«Ti va di raccontarti?», ha chiesto un giorno Sabrina Paravicini a suo figlio Nino, di dodici anni. Lui ha accettato subito. E da regalo familiare, quasi domestico, è nato un viaggio attraverso immagini e parole che si è concretizzato in un film, dal titolo che è quasi un dolcissimo ordine: Be kind, «Sii gentile», (il 13 novembre proiettato al cinema Anteo a Milano ingresso solo a inviti con repliche il 16 novembre a Roma, il 20 a Bologna e il 21 a Firenze). Abbiamo incontrato mamma e figlio, uniti da quest’avventura che nasce dall’intento, né piagnone né vittimista, di dichiarare che non solo siamo tutti diversi, ma che è proprio il concetto di normalità a essere obsoleto.

La locandina del film Be kind pinterest
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La locandina del film Be Kind.

Quando aveva due anni, a Nino è stata diagnosticata una forma di autismo severo che ha rischiato di farlo diventare sempre più prigioniero del suo mondo interiore: con la mamma, attrice, regista e produttrice, in Be Kind incontra non solo persone che condividono la sua specificità, ma anche persone ( da Roberto Saviano a Samantha Cristoforetti, dall’attore Fortunato Cerlino a Helen Nonini, prima italiana under 40 a far parte di un consiglio d’amministrazione di un’azienda del lusso) che sanno cosa significhi essere “differenti”, che hanno sperimentato o sperimentano l’emarginazione, ma difendono la bellezza nella varietà di esseri umani. Supportato da Gucci, da sempre attivo nella sensibilizzazione verso tematiche come l’inclusione, questo progetto farà parte di Gucci Equilibrium: non solo un programma, ma una piattaforma il cui obiettivo è raccontare come strategia e progetti sulla sostenibilità possano essere integrati. Il compositore Piero Salvatori e Sony Music hanno regalato la colonna sonora e Piero addirittura un inedito. Tante persone “gentili” che dimostrano che solo nell’apertura verso l’altro ci si può arricchire e vivere in maniera più ricca, piena, e forse persino più divertente. Parliamo prima con Sabina Paravicini.

Un'immagine del film Be Kindpinterest
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Nino con la mamma.


Com’è nato questo progetto?
Dall’esigenza di avvicinare il nostro mondo speciale a quello degli altri per accorciare le distanze con la diversità e creare una rete di gentilezza. La cornice cinematografica mi è sembrata la forma più bella, soprattutto perché Nino da grande vuole fare il regista.

Quali sono stati gli inconvenienti e quali le belle sorprese nel “viaggio” di Nino?
Non abbiamo mai avuto inconvenienti, tutto si è svolto come se fosse prestabilito. Non mi è mai successo in quasi trent’anni di lavoro. Le sorprese erano in ogni intervista: c’era sempre qualcosa di inatteso e straordinario rispetto a quello che mi aspettavo. Sicuramente è stata una sorpresa la conversazione proposta da Nino a Roberto Saviano sulla teoria della felicità di Epicuro.


Nino nel film Be kindpinterest
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Nino.

È stata un’operazione faticosa? E se sì, perché?
È una produzione familiare che ha però le caratteristiche, la qualità e le premesse di un vero film. Siamo partiti in tre: Nino, io e Lorenzo Messia, un giovane filmmaker che ci ha seguiti per i sette mesi di riprese. All’inizio ho deciso di investire io il mio denaro come regalo a Nino, per la sua autonomia. Poi piano piano abbiamo avuto aiuti da operazioni di crowdfunding e verso la fine della produzione grazie a Helen Nonini, Gucci è entrato a supporto del film. Abbiamo avuto un sostegno anche da Fondazione Tim che ha utilizzato alcune clip di Be Kind per una campagna sociale no profit.

Secondo te, perché in Italia si realizzano pochi film rivolti a sensibilizzare l’opinione pubblica?
Nel 2018 ci sono stati diversi film sul tema: Quanto Basta, In viaggio con Adele e Vengo anch’io, dove si parla di ragazzi nello spettro autistico e anche la tv si è aperta alle differenze con alcune fiction. Penso che questa rete di gentilezza sia appena partita e avrà una vita lunghissima. E ora chiacchieriamo con Nino, il fulcro di Be Kind, colui che ha tutto il merito di questa iniziativa.

In Be kind tu incontri tante persone “speciali”. Perché lo sono?
Hanno fatto cose straordinarie: per esempio Iacopo Melio ha scritto la sua biografia, qualcuno ha fatto un’associazione in cui volano i piloti disabili, Helen insegna agli altri che tutti sbagliano e Gianluca Pinto ha inventato un’app per chi soffre di difficoltà mentali.


Nino del film Be Kind con Roberto Savianopinterest
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Nino con Roberto Saviano.

Ci racconti qualche episodio buffo successo durante la lavorazione?
Un giorno mentre stavamo facendo delle riprese il nostro cameraman si è sciolto i capelli per sbaglio e noi abbiamo cominciato a ridere senza fermarci.

Tra le persone che hai intervistato, c’è qualcuno a cui ti sei sentito più vicino?
Sì, Helen che mi ha insegnato una cosa importante: perdonare.

Perché conviene essere sempre gentili?
Perché dobbiamo rispettare la diversità degli altri, se non lo facciamo le persone rimarranno male, la normalità è una cosa che non esiste.

Si deve per forza essere gentili con tutti?
Non con tutti. Soprattutto non con le persone che fanno del male.


Nino con Samantha Cristoforettipinterest
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Nino con Samantha Cristoforetti.

C’è qualcuno con cui sei rimasto amico anche dopo aver fatto il film?
Di tutti. Soprattutto con gli adulti. Gianluca Pinto mi ha regalato la sua vecchia collezione di fumetti degli Avengers.

Che impressione ti ha fatto rivederti sullo schermo?
Beh, mi sono sentito molto bene a vedermi, solo per alcune scene un po’ imbarazzato, tipo quando faccio la scena di The Mask

Ci suggerisci una frase gentile che possiamo dire a tutti, ogni giorno, per vivere un po’ meglio?
Essere diversi è come un elefante con la proboscide corta: una rarità.

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Un selfie durante il film