Un'astronave sta per atterrare a Roma, proprio nel cuore dell'Eur. Ma non si tratta di un'invasione aliena, è la nuovissima Navicella sospesa griffata da Spazi Multipli, proprio a una manciata di passi dalla basilica dei Santi Pietro e Paolo.
Lo studio di architettura e design romano nato nel 2000 ha creato questa struttura avveniristica di 250 metri quadrati su due livelli nel quartiere razionalista della capitale per la società Enterprise (sì, proprio lo stesso nome della nave spaziale di Star Trek), realtà specializzata nella progettazione di software per banche.
«Volevamo uno spazio che fosse al tempo stesso di impronta razionalista per la pulizia delle forme, in modo che dialogasse con l'architettura dell'Eur, e in stile contemporaneo, dato dall'utilizzo di legno, metallo e vetro», spiegano quasi in coro gli architetti Valentina Pandolfi, Cristina Paris e Antonio Pizzola.
Save the date: il 24 maggio, giorno in cui la Navicella sospesa sarà inaugurata con la mostra Materiale immateriale che mette in scena una serie di opere d'arte che interpretano lo spazio architettonico giocando sul dualismo tangibile-intangibile, che è poi la pratica quotidiana di Enterprise, attiva nell'ambito dei data e dei flussi finanziari.
Fra gli artisti coinvolti in questo progetto dove ciò che non si vede si fonda al ciò che più concreto non può essere ci sono Davide Dormino, Federica Di Carlo, Diego Miguel Mirabella, Elvio Chiricozzi, Francesco Bocchini, Josè Angelino, Delphine Valli, Maria Angeles Vila Tortosa, Guendalina Salini, Izumi Chiaraluce e Antonello Viola.
«I lavori in mostra - racconta la curatrice Melania Rossi - interpretano il traffico di dati sensibili ma invisibili che si trasforma in movimenti e accadimenti concreti e tangibili».
Fra le opere da non perdere, Immaterialis di María Ángeles Vila Tortosa in cui l'artista spagnola gioca con i colori, i marmi e la generale atmosfera romana. E Isola di Vulcano del 2018 di Antonello Viola che mixa materia e fluidità, prima sovrapponendo velature di colori e poi le raschiandole via. Ed è proprio così che trasforma l’invisibile in visibile.