Ci tocca scomodare Milan Kundera per capire cosa sia il Kitsch e perché ne siamo così terribilmente affascinati nei nostri tempi. Kundera descrive il Kitsch usando la metafora della defecazione; un qualcosa che fa parte di noi, ma della quale ci vergogniamo. Essa è "l'inaccettabile della Creazione". E allora chiudiamo la porta. Ma questo non fa sì che essa non continui a far parte di noi, né tanto meno il fatto che noi cessiamo di produrla. Se nel capitalismo 2.0 chiudiamo la porta mentre siamo intenti a fare shopping online, non è difficile immaginare la discarica visiva prodotta. La domanda da farsi allora è molto semplice: si tratta davvero di una discarica o è semplicemente ciò che siamo? E se è buona la seconda ipotesi: perché continuare a vergognarcene, invece di trovare un modo intelligente per esporla e raccontarla? Da Jeff Koons a Martin Parr, il gusto per il cattivo gusto è stato ampiamente lessicalizzato nell'arte contemporanea.

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Martin Parr Studio


Koons e Parr sono, sicuramente, due nomi di culto nella definizione contemporanea del Kitsch; volando leggermente più in basso vogliamo proporvi due account Instagram da seguire per non rifarvi gli occhi e sintonizzarvi sulla vibe anti-estetica dei dissacranti anni Zero. Il primo nome che vi consigliamo è Decor Hardcore, un account Instagram che vanta ben 157.000 follower, fonte di ispirazione inesauribile per gli esteti del cattivo gusto. Tra carte da parati che sembrano sfondi di Windows XP post-prodotti, letti a forma di animali improbabili, stanze da letto crocevia tra la casa di Jane Austen, il privè di un night-club, una giungla urbana e una profumeria i vostri nervi ottici saranno abbastanza stimolati. La pagina è stata fondata nel 2015 come galleria di immagini trovate su eBay dall'artista Ksenia Shestakovskaia, che via via l'ha trasformata in un'agenzia creativa (che tra gli altri ha collaborato con Gucci) e in un brand-online con base a Berlino.

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Courtesy of Decor Hardcore

"Lo so che il mio Instagram è spesso definito come il regno del cattivo gusto. Tuttavia, penso che le persone lo definiscano così perché sono state educate visivamente a censurare ogni tratto di personalità, colore ed espressione eccentrica di sé. Questa estetica addomesticata viene seguita da molti designer al fine di raggiungere il più ampio numero di persone possibile a cui vendere un prodotto. A me piace il design spinto; mi sono stancata di tutto questo modo mainstream e senza colori di vedere la realtà. Mi stimola l'idea di poter sbagliare, di rischiare con gli oggetti. Ad esempio i neon con i colori freddi, che adoro, sono i colori della fantasia, del sogno, dell'illusione, al contrario dei colori caldi e terrosi che rimandano alla banale realtà. Ma questo alla fine si riconduce tutto al mio gusto personale, a ciò che più mi piace"; così Ksenia ci ha spiegato come per lei di fatto il cattivo gusto non esista, ma si tratti semplicemente di gusto personale.

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Courtesy of Decor Hardcore / ph. Vincent Girardot and Julia Stoltz

Se avete bisogno di un approccio più istituzionale e analogico al cattivo gusto, tranquilli ce n'è anche per voi. A Boston hanno fondato un Museum of Bad Art (MOBA), pagando un biglietto potrete entrare a contatto con le tele più brutte mai dipinte; perché come dice lo slogan dell'istituzione artistica più anti-istituzionale di sempre: è un'arte troppo brutta per essere ignorata. Ovviamente anche questo followabile su Instagram.

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Courtesy of MOBA