"Il mio primo giorno di scuola, qualche decina di anni fa, fu così traumatico che ho sempre temuto per quello dei miei figli. Ricordo come fosse ora che quella mattina mi svegliai molto prima della sveglia che era, a quei tempi, una carezza di mia madre sulla spalla e rimasi a letto in compagnia di un gorgoglio allo stomaco che sparì ore dopo. Io e il mio gorgoglio ci mettemmo a tavola senza riuscire a fare colazione. Nel tragitto verso la scuola ricordo che rispondevo alle domande dei miei genitori con la voce bassa e con un grosso nodo in gola. Nel cortile vennero fatti gli appelli per creare fisicamente le classi e sapere finalmente quali bambini ci sarebbero capitati per compagni e quale signora per maestra. La mia incuteva terrore. Con un sorriso appena accennato disse a me, ai miei genitori e agli altri 25 miei futuri compagni e relativi genitori di seguirla verso l'aula. Poi ho un vuoto di tutta la prima elementare eccetto il momento, traumatico per questo vividissimo, in cui i genitori vennero fatti uscire e io iniziai a urlare e a cercare di scappare verso mia mamma e mio papà trattenuta dalle mani fredde e ossute della maestra Marinella", ci racconta Stefania, 44 anni, mamma di Sara che sta per iniziare la quarta elementare e di Enrico che tra pochi giorni sarà in seconda.

"Il primo giorno di scuola di mia figlia per fortuna andò decisamente meglio. Avevamo espressamente chiesto che fosse in classe almeno con una compagna dell'asilo, ma così non avvenne. Per lei fu una vera e propria pugnalata inflitta dalle maestre della scuola materna, da me, da suo padre e dalle nuove maestre. Nel momento in cui fummo invitati a lasciare l'aula e, quindi, anche i nostri figli Sara pianse a dirotto. Le dissi che era normale essere un po' spaventata da questa grossa novità e che anch'io avevo provato la stessa paura, tralasciando ovviamente i dettagli traumatici della mia esperienza, alla sua età. Il suo pianto diventò meno intenso. Una volta uscita dall'aula rimasi accovacciata sotto uno dei finestroni che davano sul corridoio aspettando che smettesse. Lo fece. Mi alzai un pochino e furtivamente la vidi disegnare serenamente. Scendendo le scale mi sentii sollevata e felice. Forse grazie al suo coraggio avevo superato il mio trauma scolastico? L'anno scorso, invece, è stata la volta di Enrico. Per tutta l'estate aveva detto che non vedeva l'ora di iniziare e che la scuola sarebbe stata molto più bella e divertente della materna. Capitò in classe con due sue ex compagne dell'asilo che lo vollero come vicino di banco. Ancora prima che le maestre ci invitarono a uscire dall'aula mi fece cenno di non stargli troppo vicino. Sigh!".

"Il primo giorno di elementari di mia figlia ho pianto, io, tantissimo". A parlare è Cristiana, mamma di Anna Inge, quasi in terza, che ricordando quei momenti le si spezza la voce e le si inumidisce lo sguardo. "Vederla crescere così tanto, guardarmi indietro e scorgere l’inizio del nido e vederlo come un puntino lontanissimo. Ho rivissuto sei anni della sua crescita in un solo minuto e mi è venuto un magone fortissimo. Lei, decisamente più forte di me, mi ha stretto la mano e mi ha detto: “Quanto sono felice di iniziare la scuola nuova!”. E questo pensiero mi ha scatenato un mix di emozioni, tra la gioia di vederla così serena e consapevole e un senso di malinconia nel vederla così forte. Non so spiegare. Il primo giorno di asilo nido, invece, fu un vero capovolgimento di ruoli, che difficilmente dimenticherò. Anna Inge aveva sette mesi, io 26 anni. La lasciavo per la prima volta dopo che era stata in giro con me a lavoro dal giorno zero della sua vita. Al momento dei saluti lei si gira, mi guarda, sorride e fa ciao con la mano, in mezzo a molti bambini disperati e in lacrime. E anche lì, magone! Perché mia figlia era così serena? Perché non le manco già? Fu poi la maestra a rasserenarmi sulla questione".

Desk in front of chalkboard with alphabet flash cards on in classroompinterest
James Baigrie//Getty Images

"Di Filippo, che tra poco entra in quinta, ricordo il primo giorno alla scuola materna", spiega Anna, 43 anni. "L'ho visto contento, felice. Il tempo del gioco e della scoperta. Ancora oggi il gioco è il suo pane quotidiano. Proprio ieri siamo passati alla scuola materna, per un colloquio con la maestra del fratellino, e vederlo così felice di entrare, di rivedere la sua maestra e i suoi vecchi giochi, mi ha messo una tenerezza infinita. Quanto può essere dolce, intenso e importante il ricordo di una scuola ben vissuta. Myriam tra pochi giorni inizierà la seconda. Del suo primo giorno alla primaria ricordo il suo visino apparentemente spavaldo ma un unico, solo pensiero: finire in classe con la sua amica del cuore. E poi non essere in classe con lei. E il suo visino triste e incredulo. Samuel inizia tra pochi giorni la scuola materna. È arrivato in Italia da pochi mesi, quindi con lui non ho l'esperienza del primo giorno di nido. Il primo giorno di scuola lo trascorrerò in classe con lui. Sarà ancora una volta un'emozione intensa anche per me, perché ai primi giorni di scuola non ci si abitua mai".

