare a vedere con curiosità circense questi animali che hanno già sofferto abbastanza. Sono in cattività, ma c’è ancora modo di rispettare la loro dignità. Penso che dovremmo chiederci sempre anche se è giusto sfruttare l’immagine (di bambini che piangono, di animali maltrattati di persone non in grado di intendere e volere) di chi non può firmare liberatorie con l’unico scopo di influenzare eventuali benefattori. È vero che i pugni nello stomaco smuovono le coscienze. Ma il problema è che tanti pugni nello stomaco dopo un po’ non fanno più male.

4 LA LEZIONE DEL RISPETTO. È più facile rispettare una casa che abbiamo dovuto ricostruire piuttosto che una nuova. Il Centro Monte Adone lavora recuperando tanti animali che hanno popolato in passato i nostri boschi. Stanno tornando, ma l’uomo non è più abituato alla loro presenza. E li considera un problema. C’è un nuovo rispetto da imparare e da trasmettere alle generazioni.

Sono 4 parametri, semplici e, per me, sicuri. Fuori dal consumismo charity tanto in voga.