Per arrivare alla conclusione contenuta nel titolo, l'Università della Pennsylvania ha organizzato un esperimento che ha coinvolto quasi 150 studenti universitari americani di età compresa tra i 18 e i 22 anni, suddivisi in due gruppi di utenti: uno a cui l'utilizzo dei social non era limitato, l'altro a cui è stato chiesto di contenere la fruizione di Facebook, Instagram e Snapchat per un totale di mezz'ora al giorno. La ricerca si è protratta per tre settimane, al termine delle quali, tra i membri del gruppo che aveva accesso illimitato ai rispettivi social sono stati riscontrati diversi casi di ansia, depressione, paura della solitudine e, soprattutto, della cosiddetta Fomo (Fear of missing out), cioè la paura di essere “tagliati fuori”, una malattia dei nostri tempi che si manifesta in stati ansiosi dovuti al pensiero costante che gli altri stiano facendo qualcosa di più interessante di quello che facciamo noi.

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Tra tutti gli studenti del gruppo che aveva limitazioni nell'uso, non è stato riscontrato alcuno dei suddetti disturbi. Tali risultati sono da ritenersi validi per le persone appartenenti alla fascia d'età analizzata, e pertanto non esistono ancora prove significative che possano applicarsi universalmente e indistintamente a tutti gli utilizzatori dei social, anche con altre caratteristiche anagrafiche. Tuttavia, indicano comunque che esiste una correlazione tra la quantità di tempo trascorsa sui social e alcuni stati psicologici di disagio e dannosi per la salute e che, pertanto, una sua riduzione rappresenta comunque una buona prassi.