"Come posso non ricordarmi il primo giorno di scuola delle mie figlie?", sorride Giuseppina, 70 anni, madre di Valeria, 44 anni, e Alessia, 42. "Quello che mi è rimasto più impresso è la sensazione dell'immensità del cortile rispetto ai bambini che, forse per l'emozione, sembravano ancora più piccoli di quello che erano. Anche noi genitori però eravamo emozionati. La mia figlia più grande era più serena, la più piccola, invece, pianse un po'. Sicuramente per loro fu un passaggio meno traumatico del mio. 65 anni fa quando toccò a me iniziare la scuola elementare mi ricordo che ero molto spaesata. Non avevo frequentato l'asilo, quindi passare da stare a casa con mia madre a stare senza di lei per molte ore al giorno fu un grosso cambiamento. Abitavo di fronte alla scuola e prima di frequentarla mi ricordo che guardavo i bambini entrarvi e uscirvi con una certa invidia. Quando finalmente vi entrai anch'io con le mie compagne - ai tempi maschi e femmine erano in classi diverse - mi sentii grande. In realtà avevo molta paura. Indossare un grembiule nero con il colletto bianco come le altre mi faceva però sentire parte di una squadra. Mi andò comunque meglio di mia madre e di mio padre che, mi raccontavano spesso, loro a scuola spesso non andavano perché dovevano aiutare i loro genitori". "Il primo giorno di scuola delle mie figlie lavoravo, quindi ho vaghi ricordi, mentre ricordo il mio, o meglio il momento prima di entrare a scuola", interviene divertito Sandro, marito di Giuseppina. "All'uscita capitò una cosa che rimase nei ricordi di tutti i fortunati presenti. A pochi metri da noi passò Eddie Firmani, ai tempi attaccante dell'Inter. Non solo, subito dopo apparve Mario Corso, centrocampista della stessa squadra, che lo stava chiamando. Restammo increduli per ore".

"Del primo giorno di scuola di mio figlio mi ricordo che pioveva e che ero incredula", racconta Valeria, 43 anni. "Già alle elementari? Come vola il tempo! Lui era emozionato e nervosino, ma comunque non voleva darlo a vedere. Mio figlio deve sempre fare finta di avere tutto sotto controllo. Portava uno zaino semivuoto, ma comunque enorme. Mi ricordo bene l'uscita da scuola. Aveva smesso di piovere, è uscito sorridente e quasi liberandosi ha urlato: "Mamma, che figata la scuola elementare! Non ci hanno dato compiti!". La sua ansia, ho scoperto poi, era quella di dovere fare i compiti. Nella sua scuola gli inserimenti sono molto graduali e formano le classi dopo 10 giorni. Non aveva, quindi, ancora nemmeno capito cosa significasse stare seduto per ore e ascoltare. Lo capì molto più avanti infatti. Alla domanda: "Giulio, ma tu ascolti in classe? Riesci a stare zitto?" la risposta molto spontanea e sincera fu: "mamma, se la maestra mi guarda negli occhi certo che l'ascolto, ma se si gira alla lavagna o guarda gli altri allora posso parlare anch'io. Lei parla con gli altri!". Povere maestre!".

C'è chi ha trattenuto le lacrime, chi ha pianto di nascosto, chi ha rassicurato i propri figli spaventati e piagnucolanti, chi si è stupito del loro coraggio e della loro maturità e chi si è sentito a disagio. "Con la prima figlia commisi un errore che mi rinfaccia tuttora a otto anni di distanza. Non sapevo, non so per quale motivo, che i bambini dovessero indossare il grembiule. Era l'unica senza. Non le piacque per nulla il fatto di essersi distinta in negativo proprio il primo giorno di scuola. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Infatti, cinque anni dopo, il primo giorno di prima la mia figlia di mezzo era l'unica senza cartella. Però aveva l'astuccio... Il prossimo anno sarà la volta della mia figlia più piccola. So già che dimenticheremo qualcosa!", racconta tra il divertito e lo scocciato Alessandra, 45 anni, mamma di Lucrezia, che sta per cominciare il liceo scientifico, di Marta, quasi in quinta, e di Rachele che alle elementari andrà il prossimo anno.