«D’ora in poi avrò tutti i sabati impegnati», ha detto divertita Giorgia, 37 anni, pr di moda milanese, il 5 giugno 2016, quando è entrata in vigore la legge sulle unioni civili. Pensava ai tanti inviti che avrebbe ricevuto per i festeggiamenti degli amici, coppie omosessuali finalmente libere di ufficializzare il loro legame. Ma facendo il conto, in questi due anni sono stati più numerosi i sabati che ha dedicato al pacchetto cerimonia, trasferta in villa sul lago, sei portate, dj set fino a tardi dei soliti matrimoni etero.

In Italia ci si sposa ancora. Gli ultimi dati Istat parlano di 203.258 sì pronunciati nel 2016, con un aumento di quasi 7 punti percentuali rispetto al 2014. Certo, niente a che vedere con i 291.607 di un ventennio indietro, ma è comunque un dato controcorrente. Era più prevedibile il boom dei divorzi, +57% grazie allo snellimento di tempi della legge 55/2015. Divorziare più in fretta significa anche essere pronti a risposarsi prima, infatti cresce il numero di chi (soprattutto i maschi), forte dell’esperienza accumulata, si dà una seconda chance sperando di fare meglio: l’11% del totale. Forse anche questo contribuisce al progressivo innalzamento statistico dell’età degli sposi. 37 anni per lui, 33 per lei: 1 anno e 3 mesi in più del 2012.

«Sono figlia di separati, quando mi parlavano di fedi e confetti facevo una smorfia come i bambini che assaggiano il limone per la prima volta», dice Nicoletta, illustratrice 35enne. «Ma adesso nostra figlia ha 3 anni, e per iscriverla all’asilo ci fanno impazzire con la richiesta di documenti. Quindi a giugno ci sposiamo in comune per facilitare le cose. Romantico, no?».

“Lo voglio” non segna più l’inizio di un viaggio, arriva quasi sempre a rodaggio avvenuto. Una coppia su sette oggi ha già dei figli al momento delle nozze, e solo per il 56% sono figli di entrambi gli sposi: gli altri sono nati dall’unione con un partner precedente. È uno dei risultati appena pubblicati nel Libro bianco del matrimonio: novità, sfide, realtà e illusione. Studio a 360° del settore nuziale, realizzato da Esade per il portale matrimonio.com. Ufficializzare la relazione per la prole è la motivazione primaria per il 7,4% degli italiani, ma niente paura, l’amore vincit ancora omnia: il 75,5% si sposa per fare un passo avanti nella love story.

Credere nei sentimenti in tempo di crisi è come credere nel biologico, costa. Sfiora i 24mila euro la spesa media (2mila e rotti solo per l’abito da sposa, e ci mancherebbe altro) per un ricevimento con 114 invitati. Con un picco di 30mila euro al Sud, dove il prezzo per persona è minore ma la folla più nutrita. Poi si cerca di rientrare nel budget grazie ai regali degli ospiti: il 57% riceve una busta con i contanti il giorno stesso.

Che sollievo, ci siamo finalmente liberati dalle liste nozze nei negozi di casalinghi, che ci costringevano a parcellizzare improbabili vassoi in wengé intarsiato. Chi si sposa ormai ha già tutto, tranne forse il tempo per godersi una luna di miele come vorrebbe: dura 14 giorni tipicamente il viaggio, la meta preferita sono gli Stati Uniti, con selfie d’obbligo in cima all’Empire State Building di New York.

Un'organizzazione smart. Lo studio citato rivela che l’88% dei nubendi cerca informazioni e idee in rete, e che dal 2015 a oggi le ricerche su cellulare hanno superato quelle da pc. Con buona pace dei wedding planner vip e dei cognati espansivi, chi vuole organizzare un matrimonio ha googlato l’impossibile e sa - o pensa di sapere - esattamente quello che vuole. Qualcuno si spinge oltre con la tecnologia e investe in un servizio video futuristico: le riprese dall’alto con i droni. Le ha già scelte 1 coppia su 5, e poi ci dicono che siamo un paese di mammoni e tradizionalisti.

La nostra propensione tech entra in gioco in realtà molto prima del giorno X, anzi, è quella che sempre più spesso ci fa trovare l’amore. «Con un’indagine condotta nel 2017 sul nostro sito abbiamo scoperto che i legami nati online tendono a durare di più. Questo perché la mediazione dello schermo favorisce l’intimità, ci fa mettere a nudo e selezionare persone con delle affinità in modo più scientifico», ci dice Giuseppe Lavenia, psicologo presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo. «Dall’altro lato il cellulare sta devastando i matrimoni, perché può essere un’arma: il mezzo perfetto per esercitare un ipercontrollo sull’altro».

Eppure, con tutti gli alti e bassi, stiamo tornando a sposarci, perché? «Nella nostra società liquida non c’è definizione dei ruoli, e questa mancanza di confini ci sta spaventando. Il matrimonio è una certezza che ci definisce, ci dà stabilità». E ci apre a possibilità che non avevamo considerato: quasi 3mila ultrasessantenni hanno detto sì nel 2015 (Istat). E per loro è solo l’inizio.