Basta un’occhiata all’allestimento di questo negozio laboratorio ed è evidente che non ci troviamo in un posto come un altro. Qui al posto di fogli e matite ci sono pile e tirelle di tessuti, barattoli di pigmenti, fili dai mille colori e una mini collezione di preziosi stampi antichi in legno e metallo, esposti come fossero opere d’arte (un po’ lo sono). Siamo a L’Hub di Milano, in Ripa di Porta Ticinese, lo spazio creato da Barbara Zucchi Frua «per poter vivere un’esperienza tessile in libertà», grande o piccolo che tu sia.

L’occasione è un workshop sul tema del tie & dye, una delle più antiche forme di decorazione di tessuti (pare che fosse già usato in Mesopotamia). Sette piccoli apprendisti stampatori sono già alla loro postazione, intorno all’enorme tavolo protetto da un telo imbrattato di colore che potrebbe assomigliare a un dipinto di Pollock. Per tutti, obbligatoria c’è la divisa: un bel grembiule a colori allegri, promessa (mantenuta) che ci sarà molto da pasticciare e macchiarsi. Gli allievi sono curiosi, non vedono l’ora di cominciare.

Molta pratica e poca teoria, questo il metodo di Barbara Frua Zucchi. Si inizia con la distribuzione dell’occorrente: tela, elastici e bottoni - ma si può usare di tutto, sassi, conchiglie, fagioli... Poche, semplici istruzioni e l’invito a far da soli è il passo successivo. Ed è fantastico vedere come dopo qualche secondo di smarrimento - «chi ha bisogno di una mano, alzi la mano! -, i visi si rilassano, le mani si sciolgono, i bambini sono lì, concentrati e tranquilli a imbrigliare bottoni e stringere elastici. Con la fase di tintura vera e propria, il gioco si fa più avvincente: viene approvato all’unanimità un bel rosso ciliegia e in fila indiana i giovani tintori immergono il loro pezzettino di stoffa bitorzoluta in un contenitore d’acqua fumante, sotto vigile controllo. L’effetto “apprendista stregone” comunque è assolutamente verosimile. Barbara lo conferma, il momento più magico del workshop sarà proprio lo spacchettamento dei tessuti tie & dye, con i bambini che vedranno gli effetti magici di qualche semplice nodo. E non è finita: mentre si aspetta che il colore si fissi sul tessuto, si passa alla stampa a mano, una tecnica oggi realizzata industrialmente, ma che in un passato nemmeno troppo lontano era eseguita artigianalmente da esperti stampatori uomini, perché i blocchi di legno massello e metallo erano davvero pesantissimi da manovrare. Mentre colate di tinta per tessuto vengono versate davanti a ogni postazione, i nostri allievi invece possono scegliere tra piccoli timbri leggeri intagliati con farfalle, foglie, disegni paisley. Anche qui, un paio di indicazioni e poi pronti via, si intinge e si imprime: molto sulla tela e qualcosa sulle dita.

Il laboratorio è finito. «Domani ne facciamo un altro?», è il più bel commento che Barbara potesse ricevere. Appesi ad asciugare, sventolano scampoli di tutti i colori: il trofeo da portarsi a casa.

Signora Frua Zucchi, qual è la differenza tra una sessione di pittura e un laboratorio tessile?
Direi il senso della materia. È diverso avere a che fare con un foglio di carta piuttosto che con un tessuto, il peso e la consistenza di quest’ultimo danno esperienze tattili tutte da esplorare. Rimane invece identico il piacere del fare con le mani, che è tra gli scopi fondamentali di questi workshop.

C’è un’età giusta per questi laboratori?
L’età scolare va benissimo. Ma i risultati più incredibili li ho visto nei corsi misti, quando genitori e figli lavorano insieme.

Istruzioni per l’uso

Corsi da fare. Nella luminosa sede di L’Hub, in Ripa di Porta Ticinese 69, tra i soffitti a volte e il giardino all’interno, vengono organizzati periodicamente corsi di cucito, di stampa e tintura tie & dye per tutte le età. Negli stessi locali si possono organizzare anche feste di compleanno (e aperitivi tessili), che prevedono anche la realizzazione di gadget personalizzati.

Libri da leggere. Viene considerata la “bibbia” per chi vuole iniziare a cimentarsi con la stampa a mano: Print Workshop di Christine Shmidt (Potter Craft) è scritto in un inglese molto comprensibile, ma soprattutto è illustrato in ogni passaggio. Dalla composizione, ai materiali, ai lavori sul campo: appena si sfoglia l’impulso è di correre in cartoleria e iniziare.

Eco Tingere. È sempre più diffusa la voglia di tornare ai pigmenti naturali, ricavati da fori e pianti. Terræ Blu, ad esempio, è una giovane impresa nata tra Rimini e Forlì che organizza corsi e stage sulla tintura veg.