Sonia ha sedici anni, tanti capelli, una risata che ti travolge e una sorella che di anni ne ha tredici più di lei, con cui parlano e parlano. Di Stranger Things, di Manuel Agnelli, della Roma. Ultimamente solo di Pennarello, che tutti in classe chiamano così da quando, il primo anno, un giorno si è presentato con il tatuaggio di un cobra che gli correva per il braccio e che però non era un vero tatuaggio, anche se lui giurava di sì: se l’era disegnato da solo con un pennarello, appunto. Nonostante l’episodio, o forse proprio per questo, Sonia è pazza di lui, mentre lui non si sa, pare stia sempre su whatsapp con tale Claudia della seconda C, ma chatta in continuazione pure con Sonia, anche se solo di pomeriggio, perché in classe, la mattina, a malapena si salutano. Finché qualche sera fa Sonia racconta alla sorella-mamma che lui, improvvisamente, dopo l’ennesimo messaggio, l’ha chiamata.

- Per dirti?

- Una cosa importante.

- Cioè?

- Vuoi sentire? - Ha smanettato sul suo iPhone e le ha fatto sentire la registrazione della loro telefonata, dove quel poveraccio di Pennarello faceva una fatica tremenda, perché continuava a ripetere evidentemente e tossiva e si fermava e poi di nuovo tossiva, e le confidava che sì, ogni tanto chattava con Claudia, ma che evidentemente preferiva chattare con lei. E Sonia? Lo lasciava parlare e tossire e fermarsi e si limitava a mugugnare, ogni tanto, mmmh. Basta.

- Bello, eh? - Ha chiesto Sonia alla sorella-mamma.

- Insomma…

- Perché insomma? Non ti è sembrato sincero?

- No, no: lui è stato meraviglioso. Ma tu? Perché stavi muta? Sei così calda di solito, così estroversa.

- Muta? Boh, non ci ho fatto caso... È che ero troppo impegnata a registrare, mi dispiaceva troppo se mi perdevo tutto.

Così, mentre si assicurava una registrazione da poter fare riascoltare all’infinito, alla sorella-mamma e a tutti, si perdeva la sua prima dichiarazione d’amore, correndo peraltro il rischio di scoraggiare il povero Pennarello che certo non si aspettava quella reazione.

Aiuto: pensa allora la sorella-mamma.

Perché, va bene, ormai abbiamo elaborato il lutto: il telefono fisso non esiste più e con lui non esistono più una lunghissima serie di cose, a cominciare da quei pomeriggi infiniti aspettando che arrivasse quella telefonata che poi regolarmente arrivava quando, non sperandoci più, uscivamo dieci minuti per prendere un gelato.

Ma se oggi quelle telefonate possiamo perfino registrarle, mentre però non ascoltiamo niente e diciamo solo mmmh, quanto tempo ci vorrà perché un selfie di noi e lui soppianti il mettersi insieme? E perché presto non esistano più i baci, la prima volta, il non capirsi, il ritrovarsi, e perché alla fine, sopraffatta da tutto quello che non esiste più, sparisca anche la possibilità di un amore vero, gigante, che ci buca la vita nell’esatto istante in cui ce la riempie e - maledetto: benedetto - ce la cambia per sempre?

Ce lo chiediamo con tua sorella mentre lei se lo chiede con te, Sonia.

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