«Il nostro nome viene da un'idea di Rachelle e ha a che fare con quella battuta infelice del "le donne devon0 stare in cucina”. Sentendola lei ha pensato: ok staremo anche in cucina, ma a fare skate». Così, racconta Nina Moran, nascono le Skate Kitchen, crew femminile di skater. Di stanza a New York, tutte attorno ai vent'anni, di etnia, orientamento sessuale, stile, diversi. Accomunate dalla passione per la tavola e dalla sensazione speciale che hai quando fai ciò che ami con un gruppo (di donne) che prova esattamente quello che senti tu. Incrociando Nina e Rachelle sulla metro verso Brooklyn la regista Crystal Moselle, vincitrice del Documentary Grand Jury Prize al Sundance Film Festival del 2015, rimane affascinata e decide di renderle protagoniste di un film. L’omonimo Skate Kitchen, presentato al Sundance Film Festival 2018, prende ispirazione dalla vita quotidiana delle ragazze, romanzandola. A recitare sono le stesse skater che, devo dire, si sono rivelate niente male.

Alla première italiana del film sono andata con le Bastarde Senza Gloria, prima (e unica) crew femminile in Italia, nata nel 2016 dall'esigenza di ritrovarsi, unire quelle poche skater donne sparse per il Paese, che si conoscevano solo tramite social. Così Cristina, 35 anni di Bergamo, raduna tutte le sue conoscenze virtuali e organizza un tour. In due anni le Bastarde Senza Gloria passano dall'essere in quattro a più di una dozzina. Alla proiezione si presentano entrando nella sala in skate, non per attirare l'attenzione, ma proprio perché è questo quello che viene naturale a loro. Si piazzano nelle prime file sulla sinistra e, nei momenti salienti, fanno un tifo da stadio, incoraggiando le skater di New York (più giovani e un po' intimidite davanti al pubblico). Dopo la proiezione, parlo con Sabrina e Viola, la prima ha 26 anni, è una delle fondatrici della crew e con fare deciso mi spiega cosa non le è andato proprio giù del film. Viola di anni ne ha 15, si è unita da poco alla squadra, viene da Baggio (alla periferia di Milano) e la sente parte di sé «Non dico che sono cresciuta in strada ma...» è più timida di Sabrina però, quando si racconta, sa usare le parole giuste.

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Bastarde Senza Gloria e Skate Kitchen, Milano, gennaio 2019

Nel film le ragazze della Skate Kitchen si ritrovano sole contro tutti. Allo skate park finiscono spesso in rissa, hanno un pessimo rapporto con i ragazzi (che le considerano inferiori) e devono convivere con il pregiudizio. Quanto rispecchia la realtà?

Viola: La trama è un po’ da smentire, lì è molto marcato il divario tra panorama maschile e femminile. Io, per dire, non ho mai nemmeno identificato due scenari distinti.
Sabrina: Nemmeno io mi ci sono ritrovata completamente, nel senso che non ho mai vissuto lo skate come qualcosa di divisivo. Credo che le risse allo skate park o la netta frazione tra femmine e maschi siano proprio "cose da film". Così com'è un po' stereotipata l’immagine della ragazza che entra nel contesto maschile. Questo forse è legittimato dal fatto che a New York il numero di persone che skeitano è maggiore, il che genera competizione. Qui in Italia invece, purtroppo e per fortuna, siamo talmente pochi tra maschi e femmine: siamo una piccola comunità e ci conosciamo tutti. Proprio per il fatto che possiamo essere influenti solo se facciamo massa e ci uniamo, non creiamo fazioni del tipo donne da una parte e maschi dall’altra.

Quindi non c'è la paura di mettersi in gioco in uno sport prevalentemente maschile?

Sabrina: La paura di farsi largo in un mondo maschile è una cosa personale, c’è una sorta di imbarazzo iniziale da parte della ragazza ed è legittimo, magari perché si sente in minoranza, quando entra nel parco e attorno ci sono solo uomini. Però lo skate è una delle poche discipline che aiuta ad annientare questa timidezza. Integrarsi è molto più semplice di quello che può sembrare. Per farti capire, tutte noi abbiamo iniziato in skate park misti.

La madre di Rachelle ostacola la sua passione (ma solo per motivi di salute), mentre il padre di Janay è favorevole. In generale le ragazze sono incoraggiate a fare skate, da un ambiente culturale progressista. Ma questa è l'America. In Italia com’è?

