Primo scenario possibile: bello lavorare con persone brave, competenti, attente e in grado di fare team. Come andare d'accordo con i colleghi, lezione numero uno: essere personcine limpide e oneste aiuta non poco. Perché è meno bello avere colleghi che tentano in tutti i modi di metterti gli antichi bastoni tra le ruote e invece mettono a rischio un posto di lavoro. Il tuo, nello specifico. E qui si apre il secondo scenario possibile i cui dettagli diventano sempre più macroscopici: un documento da inoltrare a un altro ufficio, il tuo indirizzo che non viene messo in copia nelle mail che riguardano un progetto a cui lavori, una battuta captata nell'aria degli uffici. Il dubbio arriva: è mai possibile che un collega com il quale hai lavorato benissimo fino al giorno prima sia così distratto? Mi starà mica tenendo fuori? Ok, sto esagerando, non lo ha fatto apposta. E invece potrebbe davvero essere volontario da parte sua. E così, in un capolavoro di sovversione, sei tu che passi per incapace, distratta e incompetente. Dispetti ben dissimulati, fino al gossip dell’ufficio che si ingigantisce e ti mette in una posizione difficile. Ma se chiedi spiegazioni e non le ottieni, c’è poco da fare tanti giri di parole e va chiamato per quello che è: sabotaggio sul lavoro.

Potrà sembrare una parola un po’ forte ma a rivedere tutti i vari step è realmente così. E purtroppo, per quanto possiamo essere persone ottime e avere buoni rapporti con i colleghi di lavoro, i casi estremi possono capitare anche quando meno te lo aspetti. Basta la contesa di una promozione per modificare le dinamiche di un lavoro, come raccontano su The Cut nella rubrica Ask A Boss: alla protagonista della storia è bastato essere salita di grado dopo un colloquio perché la diretta collaboratrice cambiasse completamente atteggiamento. Prima semplicemente lamentandosi con un superiore, poi iniziando con una serie di piccolezze volte a sottolineare la mancanza di professionalità altrui. “Quello che pensavo fosse una serie di dimenticanze casuali - dimenticarsi di chiamarmi ad una riunione, chiedere le chiavi di un ufficio di cui avevo bisogno, non rispondere alle mie richieste di informazione, spostare materiali di lavoro senza dirmelo- ora sembrano proprio uno schema passivo-aggressivo” riporta l’anonima lettera. Ma non finisce qui perché la collega, di nome Amanda, ci tiene anche a sottolineare come faccia il lavoro di entrambe anche di fronte ai capi. “Kate (la manager) mi ha detto che Amanda dice che si occupa della maggior parte del mio lavoro, e che non sto dando sostegno sufficiente al suo team per il lavoro che dobbiamo fare insieme”. In una riunione particolarmente improduttiva, durante la quale la collega ha deliberatamente evitato di aiutarla nell’organizzare il lavoro pur sapendo perfettamente che i due ambiti sono co-dipendenti, è stato impossibile far finta di niente. Che fare in questi casi?

Le risposte non sono affatto semplici, perché il sabotaggio sul lavoro è un argomento spinoso, complesso e rischioso. Intanto perché va dimostrato e i contendenti non sempre vogliono essere coinvolti in un’indagine interna che può minare la tenuta dei vari gruppi di lavoro (è il gossip, purtroppo, la gente mormora). In questo caso specifico è effettivamente un sabotaggio professionale, ma esistono anche il mobbing e il phubbing: sono i rapporti di potere a inquadrarli come tali. Al di là della definizione, non c’è una soluzione univoca a questo problema: anche parlare con la collega può diventare rischioso, spiega l’esperta. “Parlare direttamente ad Amanda potrebbe aiutare come potrebbe non farlo, se lei è particolarmente immatura (e sembra che lo sia). Potrebbe anche spingerla a impegnarsi di più nel remarti contro”. In ogni caso il tentativo va fatto. Il consiglio è di utilizzare un tono calmo, fermo ma accomodante, che non si trasformi in un j’accuse col dito puntato. Meglio invece optare per un invito a migliorare i rapporti di lavoro, impegnandosi personalmente. “Vorrei davvero capire come lavorare meglio insieme” potrebbe essere una frase da utilizzare, ma evitare i paternalismi è importante: per quel collega sabotatore, in quel momento, voi siete l’equivalente di di Goblin per Spiderman o di Joker per Batman, il villain dei film dei supereroi, e la sua missione è distruggervi lentamente ma inesorabilmente a livello professionale. Potrebbe anche spingere a farvi licenziare per concorrere direttamente al vostro posto di lavoro. Intanto ricominciare a parlarsi, e poi eventualmente coinvolgere i superiori diretti della collega incriminata (nel caso di The Cut, la manager è anche amica della sabotatrice, quindi le cose sono decisamente più complicate) per affrontare insieme la situazione e neutralizzare la negatività del rapporto. Solo così il posto di lavoro tornerà ad essere davvero piacevole. E non un endgame.