La letteratura indipendente è come una di quelle svendite nei grandi magazzini americani dove accatastano borse griffate mescolate insieme a quelle mass market e devi scavare per trovare la chicca, la perla nascosta nell’ostrica e tornare a casa col tuo trofeo. Swinging Giulia (Morellini Editore) non è uno dei tanti libri di scrittori esordienti, è la storia di una donna che per dimenticare una tragedia accaduta per colpa sua, e che l’ha sconvolta, ha lasciato Milano per vivere a Londra, anzi, nella “swinging London”. Laggiù riesce a dimenticare il suo rimorso: si sposa e diventa una brillante cronista di mondanità. Il tempo passa, arrivano gli anni Novanta e Giulia deve affrontare un altro dramma: la moglie di suo figlio muore in Africa, e lei si prende cura della loro figlia Nina. Tra nonna e nipote si creerà un profondo legame che porterà piano piano la ragazza a indagare sul segreto della nonna. Abbiamo incontrato l’autrice Jonne Bertola per chiederle innanzitutto: chi è lei?

“Sono nata e cresciuta a Milano, divisa fin dai tempi del liceo Classico tra la passione per i libri e quella per i viaggi - due modi diversi di leggere la vita -, ho passato i giovani anni viaggiando, poi ha cominciato a scrivere. Di viaggi, libri e spettacoli ho parlato su Novaradio e Telenova, prima di approdare alla redazione Attualità di Gioia. Ora vivo a Bobbio, dove basta uscire di casa per viaggiare in mezzo a secoli di storia. Qualcuno mi definisce una persona “senza tempo”, forse per il look che mette insieme il vestito di Zara con la tracollina vintage di Chanel (non taroccata), o il trench di Burberry con la pashmina recuperata in un baule di ricordi di viaggio. La mia Musa è solo la Vita, con le sue coincidenze spesso davvero romanzesche. Come molte persone timide, è soggetta a improvvise esplosioni di audacia protagonistica, delle quali si pente spesso. Come molte persone “di buon carattere”, è preda di improvvise arrabbiature provocate da un nonnulla: per esempio la definizione di “romanzo a tinte rosa” data da qualcuno a Swinging Giulia, (“rosa” solo perché le protagoniste sono due donne, due che sono “ragazze” in epoche diverse? Mah!). I miei autori preferiti sono molti: da Umberto Eco a Gianrico Carofiglio, a Giuseppe Culicchia (che divertente il suo ultimo Essere Nanni Moretti !); da Irène Némirovsky a Dacia Maraini a Rosa Matteucci. Leggo anche i libri bocciati dalla critica, per vedere se sono proprio tanto brutti.

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Cosa ha innescato l’impulso di scrivere questa storia?
Questo romanzo è nato al Museo Collezione Mazzolini di Bobbio (una raccolta di circa novecento opere di autori tra i quali De Chirico, Fontana, Campigli , Rosai, Capogrossi, donate dalla munifica Rosa Mazzolini: la storia di questa ragazza del secolo scorso, nata povera, emigrata a Milano, diventata esperta d’arte e collezionista, raccontata nel percorso della mostra, mi ha dato la spinta creativa.

Quanto c’è di autobiografico in questa storia?
Molto, soprattutto nella parte che si svolge nella Swinging London.

Segue dei rituali particolari per scrivere?
Una buona prima colazione: scrivo soprattutto a mattina inoltrata, oltreché nelle ore piccole (dopo Marzullo, per intenderci) e il silenzio bobbiese.

Progetti per il futuro?
Al momento sono impegnata su due fronti, una Guida di Piacenza della collana Italia da scoprire, commissionatami dall’editore Morellini, e un nuovo romanzo, completamente diverso da Swinging Giulia, una storia che sta nel cassetto da parecchio tempo e adesso chiede insistentemente di uscirne.