Sabrina: i miei genitori hanno sempre approvato questa mia passione e io ho sempre avuto una tavola in casa. Da piccola mio padre mi portava in macchina anche a Rho, in posti lontani, solo per farmi skeitare. Papà mi ha sempre spronata e mamma anche. Però poi vedo amici che sono letteralmente chiusi in casa dai genitori. La madre gli nasconde la tavola, solo perché non vuole che il figlio si sbucci un ginocchio. Da parte degli adulti comunque c’è anche un po' di diffidenza verso un ambiente, quello degli skate park, che è stereotipato.
Con questo intendi la classica frase "Non andrai mica a drogarti al parco?”
Sabrina
(ride): Esatto. Però personalmente non ho mai avuto limitazioni su quel versante.

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Bastarde Senza Gloria

Il signficato del nome Skate Kitchen è ormai famoso, il vostro?

Sabrina: In realtà è stata una scelta randomica, volevamo far uscire un nostro video ma ancora non avevamo un nome, quindi dovevamo trovarlo in fretta. Eravamo in chill, un po’ annebbiate, ed è venuto fuori Bastarde Senza Gloria.
Viola: Ma dal film?
Sabrina: No, a caso. Quello che fa ridere è che una ragazza della crew si chiama Gloria, è siciliana, e non l’abbiamo mai incontrata, ci sentiamo solo telefonicamente o per messaggio. Quindi ecco finché non ci sarà anche Gloria in tour con noi saremo le Bastarde Senza Gloria, anche tecnicamente. Poi forse dovremo cambiare nome. (ride)

Che valori ti insegna fare skate?

Sabrina: Cadere e rialzarsi con la stessa intenzione di prima, riaffrontare lo stesso problema ancora e ancora e poi risolverlo. È questa esperienza che fa differire uno skater da qualsiasi altra persona, come identità e attitudine alla vita in generale. Usare la tavola ti costringe a metterti alla prova costantemente e non dire mai basta. C’è un momento in cui arrivi a pensare di poterti fermare perché hai raggiunto un limite o un obiettivo, ma poi s'innesca sempre il bisogno di arrivare a superarlo. Fare skate è l'esempio migliore del cadere e sapersi rialzare.

In Skate Kitchen c'è una frase il cui succo è: i migliori skater non pensano, invece noi donne pensiamo troppo

Sabrina: È vero, c’è da dire che la donna ha più paura di farsi male di un uomo. Noi di solito ci fermiamo quell'attimo in più per pensare, il che non è sempre negativo. Magari anche per questo non siamo allo stesso livello dei ragazzi, parlando di trick, loro sono più avanti. Però c'è da dire che noi ragazze non skeitiamo a tempo pieno perché lavoriamo o studiamo e questo incrementa il divario.
Viola: Non che gli uomini non lavorino, non vogliamo dire questo, ma di base c’è una maggioranza di ragazzi skater che stanno ancora a casa con la mamma a trent’anni, non si devono mantenere, e quindi hanno molto più tempo da dedicare alla tavola

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Bastarde Senza Gloria

Le ragazze della Skate Kitchen dimostrano che la femminilità può essere tante cose diverse. Hanno le gambe sbucciate e i capelli lunghissimi, le braccia con i peli e reggiseni super sexy. In più fumano, parlano di sesso, mestruazioni e sanno difendersi. La nostra generazione sta davvero riuscendo a portare questa libertà forte nella figura della donna?

Sabrina: Sì, qualcosa sta cambiando, ma non vorrei che questo suonasse come un urlo del femminismo. Qualcosa si sta muovendo nell’immaginario comune e la figura della donna non è più debole. A prescindere dal fatto che sanguiniamo una volta al mese siamo forti. Possiamo cadere, farci male, come lui si rompe una gamba me la rompo anche io e soffro esattamente come lui, non di più, non di meno. Si sta anche scardinando quell’immagine dell’uomo virile che ormai ha stancato un po’ tutti. Adesso si sta quasi affermando quella della donna alfa, che a volte può essere anche troppo. Va presa genuinamente, a piccole dosi.

Viola: Io sono di Baggio, quindi non dico di essere cresciuta in mezzo alla strada ma non mi sono mai fatta problemi. Uscivo da scuola da piccola e andavo a giocare a calcio con mio nonno. Quindi tranquillamente mi metto i pantaloni larghi, mai sentito costrizioni, non solo nello skate ma in generale. Anzi non capisco chi si fa problemi riguardo queste cose: il vestirsi, l’ambiente da frequentare. Se è una cosa che ti fa stare bene non dovresti pensare a tutte queste cose superficiali, perché poi non contano nella realtà. Spesso gli uomini sono… il fatto che siano più semplici, rende tutto più facile, accettabile. Quindi stare con loro (anche per fare skate) alla fine ci sta. Va bene così.