«Carlo Azeglio Ciampi se n’è andato all’età di 95 anni. Al suo fianco la moglie di sempre Franca Pilla»: con questo stereotipato e inevitabile incipit tutti i media salutano l’ex presidente della repubblica “traghettatore”, quasi a sottolineare come se ne sia andato con la solita, proverbiale, “normalità”, un tratto che lo contraddistingueva come uomo e come politico.

Laddove per normale s’intende tranquillizzante più che sobrio, civile più che militante, previdente più che austero. Ma è quella figura di donna, Donna Franca Pilla, a stimolare una riflessione. Perché ricorda una vedova come tantissime vedove italiane, un tutt’uno con il marito in un rapporto che oggi appare inconsueto, o forse desueto. Non si tratta di lanciarsi in un’invettiva contro le coppie moderne o trovare polverosi pretesti per rimpiangere gli “antichi valori perduti”. Si tratta di altro, di qualcosa che le coppie hanno smarrito o stanno perdendo e che non è stato rimpiazzato, nel nome di un malinteso senso di progresso.

Parliamo dell’idea dell’invecchiare insieme, di diventare inseparabili brontoloni, perdendo pezzetti di ossa e di memoria per la strada e sapendo che però saremo al sicuro sempre, che una rete ci proteggerà dalle brutte cadute nel buio. Un microcosmo privato, tolleranze che diventano intolleranze e poi tornano a essere tolleranze perché non puoi farne a meno. Messinpieghe sempre uguali per lei, sempre gonfie, a volte argentee, sempre alla moda perché lontane dalla moda, e pantaloni un po' ascellari per lui, somiglianti a quelli degli "umarell", quei pensionati con le mani dietro la schiena. I gesti ripetitivi, filo conduttore di ogni anziano, qualunque carica o ruolo abbia ricoperto nella sua esistenza.

Conosciuti a 18 anni, fidanzati a 24, Franca Pilla e Carlo Azeglio Ciampi sono stati sposi a 26: il percorso classico, il percorso “normale”. Così girava il mondo in quegli anni Trenta, Quaranta e poi alle soglie dei Cinquanta. E girava uguale per tutti, tanta voglia di ricostruire città, grazie ad alleanze forti in grado di superare conflitti, incomprensioni ed emancipazioni. Dalla stessa Franca Pilla sono arrivati, nel tempo, racconti che sapevano di Ratafià: lui la vide piccola e secca all’Università (Normale, manco a dirlo) di Pisa. E se ne innamorò. Lei lo vedeva come un bel fusto corteggiato dalle ragazze, ma quando lo scoprì timido se ne innamorò. Chiacchierarono molto a un tè danzante. La scintilla che scatta è sempre quella, è sempre stata quella, anche se un tè danzante non è Facebook (e tantomeno Tinder). Ma quanti tra i genitori dei Baby Boomers hanno vissuto quegli attimi sublimi di cui rimangono tracce soltanto nei romanzi di Somerset Maugham, in certe canzoni di Fred Buscaglione o nei pezzi di Duke Ellington? Tanti, tantissimi, spesso inconsapevoli del fatto che ci fossero degli autori dietro certe musiche o certe parole.

Un salto di 50 anni ed ecco la famiglia Ciampi al Quirinale, un’intimità protetta e facile da proteggere perché normale, non dissimile da quella di tanti. Di sicuro Franca Pilla, di 10 giorni più giovane del marito, nella casa presidenziale, aveva una buona scorta di tailleur e probabilmente ogni tanto li guarda ancora e ripensa, come fanno tutte le nonne, ai momenti in cui li ha portati per qualche occasione speciale per incontrare persone speciali o vivere momenti speciali. Con il marito. Ma non si pensi che la molisana Franca Pilla, “normale” e ligia al protocollo, sia una donna senza personalità. Una volta se la prese con la tv e disse che era “deficiente” e “volgare”. E del resto per una che si è innamorata a un tè danzante, pensarla così è, appunto, normale. Intelligentemente normale.