L'ultimo sondaggio che LinkedIn ha realizzato su un campione di 2.800 professionisti, chiedendo loro se e quanto si sentano sopraffatti dai carichi di lavoro e se e quanto vorrebbero cambiare il loro equilibrio tra vita lavorativa e vita privata ha scoperto l'acqua calda. Ha trovato cioè che nel 70% dei casi le vite professionali, per come sono organizzate, sono una straordinaria fonte di stress e che molte delle energie del lavoratore sono impiegate per mantenere un equilibrio il più sano possibile tra i due universi, fisiologicamente inconciliabili.

Siamo, qui, attorno a un vecchio, delicato e gigantesco concetto, quello del work-life balance, cioè la capacità dell'individuo di conciliare l'ambizione professionale e l'opportunità di fare carriera con la cura della famiglia, il divertimento, lo svago. Introdotto per la prima volta in Gran Bretagna alla fine degli anni Settanta, il termine ha cambiato nel tempo e più volte i suoi connotati, via via che l'introduzione di nuove tecnologie cambiava gli spazi i tempi e i modi di lavoro.

In gioco c'è innanzitutto la facilità di restare costantemente always-on grazie agli smartphone e alla larghezza di banda mobile in continua crescita che ha permesso di lavorare in mobilità con ottime performance. Questa evoluzione tecnologica ha portato, da un lato, a far sì che le attività lavorative abbiano progressivamente eroso spazio a quelle tipicamente dedicate al privato, dall'altro hanno reso sempre meno necessario svolgerle tra le quattro mura aziendali.

A margine dell'indagine, Indeed, altra società leader nel mondo nel settore dei servizi per le risorse umane, ha pubblicato anche una classifica di quelle società che - senza arrivare agli estremi, peraltro di successo, di aziende come la Virgin che hanno eliminato del tutto la necessità di recarsi in azienda e di lasciare che il dipendente decida liberamente quanto tempo dedicare al lavoro e alle ferie - sono riuscite e reinventare i loro processi tenendo il work-life balance in massima considerazione, stilando una classifica delle migliori quindici al mondo.

Al primo posto è risultata la Keller Williams Realty, società texana che opera nel settore immobiliare. Alle sue spalle la catena statunitense di fast food In-N-Out Burger e sul terzo gradino del podio Capital One, che opera nel settore finanziario. Quarta, la più conosciuta della top five, il colosso hi-tech Cisco e infine la Coldwell Banker, anch'essa nel settore della compravendita di immobili. Nelle rimanenti dieci posizioni diversi nomi noti dell'industria mainstream come RE/MAX (ottava), Vans (decima), American Express (quattordicesima), Johnson & Johnson (quindicesima).