Le parole d’ordine sono: contaminazione e partecipazione. Sì, perché a Manifesta 12, la biennale europea che aprirà il 16 giugno a Palermo, le idee sono tante e ben chiare. Con la tematica “Giardino Planetario. Coltivare la coesistenza.” si parlerà delle sfide dell’attualità e del futuro, tramite esposizioni, talk, dibattiti, workshop e performance distribuite in tutta la città. I protagonisti della 12esima edizione di Manifesta a Palermo sono loro (ma non solo), gli artisti. Scelti tra i più irriverenti, critici e pungenti, porteranno progetti personali fatti ad hoc per una biennale unica e irripetibile nel territorio palermitano. Quelli del (nostro) cuore? In cima alla lista, la curiosa accoppiata Gilles Clément e i Coloco, “padrini” di Manifesta 2018. Clément è infatti un paesaggista e filosofo contemporaneo francese che ha influenzato intere generazioni di pittori europei trattando della biodiversità, e con il suo saggio Il Giardino Planetario ha ispirato la tematica dell’intera biennale. Assieme a Coloco, lo studio di progettazione urbana e paesaggistica, darà il via a Becoming Garden, nel quartiere periferico Zen di Palermo: attraverso un programma fatto di incontri e dialoghi, ogni cittadino si prenderà cura del proprio spazio, proprio con lo stesso rapporto di simbiosi che ha il pittore con la sua tela.

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E ancora, l'intervento dei Rotor ospiti del programma di Manifesta a Palermo, il collettivo belga di architetti e designer, da sempre impegnato nell’impiego ecosostenibile dei materiali industriali e dell’edilizia. Lavoreranno nella zona di Pizzo Sella, una collina che offre un punto di vista panoramico mozzafiato sulla città e sul mare, deturpata però dall’abuso edilizio degli anni Settanta. Si cercherà di riqualificarla attraverso un intervento urbano, un’installazione e diversi workshop, includendo la partecipazione attiva della cittadinanza. Iniziative di questo genere vengono definite "urban commons”, poiché gli artisti non espongono una canonica “opera” come ce la immagineremmo, ma si fanno catalizzatori di energie collettive attorno a un progetto che appartiene a tutti. Viene così sviluppato un senso di appartenenza cittadina attraverso progetti che vanno ben oltre la geografia della città, un lascito sul territorio pensato per sopravvivere oltre i sei mesi di durata della biennale. Manifesta 12 è anche performance, grido popolare e culturale. A dimostrarcelo, ci saranno i maestri di tali pratiche. Tanto per iniziare, l’italianissima (quanto acclamata all’estero) Marinella Senatore, un’artista che da sempre si distingue per riuscire a concentrare nella sua opera i linguaggi di teatro, musica e cinema e trasformali nella voce della protesta. A Manifesta 12 presenterà Palermo Procession, una performance che coinvolgerà tutta la comunità palermitana in un vortice al limite tra parata e danza. In modo affine, la tematica della processione tocca anche l’opera di Jelili Atiku, considerato il pioniere della performance art contemporanea in Nigeria: coniugando il siciliano festival di Santa Rosalia a Palermo con la mitologia del popolo africano Yoruba, sarà creata una performance fatta di rituali, piante e oggetti scultorei. E ancora Cooking Section, il duo londinese composto da Daniel Fernández Pascual e Alon Schwabe, con la collaborazione dell’Università di Palermo, svilupperà una strumentazione per rimettere a sistema una serie di tecniche d’irrigazione a secco. Un laboratorio a cielo aperto espressione di una conoscenza che viene creata, mobilitata, nell’intento di rimanere come dotazione per la città.

Manifesta 12 non parla solo il linguaggio dell’arte: Giorgio Vasta, giornalista e autore di Tempo Materiale, romanzo proprio sulla Palermo degli anni Settanta, presenterà City Scripts. L’opera, realizzata con il Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, sarà una composizione di cinque micro-narrazioni sul capoluogo siciliano in cui le parole si mescolano ai suoni. Non perdetevi, poi, il 14 giugno Circus di Marcello Maloberti, che in Piazza Garrone installerà una tenda da mercato, con 200 specchi appesi con filo di rafia e quattro macchine parcheggiate coi fari accesi. A pochi passi dalla tenda, un dj suonerà musica ad alto volume. Tutto è parte di un piccolo luna park in cui architettura e passanti convergono, una notte che onora la poetica di Pasolini e Fellini.