Valentina Cervi

Attrice di cinema e tv, la vedremo prossimamente nei film Ho amici in Paradiso e Scoppiati di Simona Izzo, con Barbora Bobulova e Max Gazzè. È la mamma di Margherita, 3 anni e mezzo, e Giovanni, 1 mese.

Quanto vi voglio bene, bambini miei. Certo che se... Ammettiamolo: lo hanno pensato almeno una volta ogni mamma e papà del mondo. Il mio cruccio, per esempio, è un classico. Sento gli altri che si vantano: «Mio figlio dorme tutta la notte». E io invece, destinata ad avere bebè che si svegliano almeno tre volte prima che sorga il sole, allatto in piena notte e penso con invidia a quei genitori fortunati che stanno dormendo sonni tranquilli. A volte sogno che in realtà non sia vero, e che lo dicano per farsi belli. Chissà. Con Giovanni ora va un po’ meglio, Margherita invece è stata molto impegnativa. Ma in fondo non importa, forse rimpiangerò questo periodo quando saranno adolescenti e le magagne saranno ben altre. Ma già da ora mi dispiace quando Margherita, che è più grande, diventa possessiva e non vuole mai condividere le sue cose con gli altri bambini. Non voglio che diventi una sua caratteristica e mi rendo conto che è compito mio insegnarle il bello del condividere con gli altri, l’empatia. In questo mi sta aiutando parecchio fare parte di un giro di mamme, conosciute quando porto Margherita e Giovanni al parco, con cui condividiamo tutto senza riserve. Una volta le madri preferivano tenere per sé i problemi che affrontavano nel crescere i figli. Ora invece ci si racconta tutto e questo ti permette di constatare che nessuna è esente dalle perplessità, dai dubbi. E che ciò che stai vivendo non è una tua esclusiva. Ci confrontiamo su quali potrebbero essere i problemi da affrontare in futuro. Io andrei in crisi se i miei figli diventassero bulli o vittime del bullismo. Non vorrei mai che prendessero il sopravvento su altri bambini. Allora sì mi chiederei: «Ma perché?». Allo stesso modo mi metterebbe a disagio se diventassero tristi, chiusi. Ogni bambino ha il proprio percorso e passa dei momenti difficili, e se dovesse capitare a uno dei miei cercherò di ascoltarli senza giudicare e senza sottovalutarne il malessere. È normale che un genitore sia tentato di interferire nello sviluppo del figlio, pensando di evitargli brutte esperienze. Ma cercherò di ricordare quante volte mi sono trovata in situazioni rischiose e me la sono cavata, e mi farò da parte. A ogni modo, ci sono anche molte occasioni in cui sono gli altri genitori a dire: «Perché il mio non è come quella di Valentina?». E ne vado fiera. La più frequente? Quando vedono Margherita mangiare con gusto la frutta e la verdura. Gliel’ho insegnato sin da piccola. E ora è così bello guardarla mentre sgranocchia carotine e spazzola zuppe di verdura fumanti!

Francesco Facchinetti

Conduttore, cantante, dj. Dal 24 febbraio è su La7 con Eccezionale veramente, talent show sulla comicità, e a fine maggio su Rai 2 con un programma tutto nuovo insieme al padre Roby dei Pooh. Ha tre figli, Mia, 5 anni, avuta con Alessia Marcuzzi, Leone, 2 anni, e Lavinia, 1 anno, con la moglie Wilma.

I miei figli sono ancora piccolini, per cui non si capisce se qualcuna delle mie aspettative su di loro si realizzerà. Però un problema, uno solo, c’è già. Sono circondato da femmine, lo sono sempre stato. L’unico maschio della mia vita è Leone. Per cui, da quando sono bambino, mi ritrovo sempre a giocare con le bambole. E anche Leone si è dovuto adattare. Nessuno vuole divertirsi nella mia sala giochi da Peter Pan, una sorta di tempio pieno di videogame spericolati, flipper, playstation e G.I. Joe che ho collezionato con cura. È come quando mia sorella Alessandra, stilista, coltivava la sua indole mascherandomi con abiti da femmina. Ho passato l’infanzia a fare da modello per le sue creazioni, anche se ero uno scavezzacollo e scalpitavo. Poi, in seguito, l’ho dovuta ringraziare perché quell’abitudine mi ha regalato una mentalità elastica, ha contribuito a fare di me quello che sono. Intanto, però, ogni volta che entro nella mia sala giochi penso: cavolo che peccato! Ma pazienza. Sarebbe peggio se un giorno Leone mi venisse a dire: «Io tifo per la Juve». Per me che sono interista sfegatato sarebbe un dramma. Quello che invece già si vede in loro è il talento musicale, che io non avevo. Hanno preso dal nonno Roby. Ora direte: «Ma non sei un musicista?». Ma dai! Se ho fatto il cantante è grazie alla faccia tosta che spero i miei figli abbiano ereditato. Devo insegnargli che coraggio e sicurezza a volte ti fanno portare a casa un risultato più brillante di chi sa fare una cosa meglio di te. Nel frattempo mi godo le loro qualità che gli altri genitori mi invidiano. Esempio: il livello di sopportazione altissimo, soprattutto di Mia. Dodici ore di viaggio. La sabbia nelle scarpine. La neve. Il freddo. Va bene tutto. Se parte già così a 5 anni, da adulta vivrà alla grande.

Chiara Maci

La food blogger da un milione di follower è il volto televisivo popolare e amato di Cuochi e fiamme su La7. È anche protagonista del programma “Chiara maci #vitadafoodblogger” su FoxLife e sommelier diplomata. Nonché mamma orgogliosa di Bianca, 3 anni.

La cosa per cui mi chiedo sempre «perché Bianca non è come gli altri bambini?» riguarda l’orario della nanna la sera. Non riesco a farla addormentare prima delle 11 e mezza. La pediatra può dire quanto vuole: «Signora, si metta a letto con la bambina alle 21.30 e vedrà che si addormenterà anche lei». Ma figuriamoci. Io crollo, regolarmente. E lei rimane assolutamente pimpante fino a tardi. Non c’è modo. È una bimba vivace, e va bene. Poi sento dagli altri genitori che i suoi amichetti d’asilo sono già nel mondo dei sogni alle otto e mi chiedo: sarà colpa della mia vita convulsa e senza orari cadenzati? Le comunico troppa adrenalina? Oppure ho messo al mondo un animaletto notturno? Regolarmente mi imbatto in qualche articolo su internet che consiglia dieci ore di sonno per i bambini per non comprometterne la crescita. E mi sento inadeguata. Certo, è niente rispetto a quando da piccola non faceva mai la cacca! E ogni mamma sa quante paranoie ti fai quando le funzioni vitali del proprio figlio non sono regolari. Ora, invece, quando la mattina la vedo già in piedi, scattante come un grillo, che sfreccia all’asilo ben riposata, la immagino da grande in discoteca con le cuffie, mentre lavora come dj tutta la notte. Però, se mi è concesso un vanto, a tutta questa vivacità si accompagna un’intelligenza brillante. Bianca vuole stare con i bambini più grandi, e per l’età che ha mi fa discorsi così seri che a volte mi lascia di stucco. Non è l’unica, certo. Oggi la società li subissa di stimoli che li fanno crescere in fretta. Ma il mio compagno la presenta ai nostri amici come “la ventiduenne nana”!

Diane Fleri

Attrice, la vedremo presto su Canale 5 nel film tv dedicato a Libero Grassi. È la mamma di Tiago, 2 anni, e Zoe 4 anni.

I miei bambini non fanno mai capricci, me li invidiano tutti. Ma qualche volta mi chiedo: «perché lei somiglia tanto a me e lui tanto a papà?». Caratterialmente, intendo. Zoe è tranquillissima, troppo. Tiago è un kamikaze come il padre. In ludoteca sale su ogni gioco per i bambini dai 4 anni in su, dove Zoe invece non si azzarda a mettere piede. Giorni fa si è infilato in uno scivolo che avevo sottovalutato, ma che poi a guardarlo meglio sembrava partire da un terzo piano. E appena ha cominciato a venire giù come un proiettile ho pensato: «che ho combinato?». Stavo per collassare. Quando è arrivato alla fine piangeva. Ma appena ha smesso è voluto risalire! Anche quando li porto al maneggio lei si tiene forte e cerca di non accelerare il passo, come farei io. Lui, sicuro del suo baricentro basso, se la ride e nemmeno si regge alla sella. Tiago già me lo immagino da ragazzo quando mi porterà i filmati in cui si lancia col paracadute o col bungee jumping, o sfiderà col surf estremo le onde in Australia. E rischierò l’infarto ogni volta. Avevo scaricato delle app per bambini sul tablet, per distrarlo e rillassarmi qualche minuto. Macché: lo rendevano ancora più attivo. Via tutto. Al contrario, per Zoe a volte penso: «Ma perché è così sensibile!». Non lo ritengo un segno di debolezza, però mi dispiace che ogni disavventura la segni molto. Se rimprovero il fratellino mi dice con gli occhi lucidi: «Mamma, i bambini non si sgridano». Sono costretta a spiegarle e giustificarmi. Se arriva un ospite inatteso ci mette un po’ ad aprirsi. Quando è sola, però, si immerge nella lettura, scrive, disegna. Ha bisogno dei suoi ritmi. Spero che impari a sopportare serenamente le delusioni. La cosa che mi farebbe più tristezza infatti è che i miei figli diventassero degli hikikomori, quei ragazzini che si chiudono in una stanza per comunicare col mondo solo attraverso il filtro dei social e delle chat. Dovrei proprio chiedermi in cosa ho sbagliato.

Giorgia Meloni

Presidente del partito Fratelli d’Italia, ex ministra delle politiche giovanili. È mamma di Ginevra, 6 mesi.

Ginevra è una bimba d’oro. La porto in giro tutto il giorno, la faccio viaggiare tra Roma e Milano, non si lamenta, non è noiosa. La notte dorme. Le ho dato pochi giorni fa la prima pappa e se l’è mangiata senza fare una piega. Non ho mai pensato: «chi me l’ha fatto fare?». Che può capitare, anche perché ora che sono madre mi accorgo di quanto sia impossibile sperare che le donne tornino a fare figli in Italia, se la tua vita si deve complicare così. Insomma, Ginevra sembra perfetta. Eppure, quando me la coccolo c’è una cosa che ogni tanto le chiedo, e di cui non ha colpa: «Ma perché sei nata della Vergine?». Temo che con questo segno zodiacale considerato spinoso, appena arrivata all’adolescenza tutta questa pace me la farà scontare. Me lo sento. Niente in confronto a quello che ho fatto passare a mia madre quando ero io al liceo. Perché non è della Bilancia? Il tempo della gravidanza scadeva il 23 settembre, pensavo di aver sventato il pericolo. Invece è nata prima e mi ritrovo questa piccolina che ora sembra innocua ma sta elaborando il carattere di una Vergine ascendente Leone. E qualcosa già si intuisce. Quando ha i suoi cinque minuti, come diciamo a Roma, o ha fame, apriti cielo! Poi però, ha questo sorriso rubacuori, è simpatica, si fa prendere in braccio da tutti. È molto più socievole di me, che mi facevo toccare solo dalla mamma. Viene con me dappertutto, la allatto anche a Montecitorio, dove tra l’altro da anni si chiede di aprire degli spazi per agevolare le madri, un asilo nido, ma non si riesce mai. Meglio non cominciare questo discorso. Anche perché lo so cosa vi state chiedendo: cosa farei se mia figlia diventasse di sinistra. A dirla tutta, non mi spaventa. Faccia quello che vuole. Mi dispiacerebbe se non credesse in nulla, né di destra né di sinistra, né in altri valori. Oggi i ragazzi mi sembrano disinteressati un po’ a tutto, non solo alla politica, che in fondo non dà un gran spettacolo di sé. E spero che quando sarà grande i suoi rapporti interpersonali non passino solamente per troppi filtri digitali.

Giulio Iacchetti

Designer pluripremiato, è papà di Tito, 5 anni e mezzo, Zoe, 3 e mezzo, e Amos, 2 anni.

Ma perché, perché i miei figli non sono degli appassionati di musica? Questo mi chiedo ogni tanto. Provo un po’ di invidia quando sento gli altri genitori dire che i loro fanno corsi di chitarra, di pianoforte, di canto. E i miei? Niente. Non ne voglio sapere. Perché mi affliggo tanto? Perché per il design mi sono lasciato alle spalle un passato di musicista dilettante. Amo molto la musica, così come la amava la mia famiglia di provenienza. Ogni tanto, a casa, mi faccio prendere dalla nostalgia e provo a cantare. Ma i miei bambini, soprattutto Tito, il più grande, mi dicono subito: «Papà, smettila!». Gli dà proprio fastidio. Mi sento un po’ come se una delle mie passioni non si possa tramandare alla mia discendenza. Ovviamente, quando ne parliamo ci ridiamo su. Non sono certo questi i problemi di un genitore. E di pregi che compensano questa “carenza”, i miei bambini ne hanno molti. Temo di più che prima o poi si appassionino a fenomeni di moda effimeri, di scarso valore. Per questo cerco di educarli al bello, che non vuol dire necessariamente “costoso” o “esclusivo”. Voglio che sviluppino il gusto per l’armonia, per l’equilibrio, per i materiali naturali. Ho cercato di trasmettergli la diffidenza verso il “giocattolume” cinese appariscente e coloratissimo, quelle cose a batterie che si rompono subito. E quando saranno adolescenti cercherò di ricordarmi che lo sono stato anch’io, che ho tenuto svegli i miei genitori di notte. Cercherò di ricordarmi che nei miei figli - musica a parte - si rispecchia la mia vita. La cosa più bella è l’inaspettato. Hai la presunzione di conoscerli perché li hai fatti tu. Ma poi viene fuori che sono qualcosa di completamente nuovo. Cosa mi invidiano gli altri genitori? Non ci bado, ma so che in molti sono colpiti dall’ospitalità che i miei figli dimostrano quando sanno che deve venire un ospite a casa. Fremono tutto il giorno. E quando arriva lo accolgono, gli mostrano la propria camera, i propri giochi. Mi rende molto felice.

Simona Malpezzi

Deputata del PD, insegnante. È componente della commissione “cultura, scienza e istruzione”. È mamma di Flavia Helene, 9 anni, e di Charlotte, 11.

Anch’io ho provato quel momento in cui pensi: «ma perché capita proprio a me?». È stato quando le mie bambine hanno iniziato ad andare a scuola. Tutti i loro compagni piangevano all’entrata. Le mie invece piangevano all’uscita. Mi sentivo in imbarazzo perché temevo che qualcuno pensasse che a casa le maltrattiamo. Invece sono espansive, fanno amicizia facilmente e sono scontente di separarsi dai compagni. Una psicoterapeuta mi ha spiegato che è un buon segnale di indipendenza. E poi vorrei che avessero gli stessi gusti a tavola. Ma a una piace il dolce, all’altra il salato, non si sa come metterle d’accordo. Ora, a volte cucinano i loro pasti da sole sotto la mia guida, e abbiamo risolto. Anche perché io non sono una di quelle madri super organizzate che invidio tanto. Mio marito è tedesco ed è molto presente, ma io sono sempre impegnatissima e devo essere grata alle mie figlie perché non me ne fanno una colpa. Se dimentico di comprare il latte, invece di lagnarsi dicono: «tanto c’è il tè». Ultimamente ho vissuto in prima persona uno dei problemi che ho affrontato in Parlamento. Charlotte era diventata vittima di bullismo a scuola. Trovava lo zaino fuori posto o svuotato. La giacca a terra. Le lanciavano la sabbia. Quando non ce l’ha fatta più, ce lo ha detto. Siamo intervenuti con il coordinatore scolastico e abbiamo scoperto che non era l’unica. Se non si fosse confidata sarei entrata in crisi. Il manuale del perfetto genitore non esiste, ma anche se i figli non devono essere le tue copie, almeno che imparino i tuoi valori. Mi sembra che per ora ci siamo. Riguardo le unioni civili hanno iniziato a definire la famiglia “il luogo in cui ci si ama”. Se poi una di loro, un giorno, dovesse dirmi: «Mamma, sono di destra», potrò solo rispondere: «Almeno impegnati